A quanto ammonta il danno economico delle imprese artigiane e commerciali a Regalbuto ? Come ne usciremo economicamente ? Saremo in grado di unire le forze per riprenderci ? Sono domande alle quali è difficile per ora dare risposte. La Pasqua , il 25 aprile e il primo di maggio anche per l'economia regalbutese sono stati  giorni econmicamente importanti e attesi perchè nel corso dei tre eventi ogni anno aumentava  di molto l'afflusso di villeggiati sulle rive del Lago Pozzillo , ma è soprattutto l'occasione per ritrovarsi con le famiglie e gli amici in campagna per le tradizionali scampagnate . La situazione di oggi a distanza di quattro settimane dalle misure intraprese per combattere il Covit-19 , ha creato  un notevole danno economico a bar,ristoranti,operatori turistici, imprese edili , artigiani che si aggraverà anche nel corso dei prossimi mesi , in particolare Aprile  che di solito è uno dei mesi più attesi. Gli aiuti del Governo per ora sono sul piatto ma rappresentano una incognita perchè se non dati in tempo e in maniera cospicua le nostre imprese rischieranno di non riaprire. Sarà grazie alla grande forza di tutti , quando diciamo tutti non escludiamo nessuno, riuscire a contribuire alla gravissima situazione  economica che è già realtà. Ci vorrà tempo ma ciò si potrà gradualmente ottenere per esempio spendendo a Regalbuto , iniziare fin da subito a mettere in campo strategie economiche per consentire per un periodo di tempo limitato la ripartenza come peraltro già fatto con agevolazioni sul pagamento dei tributi . Ma secondo l'impatto economico maggiore potrà solamente arrivare dalla capacità di noi regalbutesi di far rimanere nel territorio , investendo su di esso.  Scommettere cioè sulla  città e più in generale sul territorio. Come? Spendendo a Regalbuto. Ciò però non basterà, perchè deve per forza migliorare, anzi rivoluzionare, l'offerta qualitativa interna mettendo insieme le capacità di ognuno. Nel corso dell'incontro coi cittadini  a conclusione della riunione  avevamo chiesto al nostro Sindaco Francesco Bivona , quale visione futura aveva sullo sviluppo di  Regalbuto. Agricoltura e turismo fu la sua risposta. La pandemia ci costringe a ripartire . Sono due punti importanti dai quali si può ripartire. Noi regalbutesi lo abbiamo dimostrato subito dopo la seconda guerra, con lo sviluppo dell'edilizia e della plastica , con la capacità cioè di quanti hanno  voluto investire nel territorio e continuano a farlo . Pensiamo alla creatività ma soprattutto capacità dei nostri artigiani. Pensiamo a quanti oggi hanno preferito ritornare alla terra e all'allevamento del bestiame creando piccole imprese familiari nella produzione dei formaggi , delle farine , degli ortaggi . Pensiamo a quanti hanno voluto creare servizi per attirare il turista . Ed è anche sul turismo che abbiamo mosso notevoli passi ma che ora avrà bisogno della capacità di quanti hanno una visione aperta su questo importante aspetto della nostra economia. Ognuno dovrà fare la propria parte. Si perchè solamente uscendo dai nostri egoismi , solamente abbattendo tutte le barriere personali , politiche , sociali. che fino ad ora ci hanno divisi , solamente collaborando gli uni con gli altri senza steccati e preconcetti ,  potremo uscire dal tunnel dove la pandemia ha costretto anche la nostra economia locale. Ci riusciremo ? Sarà la nostra grande scommessa. Sarà la scommessa di ogni città , di ogni paese,d'Italia, della Sicilia , del territorio di Enna , dei piccoli comuni come il nostro. Per far ciò non possiamo aspettarci aiuti , non dobbiamo aspettarci aiuti, non dobbiamo aspettare i tempi della burocrazia, non possiamo infine continuare a ragionare come fino ad ora abbiamo fatto. Ci vuole un cambio di passo e forse anche generazionale. La corsa è già iniziata.  Non bisognerà perdere tempo.    

Crediamo che un pò tutti coloro che fino ad adesso abbiamo seguito l'andamento del coronavirs, si è capito che la data del 13 aprile è in realtà una data provvisoria per la specificità delle feste che nel corso del mese ogni anno si svolgono tradizionalmente .Ci riferiamo alla pasquetta, al 25 aprile e primo di maggio. Giorni cioè in cui gli italiani ci riversiamo ( tempo permettendo) nelle classiche scampagnate. Ha fatto bene il capo della protezione civile Angelo Borrelli, stamattina a Radio Anch'io in una intervista, che seppur ottimista sui dati della pandemia in Italia " non si possono assolutamente allentare le misure di contenimento dell'infezione da Covid-19. "Non credo che passerà questa situazione per il 14 aprile, quindi dopo Pasquetta. Dovremo stare in casa per molte settimane, credo anche il primo maggio, e avere comportamenti rigorosissimi. Il virus cambierà il nostro approccio ai contatti umani e interpersonali, dovremo mantenere le distanze" per diverso tempo." ""Bisogna andare avanti con il massimo rigore – ha aggiunto intervenendo poi anche a Radio Capital -, anche la circolare esterna alla luce di quelli che sono stati i chiarimenti, di fatto non sposta i termini dei comportamenti, dobbiamo fare assolutamente attenzione per evitare di trovarci in una situazione nella quale ci sfugge nuovamente la catena dei contagi e ribadiamo che l'ora d'aria è una misura non ancora operativa e bisogna rispettare le regole di prudenza e stare in casa".Borrelli ha anche confermato che ci troviamo al momento "sostanzialmente siamo in una situazione stazionaria. Gli esperti analizzano le curve dell'epidemia, io mi attengo ai fatti. Diminuiscono il numero dei nuovi ricoverati, di chi va in terapia intensiva, aumenta il numero totale dei guariti, aumenta in nuovo contenuto dei positivi e, in qualche modo, anche il numero dei deceduti cala rispetto a qualche giorno fa. E anche i nostri ospedali e i nostri medici possono tirare un attimo il fiato. Cresce anche il numero dei positivi che non hanno sintomi o pochi sintomi, mentre sono di meno coloro che vengono ospedalizzati". Dunque, si va avanti con le misure adottate dal governo. "


Cara Ursula,
ho apprezzato il sentimento di vicinanza e condivisione che ha ispirato le parole con cui ieri,  ti sei rivolta alla nostra comunità nazionale e, in particolare, al nostro personale sanitario, che, con grande sacrificio e responsabilità, è severamente impegnato nel fronteggiare questa emergenza. Le tue parole sono la prova che la determinazione degli italiani ha scosso le coscienze di tutti, travalicando i confini nazionali e ponendo la riflessione oggi più urgente: cosa è disposta a fare l'Europa non per l'Italia, ma per se stessa.
In questi giorni ho ricordato  come l'emergenza che stiamo vivendo richieda una risposta straordinaria, poiché la natura e le caratteristiche della crisi in corso sono tali da mettere a repentaglio l'esistenza stessa della casa comune europea. Non abbiamo scelta, la sfida è questa: siamo chiamati a compiere un salto di qualità che ci qualifichi come "unione" da un punto di vista politico e sociale, prima ancora che economico.L'Italia sa che la ricetta per reggere questa sfida epocale non può essere affidata ai soli manuali di economia. Deve essere la solidarietà l'inchiostro con cui scrivere questa pagina di storia: la storia di Paesi che stanno contraendo debiti per difendersi da un male di cui non hanno colpa, pur di proteggere le proprie comunità, salvaguardando le vite dei suoi membri, soprattutto dei più fragili, e pur di preservare il proprio tessuto economico-sociale.La solidarietà europea, come hai tu stessa ricordato, nei primi giorni di questa crisi non si è avvertita e ora non c'è altro tempo da perdere.Accogliamo con favore la proposta della Commissione europea di sostenere, attraverso il piano Sre da 100 milardi di euro, i costi che i governi nazionali affronteranno per finanziare il reddito di quanti si trovano temporaneamente senza lavoro in questa fase difficile. È una iniziativa positiva, poiché consentirebbe di emettere obbligazioni europee per un importo massimo di 100 miliardi di euro, a fronte di garanzie statali intorno ai 25 miliardi di euro.

 


Ma le risorse necessarie per sostenere i nostri sistemi sanitari, per garantire liquidità in tempi brevi a centinaia di migliaia di piccole e medie imprese, per mettere in sicurezza l'occupazione e i redditi dei lavoratori autonomi, sono molte di più. E questo non vale certo solo per l'Italia. Per questo occorre andare oltre.
Altri player internazionali, come gli Stati Unitii, stanno mettendo in campo uno sforzo fiscale senza precedenti e non possiamo permetterci, come italiani e come europei, di perdere non soltanto la sfida della ricostruzione delle nostre economie, ma anche quella della competizione globale.

Quando si combatte una guerra, è obbligatorio sostenere tutti gli sforzi necessari per vincere e dotarsi di tutti gli strumenti che servono per avviare la ricostruzione.
A questo proposito, nei giorni scorsi ho lanciato la proposta di un'European Recovery and Reinvestment Plan. Si tratta di un progetto coraggioso e ambizioso che richiede un supporto finanziario condiviso e, pertanto, ha bisogno di strumenti innovativi come gli European Recovery Bond: dei titoli di Stato europei che siano utili a finanziare gli sforzi straordinari che l'Europa dovrà mettere in campo per ricostruire il suo tessuto sociale ed economico. Come ho già chiarito, questi titoli non sono in alcun modo volti a condividere il debito che ognuno dei nostri Paesi ha ereditato dal passato, e nemmeno a far sì che i cittadini di alcuni Paesi abbiano a pagare anche un solo euro per il debito futuro di altri.

Si tratta - piuttosto - di sfruttare a pieno la vera "potenza di fuoco" della famiglia europea, di cui tutti noi siamo parte, per dare vita a un grande programma comune e condiviso di sostegno e di rilancio della nostra economia, e per assicurare un futuro degno alle famiglie, alle imprese, ai lavoratori, e a tutti i nostri figli.
Al termine dell'ultimo Consiglio europeo dello scorso 26 marzo, ci siamo dati due settimane di tempo per raccogliere questa sfida. Purtroppo, alcune anticipazioni dei lavori tecnici che ho potuto visionare non sembrano affatto all'altezza del compito che la storia ci ha assegnato.

Si continua a insistere nel ricorso a strumenti che appaiono totalmente inadeguati rispetto agli scopi che dobbiamo perseguire, considerato che siamo di fronte a uno shock epocale a carattere simmetrico, che non dipende dai comportamenti di singoli Stati.
È il momento di mostrare più ambizione, più unità e più coraggio. Di fronte a una tempesta come quella del Covid-19 he riguarda tutti, non serve un salvagente per l'Italia: serve una scialuppa di salvataggio solida, europea, che conduca i nostri Paesi uniti al riparo. Non chiediamo a nessuno di remare per noi, perché abbiamo braccia forti.

"Le decisioni che prendiamo oggi verranno ricordate per anni. Daranno forma all'Europa di domani", hai scritto ieri nel tuo intervento. Sono pienamente d'accordo. Il 2020 sarà una data spartiacque nella storia dell'Unione europea. Ciascun attore istituzionale sarà chiamato a rispondere, anche ai posteri, delle proprie posizioni e del proprio operato. Solo se avremo coraggio, solo se guarderemo davvero il futuro con gli occhi della solidarietà e non col filtro degli egoismi, potremo ricordare il 2020 non come l'anno del fallimento del sogno europeo ma della sua rinascita.

Il nostro blog ha riportato nei giorni scorsi i pareri del prof Guido Silvestri che vogliamo ricordarlo è professore ordinario di Patologia Generale alla Emory University di Atlanta (Georgia – USA). Dal 2001 dirige un laboratorio di ricerca specializzato nello studio dell’infezione da HIV, di cui è considerato uno dei massimi esperti al mondo. Lo seguiamo sulla sua pagina facebook e da cui traiamo le sue opinioni basati da ragionamenti scientifici. Il prof Silvestri ci sembra tra i tanti , assieme a Ilaria Capua, ( chissà perchè entrambi in America) tra i pochi ricercatori comprensibili e onesti.

" Perdonatemi se anche oggi vi “bombardo” di numeri, ma in una situazione come questa la SFIDA per noi – e lo dico come essere umani ed al di là del nostro background specifico – è di mantenere la freddezza di ragionare (e prendere decisioni) basandosi su DATI NUMERICI e non sulle nostre storie e/o impressioni personali, che possono essere emotivamente forti, ma rimangono scientificamente insignificanti.

I dati epidemiologici che abbiamo, a cui io faccio spesso riferimento, sono senz'altro incompleti, biasati, "sporchi", ma sono validati dagli enti che li raccolgono (WHO, CDC, Protezione Civile, etc), e ci permettono una continuità di valutazione, anche statistica. Se rinunciamo ai numeri, ci restano solo rumori e leggende (oltre alle bugie dei ciarlatani) – tutte cose a cui non possiamo lasciare campo libero.

Fatta questa premessa, proviamo a spiegare alcuni “paradossi” di questi giorni. Partiamo dal 10 marzo, giorno in cui è iniziato l'isolamento della popolazione in Italia (negli USA, come sapete, si è iniziato più tardi). Il 10 marzo i casi confermati di COVID-19 erano 10.149 in Italia e 1.025 negli USA – quindi circa un decimo che in Italia. Sempre al 10 marzo, i morti erano 631 in Italia e 28 negli USA.

Prof. Guido Silvestri Nei 23 giorni seguenti il numero dei casi italiani sale a 115.242 (aumento di ~11 volte), mentre negli USA sale a 245.213, oltre il doppio dell'Italia. Nello stesso periodo, i morti sono 13.184 in Italia e 5.110 negli USA. In base a questi numeri, la letalità da COVID-19 sarebbe 12.1% in Italia e 2.1% negli USA (ricordando che in entrambi i paesi c’e’ un picco regionale di mortalità: Lombardia e New York, rispettivamente).

Con questi numeri in mano bisogna porsi almeno tre domande:
1. Perché l’infezione sembra diffondersi molto più rapidamente negli USA che in Italia?
2. Perché la letalità di COVID-19 sembra essere molto più alta in Italia?
3. Come si mettono insieme queste due osservazioni apparentemente in contrasto tra loro?

Provo a rispondere con tre ipotesi.

Ipotesi #1. L’infezione si diffonde più rapidamente negli USA perché c’è meno isolamento, e la letalità americana aumenterà presto per raggiungere i livelli italiani. L’ipotesi cozza col fatto che la letalità calcolata negli USA è rimasta simile tra il 10 marzo ed oggi (tra il 2 ed il 2.5%), mentre secondo questo modello sarebbe dovuta aumentare da tempo.

Ipotesi #2. L’infezione si diffonde di più negli USA perché c’è meno isolamento, ma la letalità in Italia è più alta per problemi specifici della sanità italiana. Di questo ho parlato nel post “Perché tanti morti in Italia”, ma è difficile credere che la gestione clinica della stessa malattia dia un risultato così diverso in due paesi dove si pratica lo stesso tipo di medicina.

Ipotesi #3. L’impressione di una diffusione rapida di SARS-CoV-2 negli USA nasce dalla enorme capacità di fare tamponi, che ha permesso di diagnosticare molti casi che altrimenti sarebbero rimasti sommersi. Questa ipotesi spiegherebbe anche l’apparente alta letalità italiana postulando un numero molto alto di infezioni non diagnosticate.

La ipotesi #3 è supportata dalla osservazione, comune ad USA e Italia, che quando si aumenta la “capacità diagnostica” del sistema (in altre parole, quando si fanno più tamponi) si trova un numero sorprendentemente alto di positivi.

Come si confermerà se la ipotesi #3 è giusta?

Semplice: attraverso studi sierologici a tappeto della popolazione nel periodo post-pandemia (o, ancor meglio, cominciando fin da adesso).

Quali sono le IMPLICAZIONI PRATICHE dell’ipotesi #3?

Ce ne sono due importanti, e sono entrambe BUONE NOTIZIE.

La prima è che, se i casi non-diagnosticati di infezione con SARS-CoV-2 sono molto numerosi, la letalità reale di COVID-19 sarebbe molto più bassa di quanto calcoliamo adesso, probabilmente sotto l’1%.

La seconda è che il livello di immunità verso SARS-CoV-2 nella popolazione sarebbe più alto di quanto si pensi, così rendendo meno drammatica la possibilità di una seconda ondata di COVID-19 alla “riapertura” delle porte (che non possono rimanere chiuse per sempre) o con il tornare del freddo, che è il clima preferito dai Coronavirus.

Ricordo che molti centri, tra cui il nostro, stanno lavorando furiosamente per mettere a punto test sierologici ad alta sensibilità e specificità, che saranno fondamentali per gestire la TRANSIZIONE dalla fase della pandemia a quella dell’endemia evitando disastri tanto alla salute pubblica quanto all’economia.

Di questi argomento -- ed in particolare delle analisi sierologiche -- torneremo a parlare in dettaglio nei prossimi giorni e... lo faremo con un paio di SORPRESE che ho in serbo per coloro che seguono questa pagina."

 

" La nostra gioventù ama il lusso,è maleducata,se ne infischia dell'autorità e non ha nessun rispetto per gli anziani. I ragazzi d'oggi sono tiranni.Non si alzano in piedi quando un anziano entra in un ambiente,rispondono male ai loro genitori. "

Socrate 469-399 A.C.

“Oggi il padre teme i figli. I figli si credono uguali al padre e non hanno né rispetto né stima per i genitori. Ciò che essi vogliono è essere liberi. Il professore ha paura degli allievi, gli allievi insultano i professori; i giovani esigono immediatamente il posto degli anziani; gli anziani, per non apparire retrogradi o dispotici, acconsentono a tale cedimento e, a corona di tutto, in nome della libertà e dell'ugualianza, si reclama la libertà dei sessi”

La citazione è tolta dal libro VIII de "La Repubblica" di Platone, vissuto dal 428 al 347 prima di Cristo.

"Non ho più speranza alcuna per l'avvenire del nostro paese se la gioventù d'oggi prenderà domani il comando,perchè è una gioventù senza ritegno e pericolosa. Quando ero giovane mi sono state insegnate le buone maniere e il rispetto per i genitori , oggi invece vuole sempre dire la sua ed è sfacciata. "

Esiodo vissuto 720 anni prima di Cristo.

"Il nostro mondo ha raggiunto uno stadio critico. I ragazzi non ascoltano più i loro genitori. La fine del mondo non può essere lontana. "

Un sacerdote Egizio 2000 anni A.C.

" Questa gioventù è guasta fino in fondo al cuore. Non sarà mai come quella di una volta.Quella di oggi non sarà capace di conservare la nostra cultura...."

La citazione è stata scoperta in una cava di argilla tra le rovine di Babilonia 3000 anni A.C.

Conclusione: non c'è nulla di nuovo sotto il sole! Bisognerebbe preoccuparsi di meno e occuparsi di più dei giovani. Specie ora al tempo del coronavirus durante il quale stanno dimostrando senso di responsabilità e in molti casi sono in prima linea tra il personale medico -infermieristico , nel volontariato , tra i militari etc. Si sente spesso dire che i giovani di oggi sono senza ideali, superficiali ed egoisti che pensano solo a se stessi. Invece non è così perchè loro  vivono il proprio tempo, quello di oggi. Un tempo che non può essere paragonato ad altri tempi . Un esempio per tutti è quello della capacità che hanno di velocizzare la scrittura e l'invio dei messaggi  dal loro smarfone e capire velocemente il funzionamento dei programmi del pc e le app dei cellulari. Quanti di noi che critichiamo i giovani saremmo capaci di farlo ? Ma questo è solo uno degli esempi che si possono citare come la loro capacità di viaggiare, muoversi,adattarsi ai nuovi ambienti etcc. Se avessimo un pò più di senso storico, non vivremmo in retromarcia, non cadremmo nel "complesso del gambero". Non saremmo "tarantolati" da inutili pensieri lagnosi. Saremmo più simpatici a tutti, a cominciare dai nostri ragazzi!

Una telefonata ai nove prefetti dell'Isola per esortali a intensificare la presenza delle Forze dell'ordine nei centri urbani, con sanzioni gravissime nei confronti di chi si fa trovare in giro senza avere una giustificazione accettabile. L'ha preannunciata il presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci, intervenendo nel corso della trasmissione Omnibus in onda su La7.
«Sono molto preoccupato - ha affermato il governatore - per l'atteggiamento di relax che ha assunto la popolazione del Sud, e in particolare quella della Sicilia, negli ultimi giorni. Finora abbiamo osservato rigorosamente le norme, secondo cui bisogna restare a casa. Ma ora c'è una sorta di 'liberi tutti', con l'errata consapevolezza che il peggio sia passato e con il fatalismo tipico e l'aria scanzonata di noi meridionali che ci possiamo concedere anche il lusso di un passeggiata di un'ora. Chi fa questo è un irresponsabile che mette a rischio la propria vita e quella degli altri».
E ancora: «Dobbiamo fare ancora qualche settimana di sacrificio se il picco deve arrivare dobbiamo evitarlo, altrimenti vanifichiamo gli sforzi incredibili di tantissime famiglie che non possono più fare la spesa e che hanno spento persino il frigo perché non hanno più nulla da conservare».
Musumeci ha ricordato le misure fin qui disposte e comunicato gli ultimi dati sulla diffusione della pandemia in Sicilia. «Abbiamo adottato, fin dall'inizio - ha puntualizzato - una linea di rigore che finora ha pagato, ma sappiamo benissimo che il picco deve arrivare e lo aspettiamo per la metà di aprile. Abbiamo finora 1.718 positivi, 72 pazienti in terapia intensiva e 86 guariti e abbiamo registrati 88 perdite con quattro zone rosse».
Tra i provvedimenti, la limitazione degli ingressi dallo Stretto di Messina: «Da diverso tempo - ha ricordato il governatore - abbiamo limitato gli accessi nell'Isola anche con i traghetti che da 24 sono passati a 4 corse giornaliere. Siamo fermamente convinti che le due settimane che arriveranno saranno quelle determinanti ed è in questo momento che bisogna tenere alta la guardia. Abbiamo anche limitato - ha spiegato Musumeci - le corse dei treni e gli aerei arrivano soltanto da Roma Fiumicino. Dobbiamo convincerci che, in questo momento, ogni siciliano deve rimanere dove si trova».
Infine, il tema dei dispositivi individuali di protezione, che sono insufficienti per le esigenze degli operatori sanitari duramente impegnati per contenere la diffusione del contagio e assistere i pazienti ricoverati negli ospedali siciliani. «L'unità di crisi nazionale - ha concluso - si era presa l'incarico di distribuire alle periferie il materiale di protezione, ma anche i ventilatori, necessari per realizzare i posti di terapia intensiva. Sono arrivati in maniera insufficiente e inadeguata. Ci sono stati degli errori iniziali, che hanno creato un diffuso malessere soprattutto tra gli operatori sanitari e di cui adesso è bene non si parli, perché in tempo di guerra non si fanno processi».

Coronavirus, via a screening ematico al Policlinico di Catania
Catania è possibile individuare la presenza di anticorpi del Covid-19 nel sangue, con una risposta in 15-20 minuti, grazie allo screening ematico, un metodo già testato in Cina, avviato nel laboratorio di ricerca del Policlinico universitario. "Il dato ottenuto con l'analisi del sangue su anticorpi IgG e IgM - spiega il prof. Nunzio Crimi, ordinario di Malattie dell'apparato respiratorio - ci permette di avere un quadro clinico più completo e soprattutto di definire i casi di polmonite da Covid da quelli no-Covid e di individuare i soggetti asintomatici. Il laboratorio può effettuare anche 100 dosaggi al giorno e ha già avviato una collaborazione con i reparti Malattie infettive del San Marco e di Medicina d'urgenza del Policlinico. Lo screening ematico - sottolinea il prof. Crimi - ci permette di ottenere una risposta in 15-20 minuti sulla presenza nel sangue degli anticorpi IgG e IgM rivolti al Covid-19. Questo dato non sostituisce, ma si integra con quello del tampone. + molto utile perché in tempi brevi possiamo effettuare una diagnosi da Covid-19, aumentando così la sensibilità diagnostica. E ci consente, inoltre, un migliore monitoraggio dei pazienti affetti da Covid e anche di individuare i soggetti asintomatici perché il dosaggio mi consente di classificare e di definire l'ipotesi di positività del soggetto asintomatico. Ovviamente - sottolineare il prof. Crimi - il dato dello screening ematico si aggiunge agli altri per un quadro clinico più completo e quindi al dato epidemiologico relativo ai contatti con altre persone positive; al dato sintomatologico (febbre alta, astenia, dolori muscolari, rinocongiuntivite, mal di gola, affanno respiratorio nella fase più acuta); al dato del laboratorio, il tampone; all'esame radiologico, la tac al torace".

fonte CataniaToday



 

Sono due le manovre su cui sta lavorando il governo. Da un lato, si sta pensando nell'immediato alle imprese con un maxi-piano per aumentare le garanzie pubbliche e dare liquidità, anche alle aziende più grandi, per oltre 500 miliardi. E dall'altro, si sta cercando di predisporre un decreto, che arriverà a ridosso di Pasqua, che prevede interventi mirati per chi ha avuto più danni con l'emergenza Coronavirus, dagli autonomi alle piccole attività che hanno dovuto chiudere, che potrebbero vedere salire il bonus, alle famiglie, comprese quelle più in difficoltà e chi "non ha niente", che potrà chiedere il nuovo reddito di emergenza, per il quale il governo punta a stanziare fino a 3 miliardi.

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«La nuova circolare del ministero dell’Interno in Sicilia non si applica. Mi riferisco alla possibilità che viene concessa ai minori, soprattutto, di poter fare, in compagnia di un genitore, la passeggiata vicino casa».E' la dichiarazione che il presidente della Regione ha reso alla stampa subito dopo la pubblicazione della circolare del ministero dell'interno .«Io ho l’impressione che in Sicilia si sia perso il punto di riferimento, nel senso che siamo tutti convinti che il peggio sia già passato e quindi possiamo permetterci anche qualche lusso.  Non è così. Non lasciamoci condizionare dalle notizie che arrivano dal Nord», continua il presidente Musumeci. «Dobbiamo rimanere a casa – prosegue il governatore – perché rischiamo di bruciare tutti i sacrifici fatti in questo mese. Dobbiamo resistere ancora qualche altra settimana. Vedo molta gente in giro, soprattutto nei grandi centri e questo è davvero un comportamento irresponsabile, sotto ogni aspetto. Ecco perché continuo a seguire la linea del rigore e della fermezza. Mi dispiace».

In un comunicato stampa la direzione dell'Asp di Enna ha fornito i numeri del contagio nel territorio. " "All'Umberto I, ospedale Covid del territorio, a oggi 57 pazienti positivi ricoverati (di cui 5 in terapia intensiva e 10 in semi intensiva). Si aggiungono a questi una cinquantina di altri pazienti ricoverati in attesa di esito di tampone. Sette pazienti, da considerarsi guariti in attesa di negativizzazione del tampone, verranno invece domani trasferiti in un altro presidio ospedaliero. Undici i deceduti con coronavirus accertati fin qui nella struttura ospedaliera ennese, che dispone, allo stato attuale, di 28 posti letto (tra intensiva e semi intensiva) e altri 120 posti letto divisi in tre zone di ricovero denominate Covid1, Covid 2 e Covid 3." Nel comunicato la direzione specifica il dato realtivo all'incidenza dei positivi.

"In riferimento poi, alla alta incidenza dei positivi nella provincia di Enna, si vuole specificare che il valore viene falsato sia dall’alto numero dei positivi dell’Oasi di Troina, che dal focolaio dell’area dei Comuni di Agira, Leonforte e Assoro, che da soli ammontano a circa il 75 % dei casi rilevati in Provincia, che altrimenti avrebbe un numero di casi in linea, se non più basso rispetto al reso della Regione Siciliana.
Si è notata, negli ultimi giorni, una stabilizzazione del numero di pazienti che necessitano di ricovero, per cui si ritiene che il plateau di cui parla l’Istituto Superiore della Sanità possa essere stato raggiunto anche nella nostra provincia.Per garantire l’assistenza a tutti i pazienti sono stati inseriti nei turni tutti i medici presenti in ospedale a prescindere dalla disciplina di appartenenza dando prova di grande professionalità e di dedizione totale alla cura dei pazienti. Per tale motivo, la Direzione non può fare altro che ringraziare tutto il personale medico, infermieristico ed ausiliario per la grande disponibilità dimostrata a totale servizio dei pazienti ricoverati".