Rientrato in Italia dopo 4 giorni newyorkesi molto intensi. La cosa che mi riempie più di orgoglio è che l’Italia, grazie alle nostre eccellenze riconosciute in tutto il mondo, ha ricevuto solo complimenti. Abbiamo anche gettato le basi per nuovi rapporti commerciali con altri Paesi come l’India e rafforzato quelli già esistenti.

Questi giorni sono serviti anche a fare alcuni passi in avanti su un tema, come quello della guerra in Libia, che non riguarda solo un conflitto devastante, ma anche i flussi migratori di persone disperate che arrivano sulle nostre coste. Abbiamo stabilito di mettere al centro tre obiettivi non più rinviabili: lo stop alle partenze, i rimpatri degli immigrati irregolari e la revisione del regolamento di Dublino che, al momento, obbliga l’Italia a farsi carico di tutti i migranti che arrivano nel nostro Paese.
Non dimentichiamoci, inoltre, che i migranti che transitano dalla Libia, o che vengono riportati lì, spesso subiscono violenze di ogni genere, come torture e stupri. Per questo ho proposto che sia l’ONU a gestire i centri di accoglienza in Libia.
Per quanto riguarda lo stop alle partenze, invece, stiamo ragionando su nuove soluzioni e già lunedì sarò in grado di darvi delle novità importanti.

L’altro tema cruciale, al centro di questa edizione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, è stato quello del cambiamento climatico. Una minaccia, ma anche una grande lezione che dobbiamo imparare tutti. Il MoVimento 5 Stelle ha già fermato i nuovi permessi per le trivellazioni e dato incentivi alle auto elettriche, che hanno portato a un boom delle immatricolazioni, ma ovviamente non basta. Dobbiamo permettere alle nostre aziende di avere modo di passare a produzioni sostenibili, e fare in modo che non ci sia nessuno shock, ma che tutti possano beneficiare di questo cambiamento.

 Per la scuola italiana lo sport non esiste,  altro che portare crediti come succede negli istituti statunitensi e di mezza Europa  dove gli studenti-atleti che portano prestigio vengono tenuti in palmo di mano. Da noi no. Da noi il lunedì dopo la gara, molto spesso ci sono una verifica o un’interrogazione in agguato. E così siamo al palo. Ma non è un fatto di medaglie. “Le famiglie hanno  troppe aspettative rispetto ai risultati sportivi dei figli. Vivono la palestra o la piscina al pari di un servizio di babysitteraggio.  E la scuola, dal canto suo, spesso non se ne occupa: quanti sono gli insegnanti che sanno che sport praticano i loro allievi? Quanti quelli che puniscono gli studenti atleti con un’interrogazione di lunedì mattina pur sapendo che hanno passato il fine settimana ad allenarsi o gareggiare? Senza contare che anche tra gli allenatori c’è chi spinge troppo sul risultato e poco sulla crescita psico-fisica dei ragazzi…”. Tutto vero. Nel triangolo insegnanti, genitori, allenatori spesso gli angoli non si chiudono. E Francesca Vitali, presidente nazionale dell’Associazione italiana psicologia dello sport (A.I.P.S.) e docente all’Università di Verona, lo spiega bene in una sua intervista sul sito Emiliaromagnamamma.it. Un paio di dati su cui riflettere. Nel nostro Paese fanno sport sei ragazzi su dieci (in Europa nove su dieci) e  l’abbandono delle attività sportive da parte dei giovani tra i 12 e 14 anni è di uno su dieci. La causa è nota: insegnanti e genitori, ma anche molti allenatori  che non capiscono la differenza tra attività sportiva ed agonismo, non comprendono il  valore dello sport. Che è innanzitutto cultura. Che è bagaglio che permette ai ragazzi di trasferire esperienze fondamentali nella vita di tutti i giorni come la capacità di sapersi programmare, organizzare, di sapere gestire le emozioni,  di raggiungere gli obbiettivi. Permette di capire qual è il senso del lavoro: nello sport se uno si allena ottiene risultati così come a scuola se uno studia prende buoni voti. Infine lo sport spiega ai giovani che si può vincere ma si può anche perdere, che la sconfitta non è un dramma, anzi un punto da cui ripartire. Non poco. “Molti abbandonano per il poco tempo, la poca motivazione, la difficoltà di conciliare studio e sport- spiega Vitali-  Ma i motivi sono più profondi . Troppo spesso ai ragazzi si chiede di vincere, di avere una prestazione eccellente. L’enfasi è sulla competizione, sul risultato, quando invece dovrebbe essere sul sostegno all’impegno.  Inoltre il movimento regolare produce connessioni sinapsiche migliori nei lobi frontali. I ragazzi che si muovono, dunque, studiano in tempi più brevi, organizzano con più efficacia il proprio tempo, conciliano e organizzano gli impegni con più facilità. “.  La doppia carriera scuola-attività sportiva quindi va sostenuta. Certo servirebbe che  molti “prof” si rendessero conto che uno studente che magari un giorno non è brillantssimo perchè si è allenato  non è un “lazzarone” da punire. Servirebbe che Ministero, Provveditorati, Federazioni, dalla Fitri alla Fidal ma tutte quante, cominciassero a parlarsi. Quantomeno per capire che c’è un mondo che studia ma ce n’è anche un altro che si allena e gareggia. E non sono due cose diverse e distanti…

 

Di recente il dito nella piaga lo aveva rimesso il Corriere della Sera, dico rimesso perchè in realtà già qualche anno fa la Gazzetta dello Sport aveva parlato di un fenomeno che avviene in genere a 14 anni proprio durante la fase di sviluppo più delicata e in cui l’attività fisica sarebbe un vero toccasana per la crescita del ragazzo a livello fisico, psicologico e sociale, questo esercito di mini atleti si riduce drasticamente. Divenuti adolescenti, la metà di loro abbandonano. Cosa succede? Quali i motivi di questa improvvisa disaffezione? Il fenomeno, denominato “drop out”, sempre più diffuso, ha attirato l’attenzione di numerosi psicologi, terapeuti, istruttori che hanno individuato attraverso i loro studi varie e differenti motivazioni. L’agonismo esasperato fin da giovanissimi. Il risultato a tutti i costi. L’illusione preclusa di divenire dei campioni. Nuovi interessi. Genitori e, in genere ambiente esterno, troppo esigenti e pressanti. Il venire meno di divertimento e motivazioni. All’origine dell’abbandono, quindi, non un’unica causa, ma più elementi spesso concomitanti. “Per capire il perché un ragazzo improvvisamente lascia un’attività sportiva che ha praticato per anni è necessario comprendere quali sono le molle iniziali che gli hanno fatto decidere di intraprenderla. E tra queste su tutte il divertimento, la gioia di giocare, di fare parte di un gruppo, conoscere nuovi amici. Se i giovani non trovano soddisfatti questi loro bisogni primari, lasciano”. Dunque sono tanti i fattori che determinano l'abbandono alla pratica sportiva. C'è soprattutto da sottolineare l'età. 14 anni è un'età critica.“I dati del 2016 scorso dicono che negli ultimi dieci anni circa un ragazzo tra i 12 e 14 anni su dieci abbandona lo sport prematuramente, cioè prima di raggiungere il proprio potenziale. La media europea è dell’8%. Ma da noi il fenomeno è aggravato ancora di più dal fatto che la partecipazione giovanile alle attività sportive è più bassa rispetto ai Paesi vicini. Mentre nel resto d’Europa fanno sport nove ragazzi su dieci, da noi fanno sport sei ragazzi su dieci. Quando lasciano, non lo fanno per scegliere altre discipline ma per condurre una vita sedentaria”. Infine c'è da sottolineare come purtroppo ancora oggi il triangolo docenti, società sportive e famiglie non viene quasi mai attivato in favore della crescita dei bambini e dei ragazzi. Chi ha fatto la fotografia dell’abbandono ha trovato ragioni superficiali: il poco tempo, la poca motivazione, la difficoltà di conciliare studio e sport. Ma i motivi sono più profondi e hanno a che fare con il valore stesso dello sport, che è poco compreso da insegnanti, allenatori e genitori. Ai ragazzi si chiede di vincere, di avere una prestazione eccellente. L’enfasi è sulla competizione, sul risultato, quando invece dovrebbe essere sul sostegno all’impegno. Così facendo, alla lunga i ragazzi mollano

"Purtroppo quest'anno per diversi motivi ci hanno abbandonato tutte ragazze che per anni sono state l'ossatura della nostra squadra e perciò siamo stati costretti a rinunciare a partecipare al campionato di serie D, ripartiamo dalla 2° divisione con le nostre ragazzine under 18 che già si stanno allenando con tanto entusiasmo... speriamo di ben figurare in tutti i campionati a cui parteciperemo."  Questo il comunicato apparso sul profilo della Naf Nicosia, squadra di pallavolo femminile, con il quale si annuncia la rinuncia a partecipare al campionato regionale di serie D. C'è sempre tanto rammarico quando una squadra "rinuncia" . Non tocca a noi esprimere qualsiasi giudizio e dunque ci limitiamo a darne notizia. Naf comunque parteciperà al campionato territoriale di seconda divisione femminile con le ragazze Under 18 . E' un bel ricominciare dato che la società di Nicosia può disporre di un buon settore giovanile che col tempo potrà dare grandi soddisfazioni.

AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO COMUNALE

                                    DI  REGALBUTO

 

                                    AI CONSIGLIERI COMUNALI

 

 

            Lo scomparso Nelson Mandela sosteneva che “lo sport può cambiare il mondo”. Non era l’unico a pensarla così: l’idea che lo sport possa e debba contribuire allo sviluppo della società si è fatta largo ed è sempre più diffusa ed è condivisa da grandi organismi internazionali. Ad esempio, il famoso “Libro bianco dello sport europeo” (2007) scommette sullo sport per promuovere educazione e salute, democrazia e partecipazione, formazione e istruzione, integrazione e coesione sociale, rispetto delle minoranze, rigetto di violenza, razzismo, xenofobia e tante altre belle e utilissime cose.

            Si è dimostrato che l’attività fisica e sportiva, unitamente a un’alimentazione corretta, abbassa in maniera significativa l’incidenza dell’obesità, delle malattie cardiovascolari, di ictus, cancro al seno, cancro al colon, diabete tipo II.            

            Sempre più spesso si sente parlare di Società sportive e tessuto civile in Italia un argomento volto a illustrare proprio la grande ricchezza culturale delle società sportive italiane.

            E' noto - Sig Presidente e Signori Consiglieri, come anche a Regalbuto la situazione sociale delle famiglie e dunque dei giovani si sia negli anni aggravata , tale situazione ha come conseguenza il disagio sociale e l'emarginazione specie di quei ragazzi le cui famiglie non possono iscrivere , per ragioni economiche, i propri figli alla pratica di uno sport.

            Anche a Regalbuto dunque obiettivo fondamentale della pratica sportiva, come strumento di promozione umana e sociale, deve essere la valorizzazione in maggior misura della funzione sociale che compete allo sport, mettendo in rilievo l’attività motoria come elemento strategico che contribuisce a una corretta educazione dei giovani e delle categorie a maggior rischio di esclusione sociale.

            L’inclusione sportiva è la grande sfida dei nostri tempi, funzionale alla lotta contro il razzismo, il bullismo e l’uso di sostanze dopanti.

            A Regalbuto la pratica sportiva deve divenire uno degli strumenti imprescindibili per affrontare il problema sociale sempre più emergente della frammentazione della nostra società, che produce mancanza di relazioni, isolamento, distacco dal contesto sociale delle minoranze, siano esse anziani, disabili o disoccupati.

            I dati  in nostro possesso sulle iscrizioni alle società sportive nel nostro paese seppur confortanti da un lato , costringono troppo spesso le società sportive a sacrifici di ogni genere sia in ordine economico che sugli impianti , affinchè i nostri ragazzi possano svolgere al meglio la pratica sportiva.

            Si rende necessario , a parer nostro, una maggiore attenzione ai problemi dello sport nel nostro territorio per focalizzare meglio ogni aspetto che riguarda non solo quello sociale ma anche  economico delle famiglie e dell'uso degli impianti sportivi esistenti.

            Ciò premesso, Sig Presidente del Consiglio, Signori Consiglieri basterebbe che la città di Regalbuto riconosca con un atto deliberativo il valore sociale delle società sportive per dare maggiore coraggio e determinazione a quei pochi dirigenti , tecnici e volontari che ogni anno si prodigano per raccogliere il maggior numero di ragazzi e ragazze nelle palestre e negli spazi all'aperto.

            Basterebbe anche  - sig Presidente e Signori Consiglieri , che vi siano migliori occasioni di incontri tesi a coinvolgere i sodalizi sportivi a confronti sui temi dell'inclusione sociale e sugli obiettivi da raggiungere e anche sentire dalle loro vive voci le difficoltà che impediscono a volte il  miglior modo di  far praticare lo  sport  ai nostri ragazzi. Ragazzi troppo spesso discriminati rispetto ai loro coetanei del Nord dove i dati statistici indicano un maggior numero di iscritti alle società sportive e perfino una incidenza del pil -generato dallo sport - superiore rispetto al Sud.   

 

 

Basta poco dunque  ! 

            Ed è con questa speranza che ci auguriamo che Questo Civico Consesso voglia mettere in atto  quelle azioni necessarie affinchè si realizzino in pratica tutte quelle strategie che coinvolgano le famiglie, la scuola, le associazioni di volontariato, le parrocchie e le società sportive al grave problema sociale che purtroppo oggi anche a Regalbuto è sotto gli occhi di tutti.

 

E' nostro dovere intervenire !

 

 

Regalbuto 17/09/2019                                                ASD  Scuola di Pallavolo Regalbuto

L’Agenzia delle Entrate con risposta n° 361 del 30 agosto 2019 ad istanza di interpello formulata da società sportiva dilettantistica conferma, , l’esenzione dell’ imposta di bollo sugli atti e documenti delle associazioni e società sportive dilettantistiche, tra cui le ricevute d'incasso e gli estratti di conto corrente.


Si ricorda che art. 1 della legge 145, (Legge di bilancio 2019) ha esteso l'ambito soggettivo della previsione agevolativa del citato art. 27-ter, esentando dall'imposta di bollo, con effetto dall'1/1/2019, anche gli atti, documenti, istanze, contratti, copie, estratti, certificazioni, dichiarazioni e attestazioni posti in essere o richiesti dalle associazioni e società sportive dilettantistiche senza fini di lucro riconosciute dal Coni (in precedenza erano destinatari del beneficio solamente le Onlus, le Federazioni Sportive Nazionali e gli Enti di Promozione Sportiva riconosciuti dal Coni).

L'Agenzia ha pertanto riconosciuto che l'esenzione in esame è applicabile anche alle ricevute che il sodalizio sportivo rilascia a fronte dell'incasso dai soci/ tesserati di corrispettivi di prestazioni specifiche.

Deve trattarsi, chiaramente, di prestazioni effettuate in conformità alle finalità istituzionali ( e come tali non soggette ad IVA) svolte nei confronti dei soci o dei tesserati alla medesima organizzazioni nazionale a cui il sodalizio è affiliato.

L’esenzione si applica anche agli estratti di conto corrente, poiché ad avviso dell'Agenzia il termine «estratti» che figura nell'art. 27-bis include anche i documenti con informazioni in ordine alla gestione finanziaria del conto corrente.

( AgoVit) Riporto qui il titolo della " Gazzetta d'Alba" dell'11 settempre scorso per sottolineare ancora una volta alcuni differenti modi di intendere lo sport nelle varie parti d'Italia. Le due Italie non dipendono da differenti  confini geografici, ma piuttosto dalla sensibilità che le comunità locali hanno nell'investire sulle realtà sportive, del volontariato e di quant'altra realtà che tende a far crescere l'intera collettività. I commenti e le considerazioni li lascio ad ognuno di voi. Dico solo che ad alcune società sportive del nostro territorio basterebbe molto meno , ma considerato quanto spendono per i viaggi delle trasferte con i pulmini dei privati non sarebbe male possederne uno.  Di seguito vi riporto l'articolo:

CUNEO La fondazione Crc aiuta le associazioni sportive a trasportare i loro atleti con una serie di contributi per l’acquisto di pulmini. Ventidue automezzi sono stati consegnati, con una cerimonia pubblica in piazza Galimberti a Cuneo, ai gruppi sportivi della provincia di Cuneo che li hanno acquistati grazie al bando Sport in giro.

Nella nostra zona i contributi, circa 12mila euro per ogni associazione sono andati a: Zampe in spalla di Alba, Basket team ’71 di Bra, Pallonistica Ricca di Daino d’Alba, Ragazzi del Roero di Magliano Alfieri e Langheting di Treiso.«Con questa seconda edizione salgono a 52 i mezzi che la Fondazione ha contribuito ad acquistare», dettaglia Giandomenico Genta, presidente della fondazione Crc. «È un contributo tangibile con cui vogliamo rendere più sicuri gli spostamenti di ragazze e ragazzi che praticano sport in provincia di Cuneo, confermando l’attenzione che riserviamo a questo specifico settore».

Fino a quando le Amministrazioni pubbliche non riconoscono con un atto deliberativo, il valore sociale che esercitano le Società Sportive nel territorio , non si sarà compiuto un atto che riconosce la pratica sportiva,  come strumento di inclusione, solidarietà, dialogo, diffusione di valori di lealtà, correttezza, rispetto delle regole e legalità, in particolare in contesti disagiati e caratterizzati da un alto rischio dicriminalità e dispersione scolastica. Tutto ciò può diventare vano se non si crea la necessaria sinergia tra Amministrazioni locali e società sportive. Non è solo una questione di un atto formale, le società sportive devono quanto meno essere messe nelle condizioni di poter operare in contesti ( campi di calcio, palestre, luoghi all'aperto) dove possono svolgere l'attività sportivo-educativa che aiuta la crescita del ragazzo. E' sempre così ? Purtroppo no. E' amaro scriverlo. Si tenta di far passare l'attività sportiva dilettantistica come una attività commerciale , specie in assenza di quei necessari contributi che seppur piccoli possono diventare significativi. Ci viene in mente per esempio il contributo di palloni , di reti o di un impianto : la spesa cioè di pochi euro per incoraggiare e sostenere un gruppo di persone che ogni anno passano il loro tempo nelle palestre o nei campi sportivi per la pura passione per lo sport e per l'educazione dei bambini. A volte basta accelerare le riunioni dei consigli d'istituto scolastici per la concessione delle palestre per facilitare l'organizzazione delle società sportive. O riparare un tetto dal quale entra acqua durante le giornate di pioggia. Potremmo citare altri esempi. Tutto ciò però può essere possibile solo se gli amministratori riconoscono la vera funzione sociale delle associazioni sportive al pari degli Enti di volontariato o Enti religiosi.

E' iniziato il conto alla rovescia prima dell'inizio del prossimo anno scolastico e sembrano superati a Regalbuto gli ultimi ostacoli  sulla sistemazione delle aule scolastiche del plesso Don Milani che , come è noto, quest'anno ospiterà gli alunni della classi della Scuola Media , trasferiti dalla sede di Via Mons Piemonte , dichiarata non agibile e che necessita di lavori urgenti per mettere in sicurezza l'edificio. Tutto pronto anche nell'edificio di via Catania dove saranno riunite tutte le classi delle " elementari". Su quest'ultimo c'è da dire che da parte di alcuni genitori c'è la preoccupazione sulla viabilità in entrata e uscita degli alunni, data l'ubicazione del " vecchio" ma solido edificio ( fedi foto) , situazione che però è già stata affrontata dall'amministrazione comunale in concerto con i Vigili Urbani.

Da diversi anni è accesa la polemica sul rapporto tra peso degli zainetti scolastici e rischio per la salute.

La colonna vertebrale dei bambini e degli adolescenti è una struttura delicata, in un certo senso "critica", che va incontro con una certa frequenza a disturbi funzionali non strutturati cosiddetti paramorfismi ed in alcuni casi, fortunatamente molto più rari, ad alterazioni anatomiche strutturate talvolta evolutive dette dismorfismi, come nel caso della scoliosi.
E’ pertanto importante e giustificato per genitori, operatori scolastici e sanitari prendere in seria considerazione il problema e prestare un’adeguata attenzione ai possibili fattori di rischio.

Nel documento Chiarimenti in merito al peso degli zainetti scolastici elaborato nel 2009 dal Ministero dell'istruzione, università e ricerca e dal Ministero del lavoro, salute e politiche sociali ed inviato agli assessorati scolastici regionali e a tutti i dirigenti scolastici, sono riportate le raccomandazioni del Consiglio Superiore di Sanità, fatte anche tenendo conto della letteratura scientifica internazionale, relative alla controversa questione dei superzaini che affligge soprattutto i ragazzi delle scuole medie inferiori e superiori:

  • il peso degli zaini non dovrebbe superare il 10-15 per cento del peso corporeo dell’alunno che lo indossa
  • lo zaino deve essere indossato in maniera corretta, facendo sì che il carico venga ripartito simmetricamente sul dorso e non su un solo lato: un carico asimmetrico comporta come noto carico aumentato per il rachide in atteggiamento posturale non fisiologico
  • è necessaria un’educazione all’essenzialità organizzativa del corredo scolastico da parte dei docenti considerando anche che, già da qualche anno le case editrici hanno iniziato a stampare i testi scolastici in fascicoli, proprio per consentire di alleggerire il peso degli zaini scolastici
  • è necessario inserire la corretta gestione del peso dello zaino all’interno di una più ampia educazione alla salute e alla promozione di corretti stili di vita

Probabilmente a decorrere dall’anno scolastico 2015/2016, nelle scuole si inizieranno ad adottare libri in formato digitale ed ebook o al massimo in formato misto cartaceo/digitale, in tal modo il peso degli zaini dovrebbe ridursi drasticamente.

fonte Ministero della Salute