Uomini e donne anche del passato come il regalbutese Serafino La Manna che ha gettato il seme della più importante scuola di scherma italiana. O il sacrificio del partigiano “fiamma” Vincenzo Gamiddo poco più che vent’enne fucilato da tedeschi. E come non ricordare i tre garibaldini Francesco Catania (brigata Eber), Vito Verzì (brigata Eber) e Vito Vicino (brigata Corrao). Tutti e tre eroi che contribuirono a fare l’Italia, ma che la Patria e il proprio paese nativo hanno dimenticato. Uomini di oggi e di ieri conosciuti e sconosciuti , dimenticati e non abbastanza valorizzati, così come è stato dimenticato l’orgoglio di sentirci regalbutesi, l’orgoglio di ribellarci così come abbiamo fatto nel 1848, l’orgoglio di sentire forte il senso di appartenenza al territorio e lottare per migliorarlo per farlo progredire,farlo crescere. Ci hanno spogliato. Ci hanno spogliato via via di tutto,continuano a spogliarci eppure non reagiamo. Ci hanno tradito non solo per il parco tematico. Continuano a tradirci eppure da noi non avviene nulla. Nessuna reazione. Indifferenza. Silenzio.Fatalismo. Continuiamo ad aspettare,ad accontentarci delle mediocrità. Quello che Vito Cardaci ci ha voluto dire con il paragone tradimento/Angela favolosa cubista è forse la denuncia più forte che una comunità possa aver ricevuto. La nostra società fino al 1987 era una società in ascesa. Regalbuto era la più progredita tra le città a nord di Enna, da lì in poi è iniziato un lento e inesorabile declino socio/economico che oggi si traduce in divisioni sociali e politiche, nel proliferare di pregiudizi , nell’esercizio continuo di non valorizzare ciò che è nostro, di ciò che ci appartiene. ."Guardare avanti per migliorare evitando di invecchiare incazzati." E’ il messaggio finale di quel vecchio seduto sulla panchina che muoveva il suo bastone come il pendolo di un orologio. Un messaggio di speranza . La speranza di poter riemergere e per farlo c’è bisogno dell’aiuto di tutti .. Non c’è bisogno dell’arroganza dell’orgoglio. C’è bisogno dei giovani come dei vecchi .Non c’è bisogno di divisioni perché ne abbiamo avuto già abbastanza. La strada sarà lunga e non so se avrò la fortuna di poter rivedere una comunità unita e solidale così come l’ho vissuta in passato ma sono certo che riusciremo a ritrovare la strada con la buona volontà di tutti.
Riflessioni sull' "albero di Giuda". L'opinione di....
Forse bisognerebbe approfondire ancora di più i temi che sono emersi dalla proiezione del film documentario “ L’albero di Giuda” di Vito Cardaci. C’era tutto : il populismo, il tradimento politico, l’indifferenza e la grave situazione sociale che attraversa Regalbuto . In particolare ciò che ha attirato la mia attenzione sul documentario di Vito Cardaci è stato il passaggio/paragone/denuncia che spero non sia passato inosservato non solo agli spettatori che erano presenti al cine Urania: l’indifferenza sociale dei regalbutesi verso il tradimento delle speranze che ognuno aveva riversato sul “parco tematico”e la folla osannante di giovani in piazza che ballavano sotto il palco dove Angela favolosa cubista si esibiva nella piazza di Regalbuto. Ritengo che quella di Vito sia una forte denuncia che non deve passare inosservata o meglio che non deve essere “evitata” perché Vito nel dialogo del carrubo ha affrontato l’aspetto sociale a parer mio più forte , quello che investe tutti noi , che nasce da lontano. Egli pone l’interrogativo del perché la gente di Regalbuto non ha reagito al tradimento e perché non reagisce ad altri piccoli tradimenti . La nostra città oggi è attraversata da un disagio sociale piuttosto evidente dal quale si fa fatica ad emergere anche se non mancano esempi di uomini e donne che con la loro passione raccontano e scrivono libri, emergono a livello regionale e nazionale nello sport,nell’arte e come nel caso di Vito nel cinema, nella medicina,nel mondo economico, nella politica, nella cultura come i giovani di Holden Magazine,un tempo nella plastica,nell’artigianato e nel commercio.
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