Spesse volte abbiamo pubblicato le storie di Regalbutesi che si sono distinti nello sport , nella medicina , nella politica e nella lotta contro il nazi fascismo. Apprendiamo con piacere da un post pubblicato dallo studioso e scrittore Franco Santangelo di SEI giovani eroi partigiani regalbutesi  ( oltre a Vincenzo Gamiddo del quale abbiamo pubblicato) che hanno partecipato alla lotta per la liberazione. . Questi nostri eroi abbiamo il dovere di farli ricordare soprattutto alle giovani generazioni . La proposta fatta tempo ( molto tempo fa) alla Amministrazione Comunale di Regalbuto di dedicare una piazza o una stele ai nostri partigiani , oggi si rafforza sempre di più nell'aver appreso la storia di questi ragazzi  grazie anche alla penna di Franco Santangelo.

Vito Castiglione n. a Regalbuto 13 giugno 1923 - m. il 26 agosto 1944 - Partigiano nella Brigata "Oreste".
Profilo: I partigiani della Brigata Oreste venuti a conoscenza dell'attacco sferrato dai nazi-fascisti all'imbocco dell'alta valle Borbera, senza indugio si portano a Pertuso e fianco a fianco lottano insieme ai contadini del posto, per tre giorni tennero testa agli attaccanti, ma in uno scontro con le truppe tedesche della Wehrmcht in Val Borbera, aiutate dalle camice nere di Novi Ligure - il Caposquadra Partigiano Vito Castiglione si batteva strenuamente per difendere una importante quota, la cui perdita avrebbe potuto causare l'accerchiamento della sua formazione. Nel duro scontro finale alla testa dei suoi gregari riusciva a mettere in fuga il nemico, assicurando così il possesso definitivo della quota. Colpito al petto da una raffica nemica decedeva successivamente per la causa della libertà. Con decreto del Ministero della Difesa Italiano del 31 ottobre 1972 è stato decorato con la Medaglia d'Argento al valore della Resistenza. In val Borbera in onore dei partigiani caduti è stata eretta una stele. Fonte Ministero Difesa Italiano.
 
Profilo:Francesco Missorici nasce a Regalbuto il 21 gennaio 1924 in una famiglia di modeste origini contadine. Nel maggio del 1943 lascia la Sicilia per il Piemonte, dove svolge il servizio militare fino al settembre 1943. L’8 settembre lo sorprende ad Alba, presso il 253° reggimento fanteria. Per qualche mese, dopo lo sbandamento seguito alla notizia dell’armistizio, vive nascosto nel Cuneese lavorando con alcuni compagni e riuscendo a sopravvivere grazie agli aiuti degli abitanti del posto. Nel marzo del 1944 è catturato dai tedeschi durante un rastrellamento e rimane prigioniero, in attesa di essere mandato in Germania, per circa un anno. Nel marzo del 1945 riesce a scappare e si unisce ai partigiani della 45ª brigata Garibaldi. Con il nome di battaglia di "Pippo" partecipa a diverse azioni nell’Astigiano. Dopo la liberazione ritorna a Regalbuto dove riprende l’attività di bracciante e si iscrive all’Associazione nazionale combattenti e reduci. Nel 1959 si trasferisce a Catania e trova lavoro come manovale. Si iscrive all’Anpi negli anni ’80, avendo avuto notizia solo allora dell’esistenza dell’associazione.
 
GAETANO FAILLA. Profilo: n. Regalbuto 27/07/1916, operaio, soldato, partigiano in Emilia Romagna nel Ferrarese. Dall'aprile 1944 nella 35a Bis Brigata Garibaldi "Mario Babini" del Battaglione "Edgardo Fogli". Merita essere ricordata l'opera in queste valli di Renata Viganò, staffetta partigiana nella stessa Brigata, con la narrativa e poi il film "L'Agnese va a morire" e "La morte non costa niente" di Antonio Melluschi. La Brigata a cui aderì Gaetano Failla svolse le principali attività nel disarmo di tedeschi e fascisti, nel recupero dei piloti degli aerei colpiti e nel servizio di informazioni agli alleati. Con l'avvicinarsi del fronte si moltiplicarono anche gli scontri in campo aperto, spesso condotti insieme ai partigiani della 28ª brigata Garibaldi Mario Gordini, fino alla vera e propria battaglia per la liberazione di Filo del 12-14 aprile 1945.
 
Marzullo Giuseppe nome di battaglia "Alberto". Profilo: n. Regalbuto il 04 ottobre 1923 m. 24 aprile 1945, facente parte della Brg GL Borrotzu di Rapallo (GE), nonostante le diverse disposizioni del Comando di Zona, la Brigata in data 23/24 aprile si reca a Rapallo per liberare la città ed assumerne il controllo, vengono fatte trattaive con i Tedeschi di stanza nella zona per la resa, questi chiedono una tregua prima fino a mezzanotte e dopo per essere dilazionata sino alla mattina successiva, in mattinata sopraggiungono altri tedeschi in ritirata provenienti dalla riviera di levante i quali entrano in conflitto con i partigiani rompendo la tregua, catturano tredici partigiani e subito li passano alle armi fucilandoli, di questi cinque muoiono immeditamente, tra i quali Giuseppe Marzullo, di Regalbuto, due riescono a fuggire e i rimanenti rimangono feriti, mentre i tedeschi fuggono in ritirata. Per le poche testimonianze rimane il dubbio se i partigiani hanno subito una imboscata tedesca oppure si è trattato di uno scontro con le truppe tedesche in ritirata. L'eccidio del muraglione antisbarco di Rapallo, Rapallo, 24.04.1945
 
Giuseppe Lanza nome di battaglia "Cocò". Profilo: Partigiano, si aggregò alla I Divisione Garibaldi di Val Sangone (Piemonte), in una operazione di rastrellamento fu catturato e deportato in Germania.
I rastrellatori abbandonavano la Val Sangone: in una settimana hanno ucciso un centinaio di partigiani e diciotto civili, catturato e deportato in Germania oltre cinquanta uomini, fra questi Giuseppe Lanza di Regalbuto, incendiato due paesi interi (Pontetto e Forno) e numerose case in ogni frazione.
Le formazioni della Val Sangone, nel quadro di un piano coordinato con le formazioni della Val Susa, attaccano la polveriera di Sangano ed i presidi di Avigliana. Il comandante De Vitis, dopo la conquista della polveriera e la cattura dell'intero presidio, fa fronte al contrattacco tedesco e con un nucleo di coraggiosi cade per consentire la ritirata della sua formazione. Il suo posto di comando della formazione verrà preso da Giuseppe Falzone. Inserimento e revisione cronologia comparata di Guido Ostorero.
 
Giovanni Battista Gammino, Partigiano. Profilo: n. a Regallbuto 18 novembre 1913 aggegato alle Brigate Partigiano nel Trentino Alto Adige. Dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943 il Trentino Alto Adige assieme a Trieste vienero annessi dal terzo Reich, mentre Mussolini costituisce la Repubblica di Salò. I tedeschi impedirono che i repubblichini attraversassero i confini regionali, per la poca fiducia nutrita, ma insieme in quel territorio costituirono una zona franca. Le formazioni partigiane si prepararono sulle montagne per attaccare i nazisti invasori ma anche i fascisti della vicina Salò. I tedeschi crearono il CST (Corpo di Sicurezza del Trentino) composto da più di tremila giovani del luogo con il compito di controllare il territorio e tutte le attività antifasciste. Le formazioni partigiane capirono che la loro posizione non era soltanto da ascrivere ad una strategia militare come la resistenza armata ma doveva essere accompagnata da una resistenza civile nei confronti del Gauleiter di Innsbruck, Franz Hofer che imperava nel trentino, nominato da Hitler. Per questi motivi la lotta di liberazione nella regione rimase circoscritta alla tenacia e combattività di minoranze di giovani votati al sacrificio, all'adesione di soldatati disertori o sbandati, come Giovanni Battista Gammino, che con azioni di collegamento con formazioni partigiane del bresciano attuarono interventi organici di disturbo e sabotaggio sia nei confronti dei nazisti che dei fascisti arroccati a Salò. La repubblica di Salò finisce il 25 aprile 1945 con l'ultimo atto di scioglimento del giuramento dei militari e civili republichini e definitivamente con l'uccisione di Mussolini tre gorni dopo e degli altri membri del governo a Dongo.
 
Vincenzo Gamiddo. Partigiano. Profilo: n. a Regalbuto 14 aprile 1924 m. 23 novembre 1944 - della IX Div. Garibaldi "Alarico Imerito" col nome di battaglia "Fiamma" - fucilato insieme ad altri partigiani in una operazione di rastrellamento tedesco. Si legge nei verbali del movimento di resistenza operante a Variglie frazione di Asti, quanto segue: "A fine estate del 1944 si costituisce il distaccamento armato di Variglie, aggregato al distaccamento di Varigliasco, appartenente alla 101° Brigata Garibaldi 9° Divisione. Il distaccamento era composto da 27 volontari, tra operai, contadini e alcuni sbandati dell'8 settembre 1943, tra i quali Vincenzo Gamiddo, nato a Regalbuto provincia di Enna. L'entusiasmo di questi giovani era alto, riposavano nelle stalle, al posto del bestiame. Questi uomini controllavano l'intera zona, svolgendo azioni di sabotaggio contro posti di blocco fascisti e attacchi alle tradotte militari. Nell'autunno 1944, mentre tutta la zona ribolliva di formazioni partigiane, il comando nazifascista fu costretto a sferrare diversi attacchi: il 23 novembre 1944 punta su Variglie e alle ore cinque del mattino si ebbero i primi scontri con le formazioni partigiane. Purtoppo i partigiani Vincenzo Gamiddo, Merloni Lionello e Oddone Umbertino, vennero circondati, catturati e rinchiusi in una casa in zona Ribet. La reazione delle altre formazioni partigiane fu immediata, accorsero in aiuto, la lotta fu dura, tanto che i nazifascisti batterono in ritirata ed ebbero un morto e un ferito. Raggiunsero però il luogo dove i due giovani partigiani erano stati fatti prigionieri insieme a Vincenzo Gamiddo, li prelevarono e li legarono mani e piedi, dopo rastrellarono una ventina di abitanti della zona, presero i prigionieri e li posero di fronte agli abitanti rastrellati e infine fucilati, dopo gli abitanti furono trasferiti in carcere. Nel luogo in cui vennero fucilati i partigiani Vincenzo Gamiddo, Merloni Lionello e Oddone Umbertino, venne eretta una lapide in ricordo del sacrificio dei caduti, mentre la salma del partigiano Vincenzo Gamiddo riposa ancora oggi nel cimitero di Variglie. L'ANPI di Asti lo ha ricordato donando una lapide in sua memoria al comune di Regalbuto.

 

Arriva lo stato di calamità per le isole di Lampedusa e Linosa. A dichiararlo è il governo Musumeci, che ha accolto nella seduta di oggi l'allarme lanciato dall'amministrazione comunale sulle disastrose conseguenze di natura economica provocate dall'emergenza Covid. Contestualmente la Giunta regionale ha chiesto alla presidenza del Consiglio dei ministri la dichiarazione dello stato d'emergenza sulle due isole. Già nella mattinata di oggi il governatore aveva sottoposto il tema delle difficoltà di Lampedusa e «della sua eroica e generosa comunità» all'attenzione del ministro dell'Economia Roberto Gualtieri, nel corso dell'incontro avuto tra i due.
«Le misure prese a livello nazionale per contenere il diffondersi del contagio - evidenzia Musumeci - hanno generato nel tessuto economico di questi territori il blocco totale di tutte le attività legate alla pesca e alla commercializzazione del pescato. Inoltre, durante il periodo del lockdown, si sono registrati danni ingenti al settore turistico a causa della cancellazione dei voli e del divieto di spostamento tra le regioni. Tutto ciò ha portato al collasso l'intero tessuto produttivo locale, generando una crisi sociale ed economica che necessita di misure straordinarie».
Al ministro Gualtieri, Musumeci ha chiesto la possibilità di concedere una "fiscalità speciale" per Lampedusa, soprattutto per gestire correttamente le problematiche sanitarie della popolazione e dei migranti che continuano a sbarcare nelle Pelagie.
«Tutti stati emergenziali - fa notare il governatore siciliano - a cui la Regione non può far fronte da sola, non potendo nemmeno utilizzare quegli strumenti come sgravi fiscali, sospensione dei contributi e agevolazioni, che consentirebbero la ripresa economica. La straordinarietà della sofferenza economica e sociale - ha concluso Musumeci - richiede un'adeguata risposta per scongiurare sulle due isole rischi seri e senza precedenti per la coesione civile».

Il movimento cittadino Regalbuto Riparte - dopo la pausa Covid ha ripreso le pubblicazioni sulla pagina facebook e lo fa con un comunicato stampa che chiarisce il rapporto che è intercorso con la maggioranza che governa Regalbuto durante i giorni del Coronavirus. " In questi lunghi mesi della chiusura da Covid -19, abbiamo vissuto momenti di forte preoccupazione, per noi, per i nostri cari, per il nostro piccolo paese e per la nazione intera . Abbiamo ritenuto che una situazione eccezionale ed emergenziale, comportasse scelte eccezionali. Per questo, appunto abbiamo fatto una scelta di eccezione, rimanendo silenti ma vigili, aiutando l’amministrazione comunale con il nostro apporto e consiglio, sostenendola nella lotta comune al coronavirus. Non era il momento delle polemiche ma di unità.Forse qualcuno ha interpretato il nostro comportamento come eccessiva accondiscendenza all’amministrazione, così non è. Un gruppo consiliare, un gruppo politico come il nostro ha il dovere di cercare ed accettare l’invito alla collaborazione quando la comunità tutta ha bisogno, anche del più piccolo degli apporti. Non potevamo tirarci indietro. Sperando che il Covid diventi solo un brutto ricordo ed orgogliosi del nostro contributo, crediamo veramente che Regalbuto Riparte!"

L'immagine simbolo !

Giugno 25, 2020

“Lei non può offendere i suoi colleghi, né pronunciare parolacce. Non può trasformare quest’aula in uno show. Fuori!”Con queste parole, tra gli applausi scroscianti di tutto l’emiciclo, la vicepresidente della Camera Mara Carfagna ha espulso  Vittorio Sgarbi, portato via a forza al termine del suo ennesimo offensivo intervento in aula. Un’immagine simbolo del degrado umano e politico  di una certa  classe politica. "Non è la prima volta che il deputato Sgarbi usa l'Aula di Montecitorio per le sue invettive disonorevoli. Le parole contro i magistrati sono inaccettabili, inevitabile e giusta la sua espulsione. Solidarietà alla presidente di turno, Mara Carfagna, e alla deputata Giusi Bartolozzi, entrambe oggetto di gravi offese". Così Francesca Businarolo, presidente della Commissione Giustizia della Camera e deputata M5S. Ma un grazie - consentitelo - va a questa donna, Mara Carfagna, con cui politicamente non condivideremo tutto, ma che oggi - e non solo oggi - ci ha ricordato cosa significa rispettare e difendere le istituzioni repubblicane.

 

Agenpress –  “Appare non più rinviabile un intervento in materia fiscale che riduca, per quanto possibile, le aliquote sui redditi dei dipendenti ed anche dei pensionati che, pur essendo fuori dal circuito produttivo, frequentemente sostengono le generazioni più giovani, oltreché le imposizioni gravanti sulle imprese alle quali sono affidate le concrete speranze di un rilancio del Paese”.Lo ha detto il Procuratore generale della Corte dei Conti Fausta Di Grazia nel giudizio sul rendiconto generale dello stato sottolineando che “l’alleggerimento della fiscalità potrebbe evitare, soprattutto in un momento di crisi globale, la costante erosione del potere d’acquisto delle famiglie e un’ulteriore contrazione del mercato interno”.

(AGI) -Critiche arrivano dagli studenti, dai genitori, dagli insegnanti e dagli educatori: il Piano scuola del ministero dell'Istruzione non promette "né una persona né un soldo in più", ogni scuola deve "fare da sé, con i mezzi propri e quel che offrono i territori e gli Enti locali", attacca il Movimento "Priorità alla scuola" che oggi sarà in tutte le 60 piazze che da Nord a Sud protesteranno contro la proposta del ministro per l'Istruzione. 

Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, bolla le Linee guida sulla ripresa della scuola in presenza a settembre come inadeguate e pericolose, specchio della solita repubblica delle chiacchiere e delle scartoffie inutili: "Il piano elaborato da viale Trastevere - afferma il leader della Gilda - risulta del tutto inadeguato a garantire che il rientro in aula tra due mesi avvenga in sicurezza. Tutte le elucubrazioni sui possibili accorpamenti delle discipline e delle classi e sulla riduzione dell'orario di lezione non cambiano il risultato finale, cioè non evitano l'impoverimento dell'offerta formativa, impedendo, di conseguenza, agli studenti di godere pienamente del diritto all'istruzione". 

Critiche anche dai sindacati. "L'incontro è stato interlocutorio e al momento la nostra è una sospensione di giudizio perché allo stato attuale mancano elementi fondamentali per programmare in modo efficace la ripartenza della scuola a settembre", ha detto all'AGI Paola Serafin, componente della segreteria Cisl Scuola, dopo l'incontro di ieri dei sindacati con la ministra dell'Istruzione. 

Dura anche l'opposizione. "Abbiamo un ministro che non dovrebbe neanche occuparsi della pulizia delle aule delle scuole", ha detto nel corso di una diretta Facebook da Avezzano, il leader della Lega, Matteo Salvini. "Una che vuole separare i bambini con il plexiglass, una che dovrebbe essere curata, altro che ministro dell'Istruzione".

"Mai" la mascherina ai bambini di sei anni ed "è folle parlare di plexiglas e isolare i bimbi di sei sette, e otto anni, che sono disciplinati, e hanno bisogno di abbracci", ha poi aggiunto in un'intervista a 'Money.it'. "In tutta Europa le scuole sono aperte: o sono matti gli altri o siamo indietro noi. Abbiamo un ministro evidentemente non all'altezza di gestire un tema cosi' delicato come la scuola italiana", ha proseguito, sostenendo che le linee guida per la riapertura degli istituti siano "tanto fumo e zero arrosto".

  "Solidarietà ai sindaci, ai presidi, ai docenti e a tutto il personale della scuola. La Azzolina si comporta come Ponzio Pilato e utilizza l'autonomia scolastica come pretesto per lavarsi le mani e scaricare sui presidi e gli enti locali tutte le responsabilita' sulla riapertura a settembre delle scuole", ha attaccato invece Giorgia Meloni, leader di Fratelli d'Italia.

Apre i battenti giovedì 25 giugno alle 19 nella sede della Banca d'Italia d'Italia di Enna la mostra "La città Aurea. Urbanistica e architettura a Enna negli anni '30" che potrà essere visitata tutti i giorni dalle 9.30 alle 13. L'inaugurazione sarà preceduta da una presentazione che si svolgerà nel salone di rappresentanza della Prefettura, alla presenza del prefetto di Enna, Matilde Pirrera, del presidente della Regione, Nello Musumeci e dell'assessore dei Beni culturali e dell'identità siciliana, Alberto Samonà.
La mostra, che fa parte di un progetto di ricerca avviato dalla presidenza della Regione Siciliana e dall'assessorato dei Beni culturali e dell'identità siciliana, intende ricostruire e approfondire il tema delle trasformazioni avvenute nel tessuto urbanistico ed architettonico della Sicilia nel periodo tra le due guerre.

L'esposizione di Enna, dopo quelle di Catania, Agrigento e Ragusa, rappresenta la quarta tappa di un progetto che attraverserà tutta la Sicilia per concludersi, alla fine dell'anno, a Palermo dove, oltre accanto alle espressioni artistiche ed architettoniche del capoluogo, verranno esibiti i pannelli più rappresentativi delle mostre realizzate nelle nove province.


Le testimonianze architettoniche degli anni '30 connotano ancora oggi fortemente il tessuto urbano della città di Enna che, essendo stata elevata in quegli anni a rango di capoluogo di provincia, è diventata teatro di un intenso fervore costruttivo in cui architetti, urbanisti e progettisti hanno fatto a gara per trasformare l'antica struttura medievale in una città moderna e adeguata alla sua nuova funzione e dove le numerose opere pubbliche e private ancora presenti hanno rappresentato il tentativo di coniugare innovazione e tradizione.

L'esposizione, curata dal soprintendente per i Beni culturali e ambientali di Enna, Nicola Francesco Neri e dal direttore della sezione per i Beni architettonici, Angelo Giunta, consta di una serie di pannelli che espongono fotografie attuali e d'epoca delle opere realizzate nel ventennio, notizie storiche, disegni e progetti del periodo che sono stati reperiti negli archivi del Comune e dello Stato. Si avvale, inoltre, di contenuti multimediali tra cui alcuni filmati d'epoca dell'Istituto Luce e un video appositamente prodotto dal regista Davide Vigore.

In collaborazione con l'Ordine degli Architetti sono previste visite guidate nei luoghi di maggior interesse come Borgo Cascino e il villaggio Pergusa. Inoltre, l'Archivio di Stato di Enna metterà a disposizione dei visitatori gli originali dei documenti, dei disegni e dei progetti relativi alle opere edificate nel periodo in questione.
 

 

Test sierologici, da parte dello Stato, a tutto il personale docente e amministrativo delle scuole italiane alla ripresa prevista il 14 settembre.Ne avrebbero discusso oggi - cosi come riportato dall'agenzia AGI -, nella sede della Protezione civile, il Comitato tecnico scientifico e il premier Giuseppe Conte. Una proposta che, spiega una fonte del Cts, sarebbe stata considerata favorevolmente dal presidente del Consiglio che - spiegano le stesse fonti - avrebbe spiegato di voler valutare l'idea.Nei prossimi giorni ci sarà un chiarimento sulle linee guida riguardo l'apertura delle scuole. Da qui la riflessione in corso, secondo quanto si apprende, sulla necessità di rendere sicuro il ritorno in classe degli studenti.Applicando di fatto a libello nazionale la campagna della Regione Lazio "Scuola sicura" che con il governatore Zingaretti ha annunciato la proposta che prevede l'indagine sierologica sugli insegnanti e sul personale tecnico-amministrativo "per garantire tranquillità alle famiglie e permettere un avvio sereno del nuovo anno scolastico".Test che a livello nazionale potrebbero essere estesi anche ad altri comparti, come le Forze dell'Ordine e le Forze Armate. Ovvero a quella parte delle istituzioni dello Stato più esposte nelle strutture pubbliche.Il presidente del Consiglio, dopo aver ringraziato i medici e gli infermieri per il lavoro svolto, ha ribadito anche oggi la necessità di rispettare ogni forma di precauzione per evitare che possano esserci nuovi focolai.

Lo scrivono i consiglieri comunali del movimento Regalbuto Riparte in una nota indirizzata al presidente del Consiglio Comunale, con la quale propongono un atto di indirizzo al Sindaco e alla Giunta , affinchè predispongono risorse e ogni atto utili a revisionare lo strumento urbanistico di Regalbuto che nel tempo " è divenuto inefficace per la parte che riguarda i vincoli preordinati all'espropriazione, per cui - scrivono - necessita o meglio necessitava da 10 anni,di procedere alla revisione."

Definizione

L’organizzazione mondiale della sanità (Oms, in inglese world health organization – Who) è l’agenzia delle Nazioni unite specializzata in questioni sanitarie. Ha sede a Ginevra ed è composta da 194 stati membri (tutti gli stati membri dell’Onu meno il Liechtenstein e con l’aggiunta di due territori autoamministrati del pacifico). L’organizzazione è stata fondata nel 1946, subito dopo la nascita dell’Onu, ed è entrata in funzione nel 1948.

The objective of the World Health Organization shall be the attainment by all peoples of the highest possible level of health.

Il suo obiettivo è “il raggiungimento, da parte di tutte le popolazioni, del più alto livello possibile di salute” inteso in senso molto ampio. Infatti il preambolo della costituzione dell’Oms specifica come per salute non si debba intendere l’assenza di malattia, ma piuttosto uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale.

L’Oms è articolata in tre organi: il segretariato, l’assemblea mondiale e il consiglio esecutivo, oltre a 6 uffici regionali (Europa, Americhe, Africa, Mediterraneo orientale, Pacifico occidentale e Sud-est asiatico).

L’assemblea mondiale è il massimo organo decisionale dell’Oms. Ne fanno parte tutti gli stati membri, ciascuno con potere di voto, e solitamente si riuniscono a maggio a Ginevra. In questa sede vengono definite politiche che l’organizzazione intende portare avanti e viene votata la proposta di bilancio. È sempre l’assemblea inoltre a scegliere il segretario generale e gli stati membri che potranno nominare un componente del consiglio.

Il consiglio esecutivo è composto da 34 membri con specifiche competenze in ambito medico, che restano in carica per tre anni. La funzione del consiglio è quella di dare attuazione alle politiche definite dall’assemblea.

Il segretariato è invece composto dal direttore generale e dal personale tecnico e amministrativo dell’organizzazione. Tedros Adhanom è il nono direttore dell’Oms. Eletto nel 2017 in precedenza era stato prima ministro della sanità e poi degli esteri in Etiopia.

Tra le sue attività l’Oms definisce linee guida su questioni sanitarie globali, fornisce assistenza tecnica agli stati membri, svolge attività di monitoraggio sulle tendenze in ambito sanitario, finanzia la ricerca medica e fornisce aiuti di emergenza in caso di calamità.

I programmi dell’organizzazione talvolta hanno carattere sociale oltre che strettamente sanitario occupandosi ad esempio di nutrizione, condizioni abitative, l’igiene e condizioni di lavoro.

Dati

Ciascuno stato membro deve partecipare al bilancio dell’organizzazione con dei contributi fissi (assessed contributions), calcolati sulla base della popolazione e del Pil di ciascun paese. Tuttavia nel biennio 2018-2019 i contributi fissi hanno rappresentato solo il 15,5% del bilancio dell’organizzazione. La maggior parte dei fondi è arrivato invece dai cosiddetti contributi volontari (voluntary contributions), messi a disposizione dagli stati membri ma in gran parte anche da Ong, organizzazioni filantropiche private e vari altri soggetti.

Attualmente la quota più alta di fondi arriva comunque dagli stati, attraverso i contributi volontari (35%) anche se le fondazioni filantropiche private forniscono una quota considerevole del budget (11%). Nell’ultimo biennio l’Italia ha contribuito all’organizzazione per 59,4 milioni di euro, di cui la maggior parte di contributi fissi (60%)

Chi finanzia l’organizzazione mondiale della sanità  -Tratto da Open Polis