ANSA Avrebbero alterato i dati sulla pandemia (modificando il numero dei positivi e dei tamponi e a volte anche quello dei decessi) diretti all'Istituto Superiore di Sanità, condizionando i provvedimenti adottati per il contenimento della diffusione del virus. Con questa accusa i carabinieri del Nas di Palermo e del Comando Provinciale di Trapani stanno eseguendo un'ordinanza di misura cautelare agli arresti domiciliari nei confronti di alcuni appartenenti al Dipartimento Regionale per le Attività Sanitarie e Osservatorio Epidemiologico (Dasoe) dell'Assessorato della Salute della Regione Siciliana. Ai domiciliari sono finiti la dirigente generale del Dasoe Maria Letizia Di Liberti, il funzionario della Regione Salvatore Cusimano e il dipendente di una società che si occupa della gestione informatica dei dati dell'assessorato Emilio Madonia. Nell'inchiesta è indagato anche l'assessore regionale alla Sanità della Sicilia Ruggero Razza. Oggi gli è stato notificato un invito a comparire con avviso di garanzia. E' accusato di falsità materiale ed ideologica. I carabinieri gli hanno anche sequestrato dei telefoni. L'assessore ha chiesto al presidente Musumeci di accettare le sue dimissioni.

 

 

Non è una questione di campanile , ma chi ha avuto modo di osservare le sinergie che si sono mosse nella difficile macchina delle vaccinazioni, non può che rendersi conto quanti sforzi sono stati fatti per rendere accogliente , ordinato, organizzato l'ambiente interno ed esterno della palestra della Scuola Media a Regalbuto. Duecentocinquanta vaccinazioni al giorno fino a martedì 30 marzo prossimo ( chiusi la domenica) per un totale che supera le mille persone che saranno vaccinate. Abbiamo sempre sostenuto dell'importanza della sinergia pubblico-privato per dare una spinta propulsiva a un paese che in questo momento storico rischia di invecchiare sempre di più. I meriti vanno divisi fra tutti : volontari della Misericordia, dell'Avas , la Promostand ( efficace come sempre) , il Sindaco Francesco Bivona, la Giunta comunale e i consiglieri e soprattutto i medici e infermieri dell'ASL . Ognuno per la propria parte ma giusto dare merito alle capacità intuitive e pratiche di Francesco Bivona. Vaccini in palestra , ma soprattutto screening tamponi di massa al Palazzetto dello Sport per mettere in sicurezza l'intera cittadinanza e far ripartire la macchina economica del paese. Infine vogliamo sottolineare il lavoro svolto dalla consulta giovanile ( Dennis Angemi, Chiara Oanni e Nunzio Triscari )  che in così poco tempo ha messo in piedi un sito https://sites.google.com/view/faq-regalbuto/home da dove poter attingere risposte a tutte le domande che riguardano i vaccini e le vaccinazioni e leggere i dati aggiornati sulla situazione epidemiologica di Regalbuto. Come detto le vaccinazioni saranno sospese nella giornata di domenica per poi riprendere lunedì , fino a martedì 30 marzo , ma dal continuo flusso di "ritardatari" nelle prenotazioni sarebbe legito pensare che ci potrebbe essere una coda alle vaccinazioni. Un modello da esportare ? Meglio affermare che potrebbe essere un modello da imitare da parte degli altri Comuni che in questo modo porterebbero le vaccinazioni nelle case dei propri residenti e venire incontro alle persone più anziane , ai malati , alle persone sole e a coloro che in qualche modo non possono recarsi fuori dal proprio comune di residenza.

Si lavora per completare la realizzazione  del punto vaccinazioni a Regalbuto che - da quanto preannunciato dal Sindaco Francesco Bivona - a partire da venerdì accoglierà gli over 70 e soggetti vulnerabili ai quali sarà somministrato il vaccino Astrazeneca e Moderna. Rispondendo alle domande che gli sono state poste sui social il Sindaco ha riferito che è necessario aspettare l'invio del link di prenotazione in emergenza a Regalbuto che presumiamo sarà reso disponibile al più presto per evitare il più possibile assembramenti e lunghe attese. Vogliamo ricordare che il vaccino Moderna sarà utilizzato per gli over 80 ed i soggetti fragili, mentre Astrazeneca per gli over 70  ai docenti e quanti rientrano nel piano delle vaccinazioni.  

AGI - Un’ora di colloquio fra Enrico Letta e Giuseppe Conte. Un incontro che al Nazareno viene definito "utile e positivo", sui temi della pandemia e su alcune questioni prioritarie come il piano vaccinale, con il sostegno che i rispettivi partiti possono dare al governo. Sul tavolo anche i temi europei e la necessità, sottolineata da entrambi, che il cantiere per un centrosinistra largo preveda lavori e colloqui sistematici. Ognuno è impegnato sul proprio partito di riferimento, sottolineano ancora in ambienti dem ribadendo la necessità di portare avanti un lavoro solido che inizi dalle amministrative. Con il nuovo Movimento, il Pd "sarà un interlocutore privilegiato", ha spiegato Giuseppe Conte alla fine del colloquio "molto proficuo e utile", svoltosi "in un clima molto cordiale".  Si sta lavorando, ha affermato ancora "per confrontarsi costantemente e creare la giusta sinergia, perché chi va da solo rischia di essere meno efficace ed efficiente", "a partire dalle prossime amministrative: c'è la volontà di un confronto per soluzioni ancora più efficaci ai problemi delle comunità territoriali". “Abbiamo parlato delle urgenze attuali, delle emergenze del Piano vaccinale, della necessità di sostenere famiglie imprese e lavoratori. Siamo entrambi molto preoccupati per le prospettive future rispetto alle difficoltà economiche e sociali. È importante completare il recovery plan, e abbiamo parlato della prospettiva Ue", ha concluso Conte.

Nel mio percorso di allenatore di squadre femminili di pallavolo ho sempre pensato alle differenze di metodologie e soprattutto di linguaggi che formano la relazione tra i giocatori e l'allenatore. Ho trovato interessante la relazione di Bruna Rossi in occasione di un seminario internazionale dal titolo " la donna atleta" organizzato dal Coni. Nell'articolo Stefano Lorusso ha preso lo spunto  ,  sul blog  VOLLEY PROJECT  per approfondire l'argomento in cui si toccano  i punti essenziali dellle dinamiche che un allenatore deve aver presente quando decide di allenare una squadra femminile, che qui vi propongo.

Una serie di lavori recenti si sono occupati di indagare quali siano, secondo gli atleti di ambo i sessi, le qualità peculiari che un allenatore dovrebbe possedere. Le tre caratteristiche prioritarie sono le stesse sia per gli atleti maschi sia per le femmine e privilegiano la sfera emotiva. L’autorevolezza, la capacità di comunicare e di prendersi cura dell’atleta sono le doti più apprezzate. Soprattutto le atlete ritengono che l’allenatore debba avere conoscenze tecniche elevate, energico, determinato, avere una buona capacità d’insegnare, essere “freddo” in situazioni di stress, cooperativo e voglioso di aiutare, rispettoso dell’atleta e motivato ad allenare quella squadra a prescindere dal livello. Secondo le atlete, inoltre le allenatrici incoraggiano maggiormente, sono più attente alle relazioni, hanno maggiori capacità comunicative, usano mediamente toni più pacati, sdrammatizzano l’errore e dedicano più tempo anche al di fuori dell’allenamento. Gli allenatori invece sono più strutturati e organizzati, più esigenti e con maggiori aspettative dalle atlete. Al contrario delle allenatrici danno maggiori e dettagliate informazioni tecniche, sono più aggressivi non ammettono discussioni, urlano spesso anche senza motivo apparente, pretendono più disciplina e non motivano in termini positivi. In maniera sorprendete, però il 75% delle atlete intervistate, dichiara di preferire gli allenatori maschi. Se passiamo ad analizzare quali sono le caratteristiche che differenziano gli atleti dalle atlete secondo gli allenatori di sesso maschile, troviamo un accordo elevato sulle seguenti peculiarità. Le atlete sono mediamente: Più puntuali, disciplinate e serie Prendono tutto più personalmente Entrano in “risonanza” emotiva con più facilità. Investono sulla persona intera (hanno con l’allenatore un rapporto più emozionale.) Vivono la gara come più stressante Sono più “complicate” Sono più conflittuali in situazioni di gruppo.L’allenatore è in posizione di potere e questo può determinare un’attrazione che aggiunta alla seduzione come modalità di comunicazione “tipica della donna” che rischia di provocare situazioni difficili da gestire e assolutamente da evitare.Poiché sia le atlete che le allenatrici tendono a stabilire rapporti più emotivi e personali, la relazione, normalmente è molto soddisfacente e funzionale per entrambe, ma diventa più problematica da gestire in situazioni di conflitto. Questo meccanismo può dare origine a contrasti più accesi e protratti nel tempo.Se analizziamo la letteratura recente, in campo della psicologia sportiva, si trae la conclusione che diversi fattori richiedono un approccio differente da parte dell’allenatore.

Tali fattori sono: La filosofia di allenamento Le metodiche di allenamento La capacità motivazionale Lo stile comunicativo La modalità di relazionarsi con l’atletaSi ritiene, in sintesi, che la donna – atleta necessiti, per dare il meglio di un trattamento diverso da parte dell’allenatore. Anche se non è opportuno generalizzare, è possibile fornire una serie di consigli che si rivelano utili per l’allenatore. In allenamento. Va sottolineato che in allenamento le atlete sono mediamente più disciplinate e più serie consentendo all’allenatore di lavorare in modo più sereno. Per quello che attiene al rapporto, un ascolto più attento ed una comunicazione empatica sono preferibili. Urlare, utilizzando sistemi coercitivi, non è mai utile. Tale comportamento non trova applicazione con le ragazze, soprattutto perché le rende più insicure e vulnerabili a discapito di un proficuo apprendimento. È meglio utilizzare l’autorevolezza come forma alternativa di leadership. Essere troppo aggressivi complica il rapporto interpersonale tra atleta e allenatore e fa si che le informazioni tecniche non vengono elaborate in modo corretto, causando un vissuto conflittuale sia a livello personale, “poca autostima” sia a livello relazionale nel gruppo. Il segreto sta nel saper essere carismatici, positivi, preparati e motivati. La PNL “programmazione neuro linguistica, fornisce, attraverso tecniche di comunicazione efficace un valido aiuto per gli allenatori.” È, quindi più opportuno utilizzare in maniera più accorta livelli di comunicazione, notoriamente “sotto il controllo” cosciente della persona quali il livello para – verbale ( volume della voce, timbrica, ecc..) e non verbale (sguardo, atteggiamento posturale, ecc..) che hanno un impatto molto forte sulla relazione e sono alla base di incomprensioni apparentemente inspiegabili. Per quello che riguarda in generale la relazione con l’atleta, è necessaria una maggiore attenzione alla persona nella sua interezza. Con le donne è importante non ignorare problematiche personali, extra – sportive. Un altro aspetto essenziale è quello concernente il feedback. È fondamentale: Incoraggiare Usare la tecnica del “sandwich” (informazione positiva iniziale, rilievo su quello che deve essere modificato e nuovamente feedback positivo) o, comunque premurarsi di aggiungere un supporto di tipo emotivo, è di notevole efficacia. Sdrammatizzare l’errore è importantissimo soprattutto in gara, l’atleta donna tende a colpevolizzarsi più dei maschi. È da ricordare che gli errori si correggono in allenamento. Per quanto riguarda la gestione del gruppo è importante dare un maggiore spazio alla discussione per arrivare a decisioni condivise. La tendenza a socializzare per “diadi” o comunque in sottogruppi ristretti, tipica delle ragazze, va presa in considerazione. Per evitare di sanzionare tale comportamento utilizzare la strategia della rotazione delle coppie durante gli esercizi, è un buon mezzo per ottenere una maggiore coesione del gruppo. Per quanto riguarda la gara c’è da sottolineare che la donna, tendenzialmente ha un approccio ansiogeno sia nel periodo che precede la gara sia durante la stessa. L’allenatore deve tenere in considerazione che la somatizzazione dell’ansia da performance crea modificazioni sotto il profilo respiratorio, cardiaco e nervoso, diminuendo la componente cognitiva aumentando lo stato di stress e di stanchezza generale.Il consiglio è di non caricare a livello emotivo la gara, ponendo obiettivi troppo precisi .Meglio dire: “Ragazze coraggio oggi andiamo a vincere” che “ ragazze mi raccomando oggi dobbiamo vincere”, anche l’espressione “oggi vinciamo” potrebbe creare reazioni ansiogene.Il concetto fondamentale è di avere sempre un atteggiamento positivo e di fiducia nei confronti della squadra. Nel periodo pre – gara, che si rivela essenziale per la donna, è utile utilizzare, prima di svolgere i classici esercizi di riscaldamento alcuni movimenti di ball – handling o, soprattutto per i settori giovanili dei semplici giochi con la palla. Durante la gara è importante non utilizzare mai il termine non sbagliare, cercando di essere più direttivi e meno correttivi. In conclusione possiamo considerare che allenare le donne costituisce sempre una grande opportunità per chi allena arricchendo il proprio bagaglio di esperienza e capacità di comprensione e di intervento. La diversità di approccio mentale e pedagogico in genere elementi ricerca e crescita continua.

 

In Sicilia la percentuale delle scuole i cui insegnanti di sosteno hanno frequentato corsi specifici in materia di tecnologie educative ( dati riferiti all'a.s 2018/2019) è la seguente: l'11% delle scuole non ha nessun insegnante, il 61% solamente alcuni  e solamente il 28,50% delle scuole siciliane vi sono insegnanti che hanno frequentato corsi specifici. Di recente in una trasmissione televisiva il neo ministro della pubblica istruzione Patrizio Bianchi ha anche sottolineato di voler ripartire , dopo il Covid, dai ragazzi più fragili per costruire una scuola che sia più inclusiva. E' senza dubbio un ottima notizia ma dai dati delle scuole siciliane si può notare che solamente il 28,50 degli Istituti possono contare su insegnanti di sostegno che hanno frequentato corsi specifici. Ed è la prossima sfida che il Covid impone perchè per i minori con disabilità la socialità con gli altri compagni e gli adulti è un aspetto essenziale. Il percorso di inclusione che la scuola può realizzare, infatti, è inscindibile dalle relazioni che si sviluppano con i coetanei e dal supporto degli insegnanti. Da questo punto di vista, la didattica a distanza rende molto più difficile attuare un simile processo. La mancanza di spazi fisici di condivisione e la difficoltà di interagire attraverso la didattica a distanza costituisce un ostacolo oggettivo all'inclusione. Anche per questi motivi, la partecipazione dei minori con disabilità alla Dad è purtroppo venuta meno, per quasi uno studente su 4.Ma quanti sono in Italia gli alunni con disabilità ?

Dalla ricerca effettuata da Openpolis , sono quasi 300 mila, ovvero il 3,5% del totale, gli alunni con disabilità in Italia. Parliamo di bambine e bambini, ragazze e ragazzi che – in base ad una diagnosi redatta dalla Asl – hanno la necessità di supporto didattico da parte di un insegnante di sostegno. Proprio come i coetanei, devono essere messi in condizione di poter frequentare la scuola e di partecipare alle attività degli altri studenti. Un diritto che comporta tanti aspetti diversi, anche in base all’età del minore e al tipo di disabilità: dalla presenza di servizi nella scuola, all’assistenza di insegnanti e figure per il sostegno. A maggior ragione nella fase che stiamo vivendo, segnata dall’emergenza Covid e da tutte le difficoltà connesse, tra chiusure delle scuole e didattica a distanza.La quota di bambini e ragazzi con disabilità che frequentano la scuola è cresciuta negli anni, un dato che testimonia anche gli sforzi verso una maggiore inclusione e pone nuove sfide in questa direzione. Tra tutti gli studenti, dall’infanzia alle superiori, la percentuale di chi ha una disabilità è cresciuta dal 2,7% dell’anno scolastico 2014/15 al 3,5% attuale. Gli alunni con disabilità erano meno del 2% nel 1989 (in particolare 1,7% nelle primarie e 1,9% nelle secondarie di primo grado). Trent'anni dopo, nell'anno scolastico 2019/20, hanno superato il 4% del totale.Si tratta in quasi la metà dei casi di una disabilità intellettiva (41,9%, in calo rispetto al 45% del 2013/14). L’incremento degli alunni con sostegno, che ha interessato le scuole primarie e secondarie di primo grado negli ultimi anni, si osserva per ogni tipologia di problema, tuttavia la quota maggiore è imputabile all’aumento di alunni con disturbo dello sviluppo (...) in linea con quanto rilevato dagli studi epidemiologici internazionali. Sintetizzando, nell'anno scolastico più recente a disposizione (a.s. 2019/20), quasi 300mila studenti hanno diritto al sostegno, 13 mila in più rispetto all'anno scolastico precedente.  Il loro diritto all'istruzione si sostanzia in prerogative specifiche, previste dalla legge. Allo stesso tempo, la fase emergenziale ha comportato nuove difficoltà e sfide per l'apprendimento di tutti, e in particolare di questi bambini e ragazzi. Per i minori con disabilità la socialità con gli altri compagni e gli adulti è un aspetto essenziale. Il percorso di inclusione che la scuola può realizzare, infatti, è inscindibile dalle relazioni che si sviluppano con i coetanei e dal supporto degli insegnanti.

Parliamo di oltre 70mila bambini e ragazzi, cui fare didattica a distanza nei mesi del primo lockdown è risultato impossibile. Ma per quali motivi? Generalmente soprattutto per la gravità della propria patologia (27% dei casi). In un caso su 5, sono state citate difficoltà da parte dei familiari di collaborare nell'attivazione della didattica a distanza. In oltre uno su 6 il motivo è un disagio socio-economico della famiglia, che quindi si va a sommare a una situazione di disabilità. E' la sfida che attende la nostra Scuola e per vincerla si rende necessaria la sinergia di progettualità  che parta dalle Università , La Scuola e i Comuni .

 

Le conseguenze della pandemia hanno invaso grosso modo tutte le dimensioni della vita delle persone e quindi SWG ha cercato di capire come hanno influenzato la questione della disparità di genere. In termini di impatto generale non si rilevano particolari differenze tra uomini e donne, per entrambi ,3 soggetti su 4,  stanno soffrendo della condizione in cui ci troviamo, ma sembra che soprattutto nel mondo femminile gli sconvolgimenti dell’ultimo anno abbiano prodotto dei significativi cambiamenti interiori. Il carico dei lavori domestici è aumentato per il 28% delle donne e per una quota simile di uomini, tuttavia tra questi ultimi c’è anche un 11% per i quali tali incombenze si sono alleggerite. Le donne mostrano di aver subito maggiori contraccolpi sul piano psicologico e su quello lavorativo. Come si vedrà nella sezione dedicata, la sfera occupazionale riveste un particolare peso nell’ambito della percezione degli squilibri di genere, i quali infatti vengono associati soprattutto agli aspetti lavorativi come disparità salariali e ostacoli nel percorso di carriera. Complessivamente quasi un terzo delle donne ritiene che sulla strada della parità di genere la pandemia abbia rappresentato un freno e c’è da dire che con questa constatazione concorda anche una quota simile di uomini.

Gli squilibri che gravano sulle donne riguardano la sfera lavorativa, quelli che pesano maggiormente sono per il 48% la disparità salariale ; 37%  la mancanza di pari opportunità nel mondo del lavoro ; 32% il retaggio culturale per cui è la donna che deve occuparsi della famiglia . Dalle risposte che sono state fornite durante l'indagine si evince che durante la pandemia per oltre un quarto delle donne e degli uomini è aumentato il carico domestico, mentre per il 12% dei maschi è calato.

L’impatto negativo della pandemia accomuna uomini e donne. Il 15% ha avuto conseguenze molto pesanti. Le donne  hanno subito maggiori conseguenze sul piano emotivo e lavorativo, gli uomini più colpiti dal cambiamento della routine. La pandemia ha cambiato più le donne degli uomini, rendendole più selettive e consapevoli delle proprie virtù e debolezze. Per quasi un terzo delle donne nel periodo pandemico c’è stata una regressione sulla strada della parità di genere. C'è da sottolineare infine che la pandemia ha segnato la già problematica questione della parità di genere nella sfera lavorativa. Emerge una condizione di esacerbata vulnerabilità su più fronti. Da un lato le lavoratrici sono state più profondamente penalizzate dal protrarsi dell’emergenza sanitaria rispetto ai colleghi uomini per quanto riguarda l’evoluzione di carriera. Dall’altro, guardando al proprio futuro lavorativo, sentono di trovarsi in una condizione più incerta, il 22% infatti ritiene plausibile la possibilità di un licenziamento. Sebbene le difficoltà non siano mancate, l’esperienza dello smart working ha comportato un’ottimizzazione del binomio lavoro-famiglia per quasi la metà dei lavoratori, di entrambi i generi. L’asimmetrica relazione tra uomini e donne nella nostra società relega le donne all’interno di una cornice di ruoli marchiati da stereotipi e pregiudizi profondamente radicati nella mentalità delle persone. Al fattore culturale, sia per gli uomini che per le donne, si accompagnano carenze sul piano legislativo e un accentramento del potere nelle mani dei soli uomini. Nel concreto, l’abbattimento del gender gap, secondo il parere femminile, deve essere raggiunto attraverso misure che mirino innanzitutto a incentivare e migliorare l’inserimento delle donne nel mercato del lavoro, attraverso la parità salariale e lo slancio dell’imprenditorialità rosa, mentre per gli uomini, l’obiettivo primario è potenziare i servizi per la conciliazione lavoro-famiglia. C'è da concludere infine che sia gli uomini che le donne in generale intravedono lo spettro del licenziamento e le donne si sentono più a rischio. Le ragioni sono da ricercare sulla disparità di genere negli stereotipi , nelle carenze legislative e soprattutto nel potere nelle mani degli uomini.

8 enormi silos in cemento costruiti negli anni sessanta all'interno del porto di Catania , grazie alla street art sono stati trasformati in un grande murales di quasi 2000 metri quadrati da uno dei più grandi artisti di street art il portoghese Alexander Farto. Vhils ( il suo nome d'arte) è riuscito a dar vita a un ammasso di cemento che abbrutiva il Porto di Catania nel "più grande sguardo sul mare" ( così è stato definito) ,rappresentato dal volto di un uomo che scruta l'orizzonte quasi a volgere lo sguardo amico verso quei popoli del mediterraneo collegati alla storia della Sicilia. La street art riesce a comunicare immagini e sensazioni che diventano messaggi , trasformando il brutto e il decadente in bello. Un'arte che ha già iniziato a essere applicata in molte città e paesi del mondo e anche in Sicilia sono sempre di più gli artisti che grazie alla loro capacità comunicativa sono riusciti a far rivivere interi quartieri che hanno attirato la curiosità e l'ammirazione di tanti visitatori. Perchè non farlo anche a Regalbuto ? Riunire i talenti artistici della nostra città per progettare il bello , per comunicare la nostra cultura e le tradizioni . Si può. Si può tentare. Facciamolo. Ma chi dovrà fare il primo passo ? Quest'ultimo punto di domanda è spesse volte divenuto il nostro limite. Quella linea di demarcazione cioè oltre il quale si ha paura di oltrepassare . Ci sono interi quartieri che sebbene "trascurati" presentano ancora la vitalità che si respirava prima che le case , le stalle fossero abbandonati all'incuria del tempo. Ricordo ancora lo stupore dei miei alunni di scuola media e di alcuni insegnanti durante le nostre passeggiate nella storia dei quartieri di Regalbuto.  Pensiamo al quartiere Santa Lucia, alla Grazia , al Saracino ma altri ancora la cui conformazione urbanistica mostra i segni di una millenaria storia. Proviamoci. A noi la " provocazione" che speriamo venga raccolta . 

Chi non conosce Claudia !  Di lei Regalbuto Press ha seguito la sua arte , la capacità di trasformare in belli anche i materiali che altrimenti sarebbero smaltiti. La sua arte pittorica e decorativa richiama le tradizioni e i colori della Sicilia , sua e nostra patria di cui essere orgogliosi. La foto è un invito alla speranza , al ritorno dell'essere protagonisti per liberarci e volare alti. 

" Lei protende alta verso l'azzurro, LUI è lì, e anche altrove. Sa di noi tutti. La punta dell'erto campanile buca, con la sua croce, le nuvole che passano, qualcuna ci resta impigliata; così piange il cielo di questa primavera senza di noi; ieri non ha smesso di piangere. È possente, domina e custodisce. Noi giù, restiamo muti, silenziosi, timorosi, mediocri attori, protagonisti di una vita fa; chiusi nelle nostre case e nel nostro dolore, ma fiduciosi di riavere una parte nel film.
E, ............ passando, mi sono sentita protetta. "   ( Claudia Sassano) 

Mettere in sicurezza le persone fragili e gli anziani . E' quanto  continua a ripetere  in un suo post la professoressa Antonella Viola , virologa , i cui interventi ove invitata sono sempre improntati sulla chiarezza oltre che professionali soprattutto nell''esporre la situazione attuale del Covid-19. " In questi giorni l'ho già detto pubblicamente 3 volte (e a me non piace essere ripetitiva) e l'ho ribadito anche oggi sul Corriere della Sera mettere in sicurezza gli anziani vaccinandoli non è un'argomentazione di retorica generazionale, ma è l'unico modo per sconfiggere questa pandemia. Non è pensabile che i miei dottorandi (a cui voglio un gran bene, sia chiaro) di 23-24 anni sono stati vaccinati e molti anziani che conosco, no. Stiamo davvero sbagliando il target e allunghiamo i tempi. E mi ripeto ancora: solo mettendo in sicurezza le persone più fragili (anziani e non) possiamo pensare di ridurre la pressione ospedaliera e curare (quei pochi) che si ammalerebbero perché non ancora coperti dal vaccino. Solo così possiamo pensare davvero di "ridurre" il Coronavirus a un'influenza per tassi di decesso e pressione ospedaliera. Solo così ne usciremo tutti e prima! "