Quella del 4 maggio sarà una data che potrebbe rappresentare la ripartenza delle attività commerciali anche per la nostra città. Le disposizioni del Governo prima , confermate dall'ordinanza del Presidente della Regione Sicilia, prevedono l'autorizzazione  a ristoranti, gelaterie, pasticcerie, bar e pub solo con asporto  o consegna a domicilio,con l’obbligo di rispettare la distanza di sicurezza interpersonale di un metro, il divieto di consumare i prodotti all’interno dei locali edi sostare nelle immediate vicinanze degli stessi, previa comunicazione al Prefetto. A tal proposito sono già diversi i bar , i ristoranti-pizzerie  e le gelaterie che hanno comunicato nei social la possibilità di consegna a domicilio dei loro prodotti.Ma la novità consiste nella possibilità di ognuno di recarsi ad acquistare direttamente nel locale il cibo con il divieto però di consumare i prodotti all’interno dei locali e di "sostare nelle immediate vicinanze degli stessi." Su questo punto forse è meglio chiarire - a parer nostro - che sarebbe responsabile consumare il cibo acquistato nelle proprie abitazioni.  Una boccata di ossigeno per bar,ristoranti - pizzerie e pub rimasti fino ad ora chiusi , che hanno subito un danno economico non indifferente causato dalla pandemia in atto di coronavirus.

Musumeci firma l'ordinanza sulla Fase 2. Una graduale riapertura che il presidente della Regione aveva preannunciato nei giorni scorsi. L'ordinanza, firmata oggi e in vigore dal 4 al 17 maggio, si muove all'interno delle linee guida fissate da Roma, anche se con qualche modifica.A cominciare dal permesso alle famiglie di potersi trasferire nelle seconde case, a patto che non facciano la spola con la principale abitazione, ma vi rimangano per la stagione. Disco verde anche per l'asporto ai ristoranti, pasticcerie, gelaterie, bar e pub, con il divieto di consumare nei locali e nelle adiacenze. Si può accedere al cimitero e acquistare fiori e piante. Un'attenzione, nell'ordinanza, anche verso gli animali da affezione per i quali sarà consentita la tolettatura. Novità pure per le società sportive che sono autorizzate a iniziare attività amatoriali di corsa, tennis, pesca, ciclismo, vela, golf ed equitazione. A tal proposito i rappresentanti legali delle strutture predette sono tenuti a: a)comunicare linizio delle attivitàal Dipartimento di Prevenzione dellAzienda Sanitaria Provinciale competente per territorio; b) dichiarare diessere nelle condizioni di garantire la sanificazione periodica degli spogliatoi e degli spazicomuni; c) autocertificare la sussistenza dei requisiti di rispetto delle regole precauzionali secondo la circolare che verrà emanata dallAssessorato regionale della Salute entro 24 dalla data di entrata in vigore della presente ordinanza Nei mezzi di trasporto pubblico urbano è consentito l'accesso ai passeggeri nella misura massima del 40%dei posti omologati e, comunque, garantendoil rispetto della distanza minima di un metro tra gli stessi. Lo spazio riservato al conducente del mezzo deve essere opportunamente delimitato.

 

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Stop alle quattro zone rosse siciliane. Lo ha stabilito il presidente della Regione, Nello Musumeci, con una propria ordinanza che pone fine alle restrizioni speciali nelle quali sono rimasti, per oltre un mese, gli abitanti di Agira e Troina nell'Ennese, Salemi in provincia di Trapani e Villafrati nel Palermitano.

Si era arrivati alla 'chiusura' dopo una preoccupante crescita di contagi e al verificarsi di allarmanti decessi. Una misura drastica, adottata dopo avere sentito i quattro sindaci, che però ha consentito di contenere il contagio, pur causando non poche difficoltà fra la popolazione.

Si riaprono le porte dei quattro centri simbolo di questa grave epidemia anche se il governatore continua ad invitare gli abitanti "a rispettare le distanze interpersonali, a usare le mascherine anche fuori casa e non dimenticare che la battaglia non è vinta".

Da lunedì 4 maggio, quando entrerà in vigore il provvedimento, le comunità di Agira, Salemi, Troina e Villafrati osserveranno le stesse regole previste per l'emergenza in tutta l'Isola.

In questi giorni si fa un gran parlare della cosiddetta fase 2 dell’epidemia da Covid-19 e degli interventi programmati dal Governo Nazionale per la riapertura di alcune attività a partire dal 4 maggio 2020. È stata scelta la strada della prudenza e della progressività al fine di evitare una ripresa del contagio.
Tra le attività che non riprenderanno vi sono quelle relative all’Istruzione. Su questo tema vogliamo oggi porre l’attenzione, visto che non abbiamo, al momento, sentito parlare concretamente di come si dovrebbe affrontare e a quali condizioni dovrebbe avvenire il rientro a scuola di studenti ed operatori.
Nella nostra provincia, l’apertura delle istituzioni scolastiche avvierebbe una mobilità di oltre 45.000 persone tra dirigenti scolastici, docenti, personale amministrativo, tecnico ed ausiliario ATA, studenti e genitori, rappresentando circa il 30% dell’intera popolazione residente.
Ogni giorno infatti circa 25.000 studenti dovrebbero raggiungere le 250 scuole distribuite il tutto il territorio provinciale dove li aspetterebbero circa 3.000 docenti e oltre 750 unità di personale amministrativo, tecnico e ausiliario. Circa 17.000 genitori si sposterebbero per accompagnare i propri figli a scuola per poi riprenderli all’uscita. Un vero e proprio esercito che se non ben organizzato e messo in sicurezza potrebbe mettere a rischio l’immane sacrificio fatto per contrastare la diffusione dell’epidemia da Covid-19.
Tanti sono i problemi che vanno affrontati e su cui chiediamo agli Enti locali, all’Ufficio Scolastico Territoriale, ai Dirigenti scolastici e ai Direttori dei servizi generali e amministrativi di concentrare la loro attenzione sulle azioni necessarie per un ordinato e sicuro rientro.
Per contenere il rischio bisogna adottare nuovi modelli organizzativi e nuove misure di prevenzione e sicurezza attraverso rimodulazione degli spazi, postazioni e orari di lavoro, nonchè dell’articolazione delle lezioni e di tutti i processi educativi.
Il primo e più complesso tema sembra essere quello dell’edilizia scolastica e dell’adeguamento degli spazi che dovranno accogliere gli studenti e gli operatori nel pieno rispetto del distanziamento sociale.
È importante infatti che la ripresa avvenga senza classi troppo affollate, non si può pensare a settembre di tornare ad avere 25-30 ragazzi in aula. L'anno prossimo non sarà ordinario, non è l'anno giusto per fare diminuzioni di organico, così come si stava prospettando fino a 2 mesi fa: questo vorrebbe dire fare classi più numerose.
Nei nostri Comuni sappiamo che a volte gli studenti sono ospitati in spazi angusti, locali che oggi sarebbe inimmaginabile utilizzare come classi. Allora iniziamo a fare il punto della situazione, a pensarci per tempo e a prospettare diverse ipotesi di soluzione.
Lo Stato si deve fare carico di un aumento di organico per formare classi meno numerose, gli Enti locali, con l’aiuto finanziario dello Stato, devono preventivare i necessari adeguamenti edilizi, mentre il personale scolastico deve pensare all’attuazione di modi e tempi diversi di fare didattica, ipotizzando turni o divisione in gruppi degli studenti.
Evitiamo che la didattica dell’emergenza (definita didattica a distanza), a cui sono stati costretti a ricorrere docenti e studenti, assolutamente impreparati all’occorrenza, possa creare nuove barriere e nuove forme di isolamento sociale, con il rischio concreto di un forte aumento della povertà educativa, anticamera di una nuova forma di dispersione scolastica.
Nell’emergenza centinaia di migliaia di studenti non hanno accesso o accedono con notevole difficoltà alle varie forme di didattica utilizzate dalle scuole. In alcuni dei nostri Comuni, così come in tantissimi nel resto del Paese, manca un’adeguata rete di connessione a Internet e molti studenti fanno lezione attraverso i loro smartphone. Gli strumenti per la didattica a distanza non sono uguali per tutti e qualcuno sta rimanendo indietro.
Nella scuola, dove le relazioni umane e sociali hanno un ruolo fondamentale, certamente non surrogabili con la didattica a distanza, i docenti devono riappropriarsi della loro funzione centrale di pedagogisti e di educatori.
Di non secondaria importanza è l’applicazione delle misure di prevenzione raccomandate al fine di limitare la diffusione dell’infezione, dotando tutti i servizi igienici dell’occorrente necessario.
La presenza di termo scanner per la rilevazione della temperatura sarà necessaria e forse resa obbligatoria.
In ultimo, ma di certo non per importanza, bisogna ripensare al trasporto degli alunni con scuolabus o al trasferimento da un Comune all’altro degli studenti delle scuole superiori.
In attesa che a livello Nazionale vengano diramate delle linee guida comuni, credo che sia il caso che le Istituzioni locali e le aziende di trasporto interessate incomincino a parlare tra di loro per farci trovare pronti alla ripresa delle attività didattiche in presenza.

Nell’ottica di assicurare celerità alle procedure di affidamento in concomitanza con l’emergenza sanitaria in atto, l’Autorità nazionale anticorruzione ha realizzato un apposito vademecum rivolto alle stazioni appaltanti. L’obiettivo è di fornire alle amministrazioni una ricognizione delle norme attualmente in vigore, non solo per far fronte all’attuale stato emergenziale ma anche in tutte quelle ipotesi in cui si rendano necessarie, in presenza dei presupposti di legge, un’accelerazione o una semplificazione delle gare.

Il Codice dei Contratti, infatti, già contempla diverse misure che consentono il ricorso a procedure rapide anche al di fuori di contesti emergenziali. Spesso, però, poco sono note alle stazioni appaltanti. Il vademecum approntato dall’Anac è dunque pensato proprio per aiutare le amministrazioni a garantire appalti veloci all’interno della cornice legislativa vigente.

Nell’intento di agevolare l’azione delle stazioni appaltanti, il documento contiene inoltre una disamina esplicativa delle principali disposizioni in materia di contratti pubblici adottate nei vari provvedimenti connessi all’emergenza Coronavirus.

Vademecum per velocizzare e semplificare gli appalti pubblici - pdf

"Il 14 agosto 2018 si è aperta una ferita indelebile per tutti noi. - sono le parole del Presidente Conte -  Non dimentichiamo 43 vite spezzate, il dolore delle loro famiglie: i giudizi sulle responsabilità di quanto accaduto non si sono ancora completati e devono completarsi, tragedie di questo tipo non devono ripetersi.

Genova non si è arresa, l'Italia si è rimboccata subito le maniche senza esitazioni. Pezzo dopo pezzo, con uno sforzo comune, si completa la struttura di un nuovo ponte. Tutti hanno agito con estrema rapidità: le Istituzioni, i progettisti, i tecnici, gli operai. Le macerie hanno fatto il giro del mondo, ora lo faranno queste immagini. Testimoniano la creatività, la maestria e l’abnegazione degli italiani, che sanno trasformare le lacrime in gocce di sudore, il dolore in riscatto.

Non è solo un cantiere di Genova, questo è il cantiere dell'Italia che sa rialzarsi sempre, in cui ognuno fa la sua parte con senso del dovere e responsabilità. Oggi, nei giorni della più grande emergenza dal Dopoguerra, suturiamo questa ferita. Qui, dalla città della lanterna, si irradia una nuova luce per l’Italia: se ripartiamo insieme con coraggio e determinazione, senza fermarci ad additare nemici, otterremo grandi risultati.

Insieme ce l'abbiamo fatta, insieme ce la faremo !! "

In questo tempo, nel quale si incomincia ad avere disposizioni per uscire dalla quarantena, preghiamo il Signore perché dia al suo popolo, a tutti noi, la grazia della prudenza e della obbedienza alle disposizioni, perché la pandemia non torni».In poche parole:" obbediamo alle disposizioni". E' lo straordinario , come sempre, Papa Francesco che come al solito è chiaro nei suoi messaggi e straordinariamente controcorrente.

“Le misure decise dal Governo consentono all’Istituto per il Credito Sportivo di mobilitare risorse per oltre 100 milioni di euro a disposizione di società sportive dilettantistiche e associazioni sportive dilettantistiche, ma anche federazioni, discipline associate ed enti di promozione. Il provvedimento avrà piena attuazione a partire da questa settimana, compatibilmente con la pubblicazione del decreto che stabilirà i criteri di accesso al fondo di garanzia, e ci consentirà di andare sul mercato sportivo con un’offerta che è assolutamente una novità per noi: in 62 anni di attività questa banca ha finanziato circa l’80% delle infrastrutture sportive, ma mai si era confrontata col tema della liquidità”. Queste le parole del presidente dell’Istituto per il Credito Sportivo Andrea Abodi, nell’audizione di fronte alle commissioni riunite Finanze e Attività produttive sul decreto 23/2020 “recante misure urgenti in materia di accesso al credito e di adempimenti fiscali per le imprese, di poteri speciali nei settori strategici, nonché interventi in materia di salute e lavoro, di proroga di termini amministrativi e processuali. Il provvedimento è stata approvato l’8 aprile e in questi venti giorni abbiamo costituito quasi una banca parallela – ha sottolineato Abodi – Per questo ringrazio il direttore generale e tutti quanti per l’impegno sotto il punto di vista del capitale umano e anche del capitale tecnologico, non predisposto per una platea così ampia di potenziali beneficiari della misura. Parliamo di circa 100 mila unità: è molto importante che si sia aperto questo canale per dare sostegno a chi ne ha bisogno, perché in particolare le società e le associazioni dilettantistiche rappresentano la base sociale della piramide sportiva, la componente più fragile e più esposta”. Il presidente del’Ics ha poi spiegato i dettagli del finanziamento: “Ci sarà un tetto di 25 mila euro per società e associazioni dilettantistiche, parametrato al 25% del fatturato relativo al bilancio 2019 – ha dichiarato Abodi – Il finanziamento, al quale abbiamo destinato 30 milioni, sarà a tasso zero e senza garanzie. Stiamo peraltro operando di concerto con l’ufficio dello sport del ministro Spadafora per poter ottenere una garanzia di ultima istanza dello Stato”. “La restituzione del capitale avverrà in sei anni – ha aggiunto Abodi – ma per i primi due anni non ci saranno rate da pagare per dare sollievo a queste realtà. Dal terzo al sesto anno saranno previste rate mensili. Nell’arco dei prossimi due mesi erogheremo risorse a un numero di soggetti che normalmente assistiamo in molti anni: non è un tentativo preventivo di deresponsabilizzarci, ma devo rendere noto alle commissioni lo sforzo che stiamo facendo e con grande orgoglio portiamo avanti perché il nostro contributo va alla fascia più debole del mondo sportivo. Questa banca non si tira indietro, anzi si complica un po’ la vita perché credo che questo sia il viatico migliore per poter raggiungere gli obiettivi dei nostri beneficiari e dunque del nostro Paese”.
(ITALPRESS).

La Sicilia chiederà al governo Conte alcune deroghe alle riaperture delle attività produttive previste dal 5 maggio. Lo scrive La Repubblica edizione di Palermo -  E non è esclusa qualche forzatura, con una ordinanza del governatore che a breve dovrebbe essere varata e che potrebbe andare oltre ad alcune scelte previste a livello nazionale: ma se in passato la Sicilia si era distinta per misure più restrittive, adesso il governatore potrebbe aprire ad un allargamento delle maglie. Nulla di ufficiale, ma a Palazzo d'Orleans alcuni assessori spingono per consentire un maggiore numero di riaperture. In particolare per parrucchieri e barbieri, con l'obbligo della prenotazione però e dell'uso delle mascherine, e sul fronte sportivo per consentire ai circoli e ad alcuni centri sportivi di poter consentire la ripresa dell'attività evitando magari di far fare docce all'interno e sempre con l'obbligo della prenotazione e del numero di accessi limitato. "La Sicilia non è nelle condizioni della Lombardia, non possiamo restare del tutto chiusi", dice un assessore di peso nella giunta. La Cna Sicilia chiede a Musumeci maggiori deroghe.

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E’ una levata di scudi quella degli operatori e delle operatrici dei centri di acconciatura e di estetica in tutto il territorio siciliano Una sorta di sollevazione  dopo la firma dell’ultimo DPCM, con il quale si rinvia al primo giugno la riapertura delle attività che si occupano della cura e benessere della persona.E' soprattutto sul web che si scarica l'ira dei centri estetici per ciò che seondo loro è una vera e propria decisione a far chiudere le attività che continuano a vedersi negato il loro diritto al lavoro e al proprio stipendio. A quanto pare, la categoria si sta organizzando per una protesta davanti Palazzo d’Orleans.“Riapre il gioco d’azzardo ma bar, ristoranti e parrucchieri restano chiusi fino all’1 giugno. Tre mesi e mezzo senza incassi: ma chi li regge? Si fissino criteri, distanze, capienze massime, ma si dia la possibilità di tornare al lavoro”.