Articoli filtrati per data: Gennaio 2025
La Sicilia la Regione con la maggiore "povertà educativa"
Sono la Sicilia e la Campania a detenere il triste primato delle regioni italiane con la maggiore “povertà educativa”, cioè quelle in cui è più scarsa e inadeguata l’offerta di servizi e opportunità formative che consentano ai minori di apprendere, sperimentare, sviluppare e far fiorire liberamente capacità, talenti e aspirazioni. Fanno da contraltare Lombardia, Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia, le aree più “ricche” di offerta formativa ed extracurriculare per i minori. Questo il ritratto a chiaroscuro di un’Italia lontana dai target europei, in cui le opportunità per bambini e adolescenti sono esigue sia a scuola che fuori, come emerge dal rapporto inedito di Save the Children Liberare i bambini dalla povertà educativa del 2016. In Sicilia è scarsa l’offerta di servizi all’infanzia, con una percentuale del 6 % di bambini tra gli 0 e i 2 anni riesce ad andare al nido o usufruisce di servizi integrativi, a fronte di una media nazionale del 13%, ma addirittura è la regione con la peggiore offerta di mense scolastiche in Italia (non ne usufruiscono l’ 80% degli alunni, contro la media nazionale del 48% ). La regione ha un altro primato negativo per quanto riguarda il tempo pieno nelle scuole primarie (non presente nel 92% delle classi, 68% il dato nazionale), mentre si allinea per quelle secondarie di primo grado (79% delle classi ne è privo a fronte dell’80% in Italia). In Sicilia è scarsa l’offerta di servizi all’infanzia, con una percentuale del 6 % di bambini tra gli 0 e i 2 anni riesce ad andare al nido o usufruisce di servizi integrativi, a fronte di una media nazionale del 13%, ma addirittura è la regione con la peggiore offerta di mense scolastiche in Italia (non ne usufruiscono l’ 80% degli alunni, contro la media nazionale del 48% ). La regione ha un altro primato negativo per quanto riguarda il tempo pieno nelle scuole primarie (non presente nel 92% delle classi, 68% il dato nazionale), mentre si allinea per quelle secondarie di primo grado (79% delle classi ne è privo a fronte dell’80% in Italia).
Contrasto alla povertà educativa. Entro l'1 febbraio la presentazione delle domande.
Sono stati pubblicati sul sito dell’Agenzia per la Coesione territoriale gli avvisi per gli Enti operanti nel Terzo Settore per il contrasto alla povertà educativa. Si tratta di un’azione prevista dal Piano Sud 2030, la cui attuazione è affidata all’Agenzia stessa.I progetti proposti dovranno essere attuati in luoghi circoscritti delle regioni del Mezzogiorno (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia) o delle regioni Lombardia e Veneto (in quanto più colpite dalla pandemia), caratterizzati da disagio socio-economico e difficoltà nell’accesso, adeguata fruizione o permanenza in percorsi educativi di minori, per motivi di contesto sociale, familiare e fragilità individuale.Le proposte dovranno essere formulate da partnership costituite e coordinate da Enti del Terzo Settore (ETS), anche insieme ad altri ETS e soggetti pubblici, che abbiano capacità e esperienza in tale ambito di intervento sociale e radicati nella comunità di riferimento in cui gli interventi si realizzeranno.
I dettagli della misura sul sito del Ministro per il Sud e la Coesione territoriale.
Le domande dovranno pervenire entro e non oltre le ore 12:00:00 del 1° febbraio 2021, compilando correttamente ed integralmente la modulistica prevista dall’Avviso ed utilizzando esclusivamente il portale: https://terzosettore.agenziacoesione.gov.it.
Fonte: Ministro per il Sud e la Coesione territoriale
Un pò di storia del carnevale di Regalbuto.
Quanto peserà nel 2021 la mancanza della 74^ edizione del Carnevale ? Forse tanto , forse poco ma si sa che la "festa" è uno degli appuntamenti più attesi per i regalbutesi . Abbiamo lanciato l'idea di far rivivere il Carnevale dalle foto , dai video delle passate edizioni . Noi ogni settimana sulla pagina Eventi trarrermo spunto per accennare in piccole pillole, una tradizione che dura da più di 130 anni. ............" Inizialmente, i principi ispiratori di questa manifestazione si basavano sulla magia: eliminare il male che si accumulava durante la stagione invernale, propiziare la fertilità delle campagne, del bestiame e anche delle donne. Agli inizi del Novecento i Regalbutesi celebrano il carnevale in modo trasgressivo e burlesco e, sempre più, esso assume le caratteristiche di una celebrazione di un mondo alla rovescia, per rompere in modo satirico, con la rigidità dei costumi dell’epoca. Oggi, per certi versi, il carnevale regalbutese significa il curioso retaggio del passato, ma è soprattutto una simpatica divagazione che stuzzica tutti. Immersi in un bagno di folla allegra e ballerina, fra giochi di luci e colori, dove impazzano il ritmo della musica e i sacchi di coriandoli, fra maschere, contradanze e carri allegorici, in questi giorni, è impossibile che qualcuno possa avere malinconia o pensieri tristi. Il Nostro Carnevale continua con innovazione e spettacolo e c’è solo un modo per scoprirlo: partecipare! " Tratto dal sito web " Carnevale di Regalbuto"
'Ndragheta. Cesa di dimette da segretario dell'UDC - " Sono estraneo ai fatti".
Italpress - C’è anche il segretario nazionale dell’Udc, Lorenzo Cesa, tra gli indagati nell’ambito di una maxi operazione contro la ‘ndrangheta, coordinata dalla Procura Distrettuale di Catanzaro. A renderlo noto è lo stesso Cesa, annunciando le dimissioni: “Ho ricevuto un avviso di garanzia su fatti risalenti al 2017. Mi ritengo totalmente estraneo, chiederò attraverso i miei legali di essere ascoltato quanto prima dalla Procura competente. Come sempre ho piena e totale fiducia nell’operato della magistratura. E data la particolare fase in cui vive il nostro Paese rassegno le mie dimissioni da segretario nazionale come effetto immediato”.
SALVO CARDACI HA RASSEGNATO LE PROPRIE DIMISSIONI DA COORDINATORE TECNICO DELL'H.C. MASCALUCIA.
In un comunicato la società sportiva Handball club Mascalucia, ha comunicato di aver accolto le dimissioni di Salvo Cardaci dal ruolo di coordinatore tecnico." La sofferta decisione è stata comunicata dal tecnico in un colloquio avvenuto ieri sera alla presenza dei vertici della compagine societaria nella quale ha ribadito i motivi secondo cui riteneva corretto fare un passo indietro.Dimissioni fermamente respinte in un primo momento dal sodalizio del presidente Sergio Pagano. Alla fine però Cardaci non ha cambiato idea e quindi la società è stata costretta ad accettarle e ha comunicato la decisione del suo ex allenatore attraverso il proprio sito ufficiale .
ARS .Via libera all'esercizio provvisorio.
Via libera all’Assemblea regionale Siciliana al Ddl sull’esercizio provvisorio. La legge è passata con 39 voti favorevoli, 14 astenuti e sei contrari. Una capigruppo adesso stabilirà l’ordine dei lavori per il prosieguo della settimana.
L’esercizio provvisorio per il 2021 autorizza lo sblocco della spesa regionale di circa 231 milioni di euro fino al 28 febbraio, data entro la quale interverrà l’approvazione del bilancio di previsione e della legge di stabilità per il 2021. Si tratta della prima applicazione dell’intesa conclusa con lo Stato il 14 gennaio scorso.
Oltre a sbloccare le spese di funzionamento della Regione Siciliana, la legge sull’esercizio provvisorio finanzia in dodicesimi la spesa degli enti pubblici regionali, i contributi per la gestione di parchi e riserve naturali, consente il pagamento della quarta trimestralità relativa alle spese di funzio-namento degli enti locali siciliani oltre a riattivare una serie di servizi essenziali come i contributi ai portatori di disabilità e per le modalità di contrasto al COVID 19.
Interventi sono previsti anche in favore dei teatri, musei ed altre attività culturali oltre alle attività sportive e turistiche. La legge approvata istituisce, presso la Regione Siciliana, il Collegio dei Revisori dei Conti, organo di controllo contabile che consentirà la verifica sulla spesa regionale.
Con l’approvazione dell’esercizio provvisorio il Governo dovrà compiutamente definire le misure del piano di risanamento e di riqualificazione della spesa in attuazione dell’accordo stipulato con il Governo nazionale, in modo da approvare entro il 28 febbraio la legge di stabilità in seno alla quale saranno previste specifiche misure di contenimento e razionalizzazione della spesa corrente regionale, misure già avviate dal Governo regionale nell’ultimo triennio che verranno quindi struttu-rate in termini puntuali.
(ITALPRESS).
Razza. " In Sicilia richiamo vaccini non a rischio."
(ITALPRESS) – “Non sono a rischio i richiami dei vaccini in Sicilia, perchè eravamo stati prudenti seguendo tutte le linee guida provenienti dal ministero della Salute e dal commissario nazionale. Però non c’è dubbio che i ritardi e gli impegni non mantenuti da Pfizer meritino una reazione. A livello nazionale si è ipotizzata un’azione legale, la Sicilia la sosterrà, la sosterranno tutte le Regioni italiane”. Lo dice l’assessore alla Salute della Regione Siciliana, Ruggero Razza.
“Intanto, però, chiediamo all’Ema e alle istituzioni comunitarie di fare presto – aggiunge -. I cittadini europei, quindi gli italiani e i siciliani, non possono accettare l’idea che in altri Paesi del mondo si possano utilizzare vaccini che da noi non sono autorizzati. Da questo punto di vista sosteniamo l’azione del ministro Speranza: sicurezza e regole rispettate nella certificazione dei farmaci, ma servono anche rapidità e velocità. I cittadini vogliono vedere la luce in fondo al tunnel, ma non vogliono che sia un miraggio”.
Cento anni fa nasceva il Partito Comunista Italiano.
AGI . Emanuele Macaluso in uno degli ultimi discorsi , prima di passare a migliore vita giusto oggi , continuava ad affermare che la "questione sociale" è alla base del fare politica della sinistra e lamentava il fatto che la sinistra di oggi fosse diventata piuttosto sbiadita. Il 21 Gennaio 1921 al Congresso di Livorno del Partito socialista, infatti, la minoranza di sinistra rompe con il resto del movimento e fonda il Partito comunista d'Italia. L'Avanti!' saluta la scissione con un titolo al vetriolo: "L'inesorabile volontà di Mosca si è compiuta". Personalmente ( data la mia età) ho indelebili ricordi degli uomini e donne che a Regalbuto facevano parte del PCI. La bandiera rossa con falce e martello sempre esposta davanti alla sezione , la festa dell'Unità , ma ciò che ricordo ancora erano i discorsi appassionati che quegli uomini contrapponevano alla Democrazia Cristiana e agli altri partiti. Qui voglio ripercorrere le tappe salienti di un partito o meglio di una sinistra che anche secondo me ha smarrito quella questione sociale a difesa dei lavoratori e dei più deboli che ha lasciato spazio invece a un liberismo economico a tutto vantaggio delle lobbie.
Dalla scissione di Livorno alla Bolognina
Il Pci del 1921 era sicuramente diverso da quello del secondo dopoguerra e poi da quello della 'svolta della Bolognina'. L'ultimo segretario del Partito comunista italiano, Achille Occhetto, sottolinea che "a Livorno era nato un partito leninista, strettamente legato all'idea fondamentale di difendere la Rivoluzione russa". Ma oggi "il Pci di cui parliamo tutti, è profondamento diverso, perché è quello rifondato dopo il 1945". Un partito che, nel frattempo, spiega Occhetto, aveva modificato la sua "concezione dello Stato", aveva un "differente il rapporto con la democrazia rappresentativa" e "concepiva la Costituzione non solo come legge da rispettare, ma come l'orizzonte nel quale collocare la via italiana al socialismo".
Poi, aggiunge Gianni Cuperlo, con Berlinguer il partito si aprì "alla stagione dei movimenti, al pacifismo, ai germi della cultura ambientalista che si sarebbe sviluppata negli anni successi,
all'attenzione per i diritti della persona". E tenne la 'barra' della democrazia dritta "con il contrasto alla deriva eversiva, che si manifestò anche a sinistra in quegli anni".
Una lettura che, tuttavia, non convince Rino Formica. "Si tratta - chiede l'ex ministro del Psi - di una data da dimenticare o da celebrare? Io non sono un celebrante, ritengo che ebbe ragione Saragat quando fu chiamato ad esprimere un giudizio su fascismo e comunismo e disse: 'il fascismo è la vergogna del capitalismo, il comunismo la tragedia del socialismo'". Formica, poi, invita ad approfondire "cosa fu il Pci tra il 1926 e il 1944, quando di fatto era la sezione italiana del Pcus. Il Togliatti che torna in italia nel 1944, era certamente il Togliatti della scissione del '21, del Comintern, però è anche il Togliatti dell'Hotel Lux di Mosca", uno dei luoghi simbolo delle 'purghe' staliniane. Dunque si faccia "uno sforzo per farci capire cosa fu il Pci tra il 1926 e il 1945, perché è la parte che poi spiega il dopo '45: fu una vera adesione alla democrazia o fu semplicemente una accettazione delle condizioni che si erano create, in accordo col Pcus?".
Gli errori, a cominciare dall'Ungheria
Sia Occhetto che Cuperlo individuano, comunque, alcuni errori commessi dal partito. Per l'ex segretario del Pci la mancata condanna dell'invasione sovietica dell'Ungheria nel 1956 è il principale: "Siamo stati diversi ma non innocenti, perché abbiamo condiviso molte scelleratezze del blocco sovietico", sottolinea l'ex segretario del Pci. "Allora - continua - ero segretario di un circolo universitario, avevo 20 anni, e scrissi il primo documento della mia vita con titolo 'Il furore alberga nel cuore dei giovani comunisti'".
Oltre a quell'evento, Cuperlo aggiunge: "Il limite fu l'errore di non avere ben compreso la svolta che stava investendo l'Occidente: le vittorie della destra con Thatcher e Reagan, aprivano la stagione del neo-liberismo e archiviavano quella dell'economia keynesiana. Ci fu un ritardo e un limite nella comprensione di questi processi e forse questo ebbe a che fare con il declino politico del partito".
Le opinioni di Formica da un lato e di Occhetto e Cuperlo dall'altro, divergono anche sul rapporto che il Pci ha avuto fino alla fine con il Partito comunista sovietico. "La critica vera al comunismo internazionale dell'Urss - attacca l'ex ministro - gli eredi del Partito comunista l'hanno fatta solo quando è caduto il comunismo internazionale. Non c'è stato un distacco prima del comunismo italiano, non è diventato revisionista, se non quando il Pcus scompare". Ma Cuperlo, che si è iscritto al Pci nel 1976, sottolinea che, almeno la sua generazione "non ha mai messo in dubbio l'appartenenza all'Occidente, non ha mai subito il fascino delle società comuniste dell'est". Dunque "la scelta di campo era netta per noi".
La Dc risorge con Cuffaro.
FONTE : DC Sicilia . C’è spazio per la Democrazia Cristiana. Oggi più di ieri. L’ha capito Totò Cuffaro, che dopo aver chiuso con la politica – con le dimissioni da senatore, poco meno di dieci anni fa, in seguito alla condanna per favoreggiamento – torna in campo. In prima linea, fra l’altro. Ma ci tiene subito a mettere in chiaro una cosa: “Io non sono candidato, né candidabile. Mi hanno interdetto dai pubblici uffici. Questo è il mio lascito alle nuove generazioni”.
Dietro un “mi piace” su Facebook, però, si cela un incarico ufficiale: “Sono stato nominato commissario regionale di “questa” Democrazia Cristiana. Di cui fanno parte Luigi D’Agrò, Renato Grassi, Alberto Alessi. Quella dell’ultimo congresso. A cui una sentenza della Corte di Cassazione civile ha assegnato lo scudocrociato. E una sentenza non si discute. Gli altri partiti che vorrebbero appropriarsi dello scudo, piuttosto, discutono della validità di quel congresso. Ma è stato fatto vent’anni fa, quindi…”. Quindi è blindato, al sicuro. Cuffaro getta le fondamenta di questa avventura. “Sa che dopo l’approdo sui social mi hanno contattato migliaia di persone, compresi assessori e consiglieri comunali, per dirmi che vogliono farne parte?”.
Presidente, l’avevamo lasciata alla scuola di formazione. Perché questa (ritrovata) vena di competere?
“Ho messo in piedi una riflessione, che è subito diventata un ragionamento: cioè che in Sicilia c’è ancora un grande spazio che i moderati possono occupare. Ad Agrigento i tre candidati a sindaco più importanti erano moderati. Nella più grande città al voto, Marsala, ha vinto un moderato (Massimo Grillo). In questo momento la Dc è una grande emozione: noi vogliamo trasformarla in una realtà elettorale. E poi, mi lasci dire una cosa…”.
Prego.
“La Democrazia Cristiana sta soffrendo di una grande anomalia. L’idea sturziana vince dappertutto, mentre la Dc, che era l’incarnazione partitica dell’idea di Sturzo, è finita. E dopo aver dedicato 40 anni a difendere i valori sturziani, non posso lasciare che lo facciano altri”.
Al di là del voto delle Amministrative, c’è davvero un bisogno di Dc da colmare?
“Da parte di molte persone, nell’ultimo periodo, c’è ritrosia ad andare incontro ai populismi, dell’uno e dell’altro schieramento; inoltre, la gente è sfiduciata, perché non si sente più rappresentata dai partiti, e comunque non è più coinvolta nei processi della politica. Pensi che non può nemmeno scegliere i propri rappresentanti, che vengono indicati dall’alto. Questo malessere porta a una disaffezione: il risultato è che nessuno va più a votare”.
Vorreste colmare il desiderio, sopito, di tornare alle urne?
“Noi pensiamo a un’idea di partito antico, come è stata la Democrazia Cristiana, che abbia la forza e la capacità di parlare alle persone, di riaprire le sezioni, di celebrare i congressi e metterci la faccia. Che parli di valori. Io, a differenza del mio amico Micciché, penso che questo spazio ci sia, che la balena bianca non è morta. Che la politica non sia soltanto business, ma ideali”.
Quindi, a chi vi rivolgete?
“Innanzi tutto, ai 250 allievi della mia scuola di formazione. La Dc è uno strumento con cui potranno misurare il loro impegno politico. In questo momento siamo un po’ fermi a causa del Covid. Ma finita questa fase li ripoteremo in classe, insieme, perché la cosa più importante è socializzare, confrontarsi e, un domani, ritrovarsi all’interno delle amministrazioni. Il tempo c’è, e loro sono giovani. Dovranno fare l’esatto opposto di quello che ho fatto io 40 anni fa”.
Cioè?
“Noi abbiamo costruito un grande partito perché eravamo in mezzo alla gente e ci occupavamo dei bisogni della gente. Forse anche troppo… I ragazzi di oggi sono diversi e più liberi. Guardano a un partito fatto di valori, e non gliene frega nulla di avere un posto tramite raccomandazione. Preferiscono partecipare a un concorso e vincerlo. La Dc deve misurarsi con queste persone, non può più essere un partito di “scambio” come in passato. Anche se il voto di scambio, da parte nostra, era praticato in maniera artigianale. Oggi, invece, è tutto più industriale: guardi cosa è accaduto col reddito di cittadinanza. Legale, per l’amor di dio, ma pur sempre uno scambio. Nel nuovo partito vogliamo che si affermino quelli bravi, colti e meritevoli”.
Si ritiene la persona giusta a determinare questo cambiamento?
“Qualcuno dice che non lo sono, e magari avrà pure ragione. Ma non ho interessi e non sono l’utilizzatore finale: lo faccio per spirito di rivincita politica. Far rivivere la Democrazia Cristiana è la cosa più bella che posso immaginare”.
Come va la campagna sui social?
“In ventiquattr’ore abbiamo ottenuto tremila like. Vogliamo arrivare a 30 mila, poi cominceremo a strutturare il partito. Raccoglieremo le adesioni, faremo i segretari di sezione, i segretari provinciali, insomma tutto quello di cui un partito deve munirsi, ma che negli altri partiti – ad eccezione del Pd – non esiste. Nei partiti di adesso c’è il leader e nient’altro. Noi vogliamo che non ci sia un leader, ma che ci sia tutt’altro. Quando il Covid ci darà tregua, organizzeremo una manifestazione in cui i grandi della Dc ci ringrazieranno, e ringrazieranno i nostri ragazzi, per avere avuto il coraggio di riprendere il filo di una grande storia. La Democrazia Cristiana non può morire mentre vince la sua idea”.
Tra i big della politica siciliana, ha già scelto i suoi compagni d’avventura?
“Ci sono tante persone che non possono non stare all’interno di questa idea, nel senso che condividono con noi uno spazio moderato. Immagino che un pezzo di questo centro sia Idea Sicilia di Roberto Lagalla, o il Cantiere Popolare di Saverio Romano. Credo debba esserlo Italia Viva. E al di là delle cose che ha detto il coordinatore regionale Terrana, anche l’Udc dovrebbe farne parte”.
Terrana ha detto che lei e Romano non siete adeguati a rilanciare un partito.
“La nuova Dc non nasce con l’idea che “ora ci siamo noi e voi non siete nessuno”. Guai a escludere. E’ esattamente l’opposto: noi vogliamo includere, mettere insieme. Qualunque cosa abbia pensato Terrana, quel pensiero non mi appartiene. E comunque l’ho già rassicurato, dicendogli in un tweet che io sono il vecchio e lui il nuovo. Almeno sta tranquillo. Lo ripeto: non sto lavorando per me”.
L’Udc teme che questa operazione sia il trampolino di lancio per Saverio Romano alla presidenza della Regione o a sindaco di Palermo.
“Nessuno sta pensando di candidare nessuno, anche se Saverio può aspiravi legittimamente. Noi vogliamo contribuire a ricreare un’area moderata, e all’interno si deciderà chi è il migliore. Senza quest’area, i populisti di destra e di sinistra avranno vita facile. Ma intanto troviamo il modo di fare una cosa insieme. La mia Dc è anche una provocazione in questo senso. Tutto deve diventare centro”.
Presidente, un’ultima domanda da osservatore. Secondo lei il governo regionale come sta gestendo l’emergenza Covid?
“All’inizio, bene. Ma questa è una fase difficile e i contagi aumenteranno. Bisogna spingere con i mezzi e le risorse umane a disposizione. Accelerare sui tamponi: c’è gente che aspetta due settimane una prenotazione, così non ha senso. L’unica cosa che non serve è la polemica. E l’unico consiglio che posso dare è quello di avere più coraggio: per affrontare questioni delicate, non basta un disegno di legge”.
Dopo due anni di assenza esce il nuovo libro di Gaetano Amoruso.
Dopo quasi due anni di assenza Gaetano Amoruso torna in libreria con un romanzo liberamente
tratto da una storia vera dal titolo “Ribelli” edito per il tipi della GAEditori. In questa vicenda lo
scrittore di Agira narra delle gesta di una piccola associazione locale impegnata nello sgombero di
una statua della Madonna da una chiesa parzialmente crollata in una nuova ubicazione. I
componenti del piccolo gruppo imboccano un sentiero poco tracciato ritrovandosi in un luogo che
può diventare straordinario e pieno di sorprese, la vita.
Lungi da fare spoiler di qualsiasi tipo, lo abbiamo raggiunto telefonicamente per rispondere alle
nostre domande.
Gaetano, come riesci nel tuo doppio impegno di editore e scrittore? Dove trovi il tempo?
È la passione il fulcro di tutto. GAEditori mi impegna tantissimo ma se l’ispirazione fa capolino mi
fermo e torno a prendere carta e penna per mettere giù i miei pensieri.
Perché “Ribelli”?
Lo spunto parte da una vicenda realmente accaduta in Sicilia. Siamo alla fine degli anni ’90, la
mafia è incattivita dalla reazione dello Stato dopo gli attentati a Falcone e Borsellino e un gruppetto
sparuto di studenti universitari amanti dell’arte si pongono l’obiettivo di tutelare una statua
marmorea della Madonna della Visitazione, opera del Gagini, incontrando una miriade di difficoltà,
anche di tipo intimidatorio… ma questo può bastare…
Si, certo hai ragione…la pubblicazione di Ribelli è legata ad un evento?
Il romanzo vuole festeggiare i cinque anni della casa editrice fondata il 31 gennaio 2016. Nessuno
di noi (GAEditori è frutto anche dell’iniziativa di un altro scrittore, Antonello La Piana ndr) poteva
mai immaginare quello che sarebbe accaduto. Tante, tantissime gratificazioni hanno coronato questi
straordinari cinque anni e chissà cosa ci aspetta…
Così, di concerto con Antonello, abbiamo deciso di pubblicare questo romanzo per ricordare questo
periodo e la perseveranza che abbiamo avuto nel concretizzare le tante iniziative che si sono
presentate nel corso del tempo, più o meno come gli studenti di cui si scrive nel libro.
Alcune case editrici più grandi e meglio attrezzate hanno avuto qualche difficoltà nel corso
dell’anno appena passato. Come ha reagito GAEditori alle restrizioni provocate come
contromisure al Covid?
Stringendo i denti e ponendosi come unico obiettivo quello di continuare a far volare la farfalla (il
logo della casa editrice è una farfalla bicolore giallo e fucsia ndr). In silenzio e con abnegazione
abbiamo lavorato tantissimo. Il 2020 è stato per noi un trampolino di lancio verso mete più
ambiziose.
Cosa puoi dire ai lettori che vorrebbero leggere il tuo romanzo per incentivarli nell’acquisto?
Questa è la fiaba che divori quando sei innamorato, la storia che tieni accanto se ti senti perduto.
Al prossimo libro allora…
Vorrei tanto scriverlo con Eveljn Emmanuello che si è rivelata una partner eccezionale con il saggio
“La delusione di Dio”. Abbiamo già un progetto comune ma il tempo per ora ha la meglio…Ci
vuole pazienza, mi ripeto spesso, pazienza e tanto, tanto amore verso la scrittura.
L’uscita del libro è prevista per il 19 gennaio 2021.