Si critica quasi sempre a sproposito o se preferite a proposito il rapporto che c'è tra la pubblica amministrazione e il cittadino. In generale esistono due linee parallele che tracciano l'idea che l'impiegato pubblico " ruba lo stipendio" : 1- Il pregiudizio ormai radicato nella maggior parte dei cittadini italiani , convinti invece che negli altri stati il funzionario pubblico funziona. 2- Il fatto che l'impiegato pubblico non riesce in tantissimi casi a mettersi a disposizione di colui che chiama " utente" piuttosto che " cliente" . Perchè tra utente e cliente la sostanza è ben diversa. Quando poi il cittadino "utente" subisce vere e proprie azioni che rasentano la vessazione su questioni burocratiche che invece possono essere facilmente risolte dal pubblico impiegato, il solco si allarga fino all'estremo. Sia chiaro che non bisogna fare di tutta un erba un fascio , anche perchè le differenze sulla qualità della pubblica amministrazione variano tra nord e sud Italia. Con un Sud piuttosto indietro in quanto a qualità e efficienza. Andare incontro al " cliente" . Era l'argomento che si discuteva già almeno dieci anni fà in quasi tutte le amministrazioni statali e nel parastato dove la parola d'ordine era quella di "lavorare in tempo reale" cercando in tutti i modi di evitare la continua richiesta di documenti facilmente reperibili negli archivi pubblici. Facile immaginare la resistenza opposta di quella parte di impiegati abituati ad accumulare arretrati. Auditor erano coloro che lo Stato o il Parastato avevano costituito per aiutare la sede di quella amministrazione pubblica a lavorare come se fosse in una azienda privata. A ben leggere alcuni regolamenti comunali  a volte ci si rende conto quanto sia incomprensibile l'atteggiamento vessatorio verso il cittadino , oppure quanto sia slegato il rapporto tra uffici pubblici e " cliente" - messo , quest'ultimo , di fronte a lacci e lacciuoli pseudo burocratici alcuni dei quali superati nel tempo. Solamente quando l'impiegato pubblico saprà mettersi nella condizione ideale di capire e risolvere il problema in tempo reale ,  si potrà parlare di servizio pubblico efficiente. C'è di più - basti guardare fuori dai confini Italiani per rendersi conto che l'efficienza pubblica è ben diversa dalla nostra e lì difficilmente sentirete esprimere giudizi piuttosto negativi su quel servizio pubblico o quel funzionario. 

 

Sono quelle iniziative che a volte ti lasciano con la sensazione che i giovani sanno trovare sempre come mettere in campo idee , che specie in tempi di Covid-19 , con la crisi che stanno attraversando bar e ristoranti , danno la certezza che con l'inventiva, i sacrifici e la buona volontà si potranno superare i momenti difficili. In pratica, Matteo, Antonio e Vincenzo,Roberto  assieme allo staff del bar ristorante  " Officina Sagarì " di Regalbuto in collaborazione con Mediterraneo Fish di Agira,  con il Sushi da asporto o domicilio , propongono i loro piatti anche ad Agira oltre che a Regalbuto. " L’officina è vicina... mai come adesso! " Scrivono sui social.  Sabato 30 gennaio le SushiRì-Box arriveranno anche nel vostro paese! Prenotazioni aperte adesso fino alle ore 18:00 di Venerdì 29/01! Potete contattare noi dell’Officina Sagarì o Giacomo Pistone di Mediterraneo Fish.Potrete ritirare le vostre sushi box presso Mediterraneo Fish (Via Francesco Crispi, 23 - Agira) Sabato dalle 18:30 alle 20:00. O farvele portare direttamente a casa vostra. 

Basta scegliete le box da 14 — 24 — 42 pezzi che ognuno vuol preferire , telefonare e il Sushi sarà servito a casa vostra.
 

L’Università degli Studi di Palermo, nell’ambito delle celebrazioni per il Giorno della Memoria, in considerazione delle restrizioni dovute alla emergenza sanitaria da Covid-19, dedica un ampio spazio multimediale in commemorazione delle vittime della Shoah.

Da mercoledì 27 gennaio dal portale web di Ateneo www.unipa.it sarà possibile accedere al sito dedicato e navigare su tre diversi percorsi tematici: Musica, Teatro e Letteratura.

“Attraverso la musica, il teatro e la letteratura il nostro Ateneo intende ricordare quest’anno la Shoah, con un importante spazio multimediale che vuole rappresentare un luogo virtuale di memoria e custodire forme di un patrimonio intangibile, culturale e morale – commenta il Rettore dell’Università degli Studi di Palermo, prof. Fabrizio Micari – Musica, teatro e letteratura, infatti, sono presenti nel progetto pensato per il Giorno della Memoria 2021 come strumenti di rimemorazione, utili cioè a recuperare il difficile passato dell’esperienza dei campi di concentramento contro ogni forma di oblio e di negazionismo. La musica, il teatro e la scrittura sono forme di testimonianza capaci di restituirci tutta l’assurdità della realtà concentrazionaria e si costituiscono come fonti preziose e utili alla storicizzazione della Shoah”. 

All’interno dei campi di concentramento la musica dei deportati si oppone, con le sue melodie e le sue cadenze ritmiche evocatrici del loro mondo interiore, alle “marce e canzoni popolari care a ogni tedesco” che rappresentano la “musica infernale” ricordata da Primo Levi come “la voce del Lager, espressione della sua follia geometrica”, di quel processo di disumanizzazione finalizzato all’annullamento dell’individuo e alla sua morte lenta. 

Il teatro, invece, nella faticosa ricostruzione mnemonica delle opere, permetteva ai deportati di recuperare il ricordo della vita vissuta, di quella realtà dai contorni sempre più indefiniti offuscata dall’orrore concentrazionario. Recitare rappresentava, nel tempo sospeso dei campi, uno dei modi per non perdere il ricordo della vita passata, dell’ordinario quotidiano. 

La letteratura completa il processo di ricostruzione della realtà concentrazionaria e ci restituisce attraverso la parola quello che in un primo tempo si riteneva indescrivibile e inimmaginabile, consentendo di reinserire le atrocità del lager in un luogo e in un tempo reali. Nessuna banalizzazione della Shoah, nessuna trasformazione dei carnefici in mostri: la storicizzazione della Shoah e con essa il valore del suo ricordo come monito per le generazioni future, parte dalla restituzione di quel momento storico in tutta la sua reale crudeltà. 

Abbiamo voluto inserire la foto del Presidente Mattarella perchè a partire da questa mattina nelle sue mani verranno consegnate le dimissioni del Presidente del Consiglio Giuseppe Contee già da domani il capo dello Stato inizierà le rituali consultazioni con le delegazioni dei partiti. Certo è che mai come in questo momento tutto poteva essere utile all'Italia che una crisi di governo. E' la conferma che ancora non siamo capaci di fronte ad una pandemia galoppante che ha mietute vittime, e alla conseguente crisi economica di unirci in un unico obiettivo, mentre invece a prevalere sono i personalismi. Assisteremo dunque al solito teatrino della politica , con la destra che vorrà andare al voto , consapevole di vincere le prossime elezioni ed eleggere il successore di Mattarella, e la sinistra che invece tenterà di allargare la maggioranza con la cosidetta quarta gamba formata da centristi o simili , quasi dimenticati nel tempo. Intanto il Covid esiste, l'Europa e i mercati finanziari ci guiardano e già strofinano le mani.

La liberalizzazione del mercato dell’energia avvenuta dal primo luglio del 2007 ha portato l’ENEL, Ente nazionale per l’energia elettricaa creare due distinte società: Servizio Elettrico Nazionale (originariamente chiamata Enel Servizio Elettrico) ed Enel Energia.

Il Servizio Elettrico Nazionale eroga energia secondo il servizio di maggior tutela, fornendo elettricità a un prezzo fissato trimestralmente dall’ARERA, l’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente, che deve provvedere a vigilare sia sul rispetto delle regole che sulla protezione del consumatore. L'energia elettrica venduta nel mercato tutelato viene acquistata dall'Acquirente Unico, che a sua volta la compra sul mercato all'ingrosso.

Chi può usufruire del servizio di maggior tutela

Il servizio di maggior tutela si applica ai clienti residenziali, ai clienti non residenziali che hanno la fornitura in bassa tensione e un fatturato annuo fino a 10 milioni di euro, e alle utenze dell’illuminazione pubblica che non scelgono un contratto del mercato libero o che rimangono senza venditore.

Il vantaggio del mercato tutelato è di garantire la trasparenza e l'uniformità nei prezzi e nelle condizioni applicate al consumatore, anche se non permette tariffe flessibili in grado di adattarsi alle esigenze particolari di una famiglia o di un'azienda, cosa che invece può accadere con le offerte del mercato libero.

La fine del servizio di maggior tutela

Dal primo gennaio 2022 non sarà più possibile sottoscrivere un contratto per la fornitura di energia con il Servizio Elettrico Nazionale a causa dell’abolizione del mercato di maggior tutela e del conseguente passaggio di tutte le forniture attive al mercato libero.

Il mercato libero è il servizio di fornitura di energia elettrica costituito da una pluralità di operatori, tra i quali l’utente può scegliere la tariffa più conveniente per le sue esigenze.

In questo tipo di regime i costi delle utenze non sono più controllati dall’Autorità di Stato, ma determinati in autonomia dalle società che offrono, in concorrenza tra loro, diverse condizioni economiche.

Prima stabilito per il primo luglio del 2020, il passaggio obbligatorio è stato poi rimandato di oltre un anno a causa della richiesta da parte dell'Autorità di aumentare i meccanismi di trasparenza e conoscenza del nuovo regime, per quanto già utilizzato da una parte considerevole di utenti. Sarà così possibile ridurre e in molti casi evitare eventuali pratiche commerciali scorrette che gli operatori potrebbero mettere in atto.

Chi al primo gennaio 2022 non avrà ancora effettuato il passaggio, non rimarrà senza servizio, ma verrà indirizzato in modo graduale e differito nel tempo verso un fornitore che possa garantire la continuità nell'erogazione dell'energia elettrica. 

CONTINUA A LEGGERE SU SEGUGIO.IT 

Sono stati pubblicati sul sito dell’Agenzia per la Coesione territoriale gli avvisi per gli Enti operanti nel Terzo Settore per il contrasto alla povertà educativa. Si tratta di un’azione prevista dal Piano Sud 2030, la cui attuazione è affidata all’Agenzia stessa.I progetti proposti dovranno essere attuati in luoghi circoscritti delle regioni del Mezzogiorno (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia) o delle regioni Lombardia e Veneto (in quanto più colpite dalla pandemia), caratterizzati da disagio socio-economico e difficoltà nell’accesso, adeguata fruizione o permanenza in percorsi educativi di minori, per motivi di contesto sociale, familiare e fragilità individuale.Le proposte dovranno essere formulate da partnership costituite e coordinate da Enti del Terzo Settore (ETS), anche insieme ad altri ETS e soggetti pubblici, che abbiano capacità e esperienza in tale ambito di intervento sociale e radicati nella comunità di riferimento in cui gli interventi si realizzeranno. 
I dettagli della misura sul sito del Ministro per il Sud e la Coesione territoriale.

Le domande dovranno pervenire entro e non oltre le ore 12:00:00 del 1° febbraio 2021, compilando correttamente ed integralmente la modulistica prevista dall’Avviso ed utilizzando esclusivamente il portale: https://terzosettore.agenziacoesione.gov.it.

Fonte: Ministro per il Sud e la Coesione territoriale

In un  comunicato la società sportiva Handball club Mascalucia, ha comunicato di aver accolto le dimissioni di Salvo Cardaci dal ruolo di coordinatore tecnico." La sofferta decisione è stata comunicata dal tecnico in un colloquio avvenuto ieri sera alla presenza dei vertici della compagine societaria nella quale ha ribadito i motivi secondo cui riteneva corretto fare un passo indietro.Dimissioni fermamente respinte in un primo momento dal sodalizio del presidente Sergio Pagano. Alla fine però Cardaci non ha cambiato idea e quindi la società è stata costretta ad accettarle e ha comunicato la decisione del suo ex allenatore attraverso il proprio sito ufficiale .

«La Società comunica che il prof. Salvo Cardaci già nello scorso dicembre aveva rassegnato le proprie dimissioni dalla conduzione tecnica. L’H.C. Mascalucia lo ha invitato a ripensarci – si legge nel comunicato – ma ieri sera (martedì) le ha rese irrevocabili".
Come si ricorderà la squadra per oltre due mesi non ha disputato alcuna partita stoppando anche gli allenamenti di tutte le formazioni giovanili, dopo l'inizio promettente di stagione, per problemi legati all'emergenza sanitaria e all'adeguamento ai protocolli anticovid.
Nella squadra già dal mese di settembre si sono purtroppo registrati diversi contagi con il coinvolgimento anche di intere famiglie degli atleti che avevano dovuto trascorrere lunghi periodi di isolamento domiciliare. Anche da qui la decisione di rinunciare alla guida tecnica ancor prima di vedere il ritorno in campo per la ripresa dei campionati.
Il commiato di coach Cardaci (nella foto): “Ci tengo a precisare innanzitutto che questa situazione anticipa solo di qualche mese la mia decisione di fermarmi dopo 30 anni consecutivi di panchine in tutte le categorie e oltre 40 anni di ininterrotta attività federale. Durante gli ultimi mesi troppe problematiche legate anche e soprattutto all'emergenza Covid ha creato ostacoli e difficoltà varie a portare avanti le mie metodologie di lavoro.
Ho fatto presente le mie considerazioni alla società, la quale ne ha preso atto e mi ha offerto un nuovo ruolo nei quadri dirigenziali che sto vagliando. Nessun tipo di problema con lo staff e con tutti i ragazzi con i quali abbiamo raggiunto risultati straordinari.
Al fine di tutelare però l’ambiente e garantire alla mia famiglia la tranquillità necessaria mi è sembrato corretto e molto più prudente anche per il mio lavoro di docente di fermarmi.
Lascio un gruppo fantastico e una società ben organizzata a cui auguro di proseguire al meglio l'importante percorso che abbiamo intrapreso".
Il commento alle dimissioni di Cardaci in un messaggio del presidente Sergio Pagano: "è una decisione che seppur si respirava nell'aria non pensavamo potesse arrivare a stagione in corso.
Ci dispiace immensamente e parlo a nome di tutto lo staff e di tutti gli atleti. Salvo non è stato per noi una semplice guida tecnica ma una persona speciale che ci ha fatto crescere tanto sia nei risultati sportivi ma anche professionalmente facendoci conoscere tanti aspetti della pallamano che per noi erano sconosciuti.
Per Mascalucia sei l'allenatore che con i nostri ragazzi ha vinto 4 titoli in soli due anni considerando anche i due campionati consecutivi nella serie A2 nazionale. Sei e resterai sempre nei nostri cuori e le porte per te saranno sempre aperte".
Da questa settimana la guida tecnica verrà affidata a Nunzio Mineo (già vice allenatore e preparatore atletico del club) che nei prossimi giorni comunicherà i nominativi dei nuovi collaboratori.

(ITALPRESS) – “Non sono a rischio i richiami dei vaccini in Sicilia, perchè eravamo stati prudenti seguendo tutte le linee guida provenienti dal ministero della Salute e dal commissario nazionale. Però non c’è dubbio che i ritardi e gli impegni non mantenuti da Pfizer meritino una reazione. A livello nazionale si è ipotizzata un’azione legale, la Sicilia la sosterrà, la sosterranno tutte le Regioni italiane”. Lo dice l’assessore alla Salute della Regione Siciliana, Ruggero Razza.
“Intanto, però, chiediamo all’Ema e alle istituzioni comunitarie di fare presto – aggiunge -. I cittadini europei, quindi gli italiani e i siciliani, non possono accettare l’idea che in altri Paesi del mondo si possano utilizzare vaccini che da noi non sono autorizzati. Da questo punto di vista sosteniamo l’azione del ministro Speranza: sicurezza e regole rispettate nella certificazione dei farmaci, ma servono anche rapidità e velocità. I cittadini vogliono vedere la luce in fondo al tunnel, ma non vogliono che sia un miraggio”.

AGI . Emanuele Macaluso in uno degli ultimi discorsi , prima di passare a migliore vita giusto oggi , continuava ad affermare che la "questione sociale" è alla base del fare politica della sinistra e lamentava il fatto che la sinistra di oggi fosse diventata piuttosto sbiadita. Il 21 Gennaio 1921 al Congresso di Livorno del Partito socialista, infatti, la minoranza di sinistra rompe con il resto del movimento e fonda il Partito comunista d'Italia. L'Avanti!' saluta la scissione con un titolo al vetriolo: "L'inesorabile volontà di Mosca si è compiuta". Personalmente ( data la mia età) ho indelebili ricordi degli uomini e donne che a Regalbuto facevano parte del PCI. La bandiera rossa con falce e martello sempre esposta davanti alla sezione , la festa dell'Unità , ma ciò che ricordo ancora erano i discorsi appassionati che quegli uomini contrapponevano alla Democrazia Cristiana e agli altri partiti. Qui voglio ripercorrere le tappe salienti di un partito o meglio di una sinistra che anche secondo me ha smarrito quella questione sociale a difesa dei lavoratori e dei più deboli che ha lasciato spazio invece a un liberismo economico a tutto vantaggio delle lobbie. 

 La storia del Pci è durata 70 anni, ha attraversato diverse stagioni in cui il partito ha avuto varie evoluzioni. La data dello scioglimento è il 3 febbraio 1991, quando la maggioranza decide di chiudere la storia del più grande Partito comunista dell'Europa occidentale e di fondare il Partito democratico della sinistra. Per l'ultimo segretario del Pci Achille Occhetto, e per il suo omologo nella Federazione giovanile comunista Gianni Cuperlo, il Partito comunista ha svolto un ruolo "fondamentale" per lo sviluppo della democrazia italiana. Al contrario, secondo l'ex ministro socialista,
 
Rino Formica, quella della nascita del Pci è una data da "dimenticare". 

 

Dalla scissione di Livorno alla Bolognina

Il Pci del 1921 era sicuramente diverso da quello del secondo dopoguerra e poi da quello della 'svolta della Bolognina'. L'ultimo segretario del Partito comunista italiano, Achille Occhetto, sottolinea che "a Livorno era nato un partito leninista, strettamente legato all'idea fondamentale di difendere la Rivoluzione russa". Ma oggi "il Pci di cui parliamo tutti, è profondamento diverso, perché è quello rifondato dopo il 1945". Un partito che, nel frattempo, spiega Occhetto, aveva modificato la sua "concezione dello Stato", aveva un "differente il rapporto con la democrazia rappresentativa" e "concepiva la Costituzione non solo come legge da rispettare, ma come l'orizzonte nel quale collocare la via italiana al socialismo". 

Poi, aggiunge Gianni Cuperlo, con Berlinguer il partito si aprì "alla stagione dei movimenti, al pacifismo, ai germi della cultura ambientalista che si sarebbe sviluppata negli anni successi,      

all'attenzione per i diritti della persona". E tenne la 'barra' della democrazia dritta "con il contrasto alla deriva eversiva, che si manifestò anche a sinistra in quegli anni". 

Una lettura che, tuttavia, non convince Rino Formica. "Si tratta - chiede l'ex ministro del Psi - di una data da dimenticare o da celebrare? Io non sono un celebrante, ritengo che ebbe ragione Saragat quando fu chiamato ad esprimere un giudizio su fascismo e comunismo e disse: 'il fascismo è la vergogna del capitalismo, il comunismo la tragedia del socialismo'". Formica, poi, invita ad approfondire "cosa fu il Pci tra il 1926 e il 1944, quando di fatto era la sezione italiana del Pcus. Il Togliatti che torna in italia nel 1944, era certamente il Togliatti della scissione del '21, del Comintern, però è anche il Togliatti dell'Hotel Lux di Mosca", uno dei luoghi simbolo delle 'purghe' staliniane. Dunque si faccia "uno sforzo per farci capire cosa fu il Pci tra il 1926 e il 1945, perché è la parte che poi spiega il dopo '45: fu una vera adesione alla democrazia o fu semplicemente una accettazione delle condizioni che si erano create, in accordo col Pcus?".   

Gli errori, a cominciare dall'Ungheria

Sia Occhetto che Cuperlo individuano, comunque, alcuni errori commessi dal partito. Per l'ex segretario del Pci la mancata condanna dell'invasione sovietica dell'Ungheria nel 1956 è il principale: "Siamo stati diversi ma non innocenti, perché abbiamo condiviso molte scelleratezze del blocco sovietico", sottolinea l'ex segretario del Pci. "Allora - continua - ero segretario di un circolo universitario, avevo 20 anni, e scrissi il primo documento della mia vita con titolo 'Il furore alberga nel cuore dei giovani comunisti'".

Oltre a quell'evento, Cuperlo aggiunge: "Il limite fu l'errore di non avere ben compreso la svolta che stava investendo l'Occidente: le vittorie della destra con Thatcher e Reagan, aprivano la stagione del neo-liberismo e archiviavano quella dell'economia keynesiana. Ci fu un ritardo e un limite nella comprensione di questi processi e forse questo ebbe a che fare con il declino politico del partito". 

Le opinioni di Formica da un lato e di Occhetto e Cuperlo dall'altro, divergono anche sul rapporto che il Pci ha avuto fino alla fine con il Partito comunista sovietico. "La critica vera al comunismo internazionale dell'Urss - attacca l'ex ministro - gli eredi del Partito comunista l'hanno fatta solo quando è caduto il comunismo internazionale. Non c'è stato un distacco prima del comunismo italiano, non è diventato revisionista, se non quando il Pcus scompare". Ma Cuperlo, che si è iscritto al Pci nel 1976, sottolinea che, almeno la sua generazione "non ha mai messo in dubbio l'appartenenza all'Occidente, non ha mai subito il fascino delle società comuniste dell'est". Dunque "la scelta di campo era netta per noi". 

FONTE : DC Sicilia . C’è spazio per la Democrazia Cristiana. Oggi più di ieri. L’ha capito Totò Cuffaro, che dopo aver chiuso con la politica – con le dimissioni da senatore, poco meno di dieci anni fa, in seguito alla condanna per favoreggiamento – torna in campo. In prima linea, fra l’altro. Ma ci tiene subito a mettere in chiaro una cosa: “Io non sono candidato, né candidabile. Mi hanno interdetto dai pubblici uffici. Questo è il mio lascito alle nuove generazioni”.

Dietro un “mi piace” su Facebook, però, si cela un incarico ufficiale: “Sono stato nominato commissario regionale di “questa” Democrazia Cristiana. Di cui fanno parte Luigi D’Agrò, Renato Grassi, Alberto Alessi. Quella dell’ultimo congresso. A cui una sentenza della Corte di Cassazione civile ha assegnato lo scudocrociato. E una sentenza non si discute. Gli altri partiti che vorrebbero appropriarsi dello scudo, piuttosto, discutono della validità di quel congresso. Ma è stato fatto vent’anni fa, quindi…”. Quindi è blindato, al sicuro. Cuffaro getta le fondamenta di questa avventura. “Sa che dopo l’approdo sui social mi hanno contattato migliaia di persone, compresi assessori e consiglieri comunali, per dirmi che vogliono farne parte?”.

Presidente, l’avevamo lasciata alla scuola di formazione. Perché questa (ritrovata) vena di competere?

“Ho messo in piedi una riflessione, che è subito diventata un ragionamento: cioè che in Sicilia c’è ancora un grande spazio che i moderati possono occupare. Ad Agrigento i tre candidati a sindaco più importanti erano moderati. Nella più grande città al voto, Marsala, ha vinto un moderato (Massimo Grillo). In questo momento la Dc è una grande emozione: noi vogliamo trasformarla in una realtà elettorale. E poi, mi lasci dire una cosa…”.

Prego.

“La Democrazia Cristiana sta soffrendo di una grande anomalia. L’idea sturziana vince dappertutto, mentre la Dc, che era l’incarnazione partitica dell’idea di Sturzo, è finita. E dopo aver dedicato 40 anni a difendere i valori sturziani, non posso lasciare che lo facciano altri”.

Al di là del voto delle Amministrative, c’è davvero un bisogno di Dc da colmare?

“Da parte di molte persone, nell’ultimo periodo, c’è ritrosia ad andare incontro ai populismi, dell’uno e dell’altro schieramento; inoltre, la gente è sfiduciata, perché non si sente più rappresentata dai partiti, e comunque non è più coinvolta nei processi della politica. Pensi che non può nemmeno scegliere i propri rappresentanti, che vengono indicati dall’alto. Questo malessere porta a una disaffezione: il risultato è che nessuno va più a votare”.

Vorreste colmare il desiderio, sopito, di tornare alle urne?

“Noi pensiamo a un’idea di partito antico, come è stata la Democrazia Cristiana, che abbia la forza e la capacità di parlare alle persone, di riaprire le sezioni, di celebrare i congressi e metterci la faccia. Che parli di valori. Io, a differenza del mio amico Micciché, penso che questo spazio ci sia, che la balena bianca non è morta. Che la politica non sia soltanto business, ma ideali”.

Quindi, a chi vi rivolgete?

“Innanzi tutto, ai 250 allievi della mia scuola di formazione. La Dc è uno strumento con cui potranno misurare il loro impegno politico. In questo momento siamo un po’ fermi a causa del Covid. Ma finita questa fase li ripoteremo in classe, insieme, perché la cosa più importante è socializzare, confrontarsi e, un domani, ritrovarsi all’interno delle amministrazioni. Il tempo c’è, e loro sono giovani. Dovranno fare l’esatto opposto di quello che ho fatto io 40 anni fa”.

Cioè?

“Noi abbiamo costruito un grande partito perché eravamo in mezzo alla gente e ci occupavamo dei bisogni della gente. Forse anche troppo… I ragazzi di oggi sono diversi e più liberi. Guardano a un partito fatto di valori, e non gliene frega nulla di avere un posto tramite raccomandazione. Preferiscono partecipare a un concorso e vincerlo. La Dc deve misurarsi con queste persone, non può più essere un partito di “scambio” come in passato. Anche se il voto di scambio, da parte nostra, era praticato in maniera artigianale. Oggi, invece, è tutto più industriale: guardi cosa è accaduto col reddito di cittadinanza. Legale, per l’amor di dio, ma pur sempre uno scambio. Nel nuovo partito vogliamo che si affermino quelli bravi, colti e meritevoli”.

Si ritiene la persona giusta a determinare questo cambiamento?

“Qualcuno dice che non lo sono, e magari avrà pure ragione. Ma non ho interessi e non sono l’utilizzatore finale: lo faccio per spirito di rivincita politica. Far rivivere la Democrazia Cristiana è la cosa più bella che posso immaginare”.

Come va la campagna sui social?

“In ventiquattr’ore abbiamo ottenuto tremila like. Vogliamo arrivare a 30 mila, poi cominceremo a strutturare il partito. Raccoglieremo le adesioni, faremo i segretari di sezione, i segretari provinciali, insomma tutto quello di cui un partito deve munirsi, ma che negli altri partiti – ad eccezione del Pd – non esiste. Nei partiti di adesso c’è il leader e nient’altro. Noi vogliamo che non ci sia un leader, ma che ci sia tutt’altro. Quando il Covid ci darà tregua, organizzeremo una manifestazione in cui i grandi della Dc ci ringrazieranno, e ringrazieranno i nostri ragazzi, per avere avuto il coraggio di riprendere il filo di una grande storia. La Democrazia Cristiana non può morire mentre vince la sua idea”.

Tra i big della politica siciliana, ha già scelto i suoi compagni d’avventura?

“Ci sono tante persone che non possono non stare all’interno di questa idea, nel senso che condividono con noi uno spazio moderato. Immagino che un pezzo di questo centro sia Idea Sicilia di Roberto Lagalla, o il Cantiere Popolare di Saverio Romano. Credo debba esserlo Italia Viva. E al di là delle cose che ha detto il coordinatore regionale Terrana, anche l’Udc dovrebbe farne parte”.

Terrana ha detto che lei e Romano non siete adeguati a rilanciare un partito.

“La nuova Dc non nasce con l’idea che “ora ci siamo noi e voi non siete nessuno”. Guai a escludere. E’ esattamente l’opposto: noi vogliamo includere, mettere insieme. Qualunque cosa abbia pensato Terrana, quel pensiero non mi appartiene. E comunque l’ho già rassicurato, dicendogli in un tweet che io sono il vecchio e lui il nuovo. Almeno sta tranquillo. Lo ripeto: non sto lavorando per me”.

L’Udc teme che questa operazione sia il trampolino di lancio per Saverio Romano alla presidenza della Regione o a sindaco di Palermo.

“Nessuno sta pensando di candidare nessuno, anche se Saverio può aspiravi legittimamente. Noi vogliamo contribuire a ricreare un’area moderata, e all’interno si deciderà chi è il migliore. Senza quest’area, i populisti di destra e di sinistra avranno vita facile. Ma intanto troviamo il modo di fare una cosa insieme. La mia Dc è anche una provocazione in questo senso. Tutto deve diventare centro”.

Presidente, un’ultima domanda da osservatore. Secondo lei il governo regionale come sta gestendo l’emergenza Covid?

“All’inizio, bene. Ma questa è una fase difficile e i contagi aumenteranno. Bisogna spingere con i mezzi e le risorse umane a disposizione. Accelerare sui tamponi: c’è gente che aspetta due settimane una prenotazione, così non ha senso. L’unica cosa che non serve è la polemica. E l’unico consiglio che posso dare è quello di avere più coraggio: per affrontare questioni delicate, non basta un disegno di legge”.