In tempi di coronavirus o nelle difficoltà noi italiani tiriamo sempre fuori il meglio di noi stessi . A Roma per esempio.  Caffè espresso o cappuccino e brioche calda al bar la mattina sono un "rito" quotidiano. E in tempi di lockdown, con i locali chiusi al pubblico per decreto, sono in molti ad averne nostalgia. Per sopperire a questa mancanza i baristi di Caffè Vergnano, solitamente dietro il bancone del bar, portano il primo pasto del giorno direttamente a casa dei romani, a bordo di un'Apecar brandizzata e sanificata.
Attrezzata con macchina professionale, il "tre ruote" più famoso del mondo è un vero e proprio bar itinerante che prova a regalare ai clienti attimi di normalità: caffè, orzo, ginseng, cornetto alla crema o al cioccolato, integrale e non, ce n'è per tutti: "I più richiesti "er ciavattone" con la crema e il rombo ricotta e cioccolato", dice uno dei baristi alla guida dell'Ape. Prezzi da listino: espresso 80 centesimi, decaffeinato 1 euro, 20 centesimi in più il cappuccino, 90 centesimi invece un croissant. Bicchieri e palette rigorosamente da asporto.
E per gli amanti dei prodotti gourmet in vendita a 5 euro una lattina di caffè macinato per moka 100% arabica da 250 grammi, a 3 euro e 30 centesimi le capsule compatibili con le macchine Nespresso. Il viaggio on the road per il barista di turno inizia alle 6,30: guanti, mascherina, gel igienizzante a portata di mano e poi via con le consegne a domicilio fino alle 14,30. Le prenotazioni avvengono tramite call o messaggio whatsapp."Ma dalla prossima settimana - è questo l'obiettivo dell'azienda - sarà attivo in altri quadranti della città. Come Trastevere, Monteverde, viale Marconi e Porta Portese, via della Maglianella, La Pisana e Boccea".Ieri il primo tour: 87 consegne in tre ore, 100 cornetti, 50 cappuccini e 40 caffè venduti. "L'appuntamento è sotto casa di chi ne fa richiesta - spiega il barista Sandro - chiamo il cliente al numero di telefono indicatomi oppure gli citofono direttamente. Lui mi raggiunge in strada, paga in contanti e sale a casa con la colazione, come se fosse stato al bar". Poi di nuovo in giro per la città, "rispettando le norme di sicurezza previste dalla legge - assicura Carolina Vergnano, responsabile marketing ed export department dell'azienda - Sappiamo che la colazione o il caffè al bar è un rito per molti italiani e crediamo sia una delle abitudini che più mancano in questo momento di quarantena".Secondo giorno, l'Ape non si ferma, viaggia da lunedì a domenica fino a 35 kilometri orari per raggiungere non solo abitazioni private ma anche supermercati, portando con sé i simboli indiscussi della colazione all'italiana: caffè espresso e brioche calda. Conforto e normalità.

fonte Repubblica.it

L'unità del popolo italiano, che nulla è mai riuscita a incrinare, è la chiave di volta per ripartire dopo l'epidemia del coronavirus, come lo fu dopo la Seconda guerra mondiale. Sergio Mattarella celebra, senza i tradizionali festeggiamenti, un 25 aprile d'eccezione a causa della pandemia, e chiede a tutto il Paese di attingere a energie e valori comuni per superare la "dura prova" di queste settimane.

 Annullata la cerimonia con le associazioni combattentistiche e partigiane così come quella in uno dei luoghi della memoria, superate ormai le polemiche sulla presenza pubblica dei rappresentanti dell'Anpi, il Capo dello Stato fa presente che il virus ci costringe a celebrare la Festa della Liberazione "nelle nostre case" e affida a un messaggio scritto le sue riflessioni.

Innanzitutto ribadisce l'importanza di ricordare il 25 aprile, una ricorrenza che non si può archiviare o sostituire, come è stato chiesto anche quest'anno da alcuni, perché la Liberazione è la "data fondatrice della nostra esperienza democratica di cui la Repubblica è presidio con la sua Costituzione".

E anzi, proprio dalla sconfitta del nazifascismo e dell'"idea di sopraffazione di un popolo contro l'altro", nacque quella "cooperazione nella libertà e nella pace" che pochi anni dopo fece nascere la Comunità europea. Dunque il 25 aprile come festa di tutto il popolo italiano, perché ricordare la Resistenza e la lotta di Liberazione "significa ribadire i valori di libertà, giustizia e coesione sociale, che ne furono alla base, sentendoci uniti intorno al Tricolore".

In questi giorni di quarantena per l'intera nazione, Mattarella ricorda le vittime del coronavirus, i loro familiari e ringrazia tutti coloro che in prima linea hanno combattuto l'epidemia o lavorando hanno permesso che il Paese andasse avanti, con "uno spirito che onora la Repubblica e rafforza la solidarietà della nostra convivenza, nel segno della continuità dei valori che hanno reso straordinario il nostro Paese".

E quest'anno ancora più di altre volte, dal ricordo della nostra storia recente dobbiamo trarre ispirazione. Dopo la sofferenza della Guerra e dopo la Liberazione nacque una "nuova Italia", grazie a un popolo che "unito intorno a valori morali e civili di portata universale, ha saputo costruire il proprio futuro".

L'Italia ha superato ostacoli quasi insormontabili "con tenacia, con spirito di sacrificio e senso di appartenenza alla comunità nazionale", e "le energie positive che seppero sprigionarsi in quel momento portarono alla rinascita. Il popolo italiano riprese in mano il proprio destino". Tanto che "la ricostruzione cambiò il volto del nostro Paese e lo rese moderno, più giusto, conquistando rispetto e considerazione nel contesto internazionale" e anche "dotandosi di antidoti contro il rigenerarsi di quei germi di odio e follia che avevano nutrito la scellerata avventura nazifascista".

Nei 75 anni di democrazia duramente conquistata, fa notare il Presidente, "la dialettica e il contrasto delle opinioni non hanno mai incrinato l'esigenza di unità del popolo italiano", anzi in epoca di rigurgiti di nazionalismi in tutto il mondo è bene ricordare che la vera "prerogativa della nostra identità" è proprio questa unità nella diversità.

La consapevolezza di avere un "comune destino" è la "riserva etica" che ci ha permesso di superare tutti gli eventi dolorosi che ci hanno colpito, dalle crisi economiche alle catastrofi naturali. Per questo ancora una volta durante la pandemia il Capo dello Stato lancia un appello all'unità e alla solidarietà.

Non un richiamo di facciata alle parti politiche, che non sempre hanno ascoltato in queste settimane, ma l'incitamento a uno sforzo collettivo perchè alla "impresa" di ripartire, con una "azione di rilancio e di rinnovata capacità di progettazione economica e sociale" dopo l'epidemia "siamo chiamati tutti, istituzioni e cittadini, forze politiche, forze sociali ed economiche, professionisti, intellettuali, operatori di ogni settore". "Insieme possiamo farcela e lo stiamo dimostrando" sono le parole, di nuovo, di speranza del Capo dello Stato.

Il Parlamento Siciliano viene considerato uno dei più antichi del mondo assieme a quello dell’Isola di Man, islandese e faroese, i quali però non avevano poteri deliberativi, circostanza che rende il Parlamento siciliano il primo in senso moderno, nel 1097 ci fu la prima assise a Mazara del Vallo convocata dal Gran Conte Ruggero I di Sicilia, di un parlamento inizialmente itinerante. Il parlamento siciliano era costituito da tre rami “feudale”, “ecclesiastico” e “demaniale”.Il ramo feudale era costituito dai nobili rappresentanti di contee e baronie, il ramo ecclesiastico era formato da arcivescovi, vescovi, abati e archimandriti, mentre il ramo demaniale era costituito dai rappresentanti delle 42 città demaniali della Sicilia.Il primo parlamento normanno non era deliberativo, ed aveva solamente una funzione consultiva e di ratifica dell’attività del sovrano, specialmente nella tassazione, nell’economia e nella gestione dei rapporti con le potenze straniere. I deputati erano scelti fra i nobili più potenti.Fu nel 1130 con la convocazione delle Curiae generales da parte di Ruggero II a Palermo, nel Palazzo dei Normanni con la proclamazione del Regno di Sicilia che si può parlare di primo parlamento in senso moderno.Primo cambiamento radicale si ebbe con Federico II di Svevia, che permise l’accesso parziale anche alla società civile.Il parlamento costituzionalmente aveva il compito di eleggere il re e di svolgere anche la funzione di organo garante del corretto svolgimento della giustizia ordinaria esercitata da giustizieri, giudici, notai e dagli altri ufficiali del regno.Nel 1410 il parlamento siciliano tenne al palazzo Corvaja di Taormina, alla presenza della regina Bianca di Navarra, una storica seduta per l’elezione del re di Sicilia in seguito alla morte di Martino II e nel 1446 ancora a Castello Ursino una seduta con Alfonso V d’Aragona, e sedute ovunque convenisse il re.Con i successivi sovrani aragonesi la Sicilia perse la sua autonomia politica e un viceré governò l’isola, affiancato da un presidente del Regno, che presedeva le sedute del parlamento.Fu Carlo V nel 1532 a convocare di nuovo il parlamento a Palermo nella “sala gialla” di Palazzo Reale, che continuò a riunirsi anche sotto Filippo II, conservando una sua autorevolezza nei confronti del viceré, che risiedeva anch’esso al palazzo Reale di Palermo.Nel 1637 il Presidente del Regno Luigi Moncada, Duca di Montalto, fece affrescare da artisti come Giuseppe Costantino, Pietro Novelli e Gerardo Astorino, la sala Duca di Montalto, antico deposito delle munizioni, trasformandolo in sala delle udienze estive del ParlamentoA Palermo, il 19 luglio 1812, il Parlamento siciliano, riunito in seduta straordinaria, promulgò la costituzione siciliana del 1812, decretò l’abolizione della feudalità in Sicilia ed approvò una radicale riforma degli apparati statali. La Costituzione prevedeva un parlamento bicamerale, formato da una Camera dei Comuni, composta da rappresentanti del popolo, con carica elettiva, e una Camera dei Pari, costituita da ecclesiastici, militari ed aristocratici con carica vitalizia e di nomina regia. Le due camere, convocate dal sovrano almeno una volta l’anno, detenevano il potere legislativo, ma il re deteneva potere di veto sulle leggi del parlamento. Il potere esecutivo era affidato al sovrano; mentre il potere giudiziario era detenuto da giudici formalmente indipendenti, ma, in realtà, sottoposti alle decisioni della corona.Con il trattato di Vienna del 1815 Ferdinando IV tornò a Napoli, abrogando di fatto la costituzione e nel dicembre 1816 riunì i due regni, anche formalmente, nel regno delle Due Sicilie, proclamandosi Ferdinando I delle Due Sicilie, sopprimendo così di fatto costituzione e parlamento siciliano. Con i Borboni la Sicilia così si ritrovò governata da Napoli e l’istituzione del parlamento riebbe con i moti del giugno 1820 quando fu riaperto il parlamento, ripristinata la costituzione siciliana del 1812 e venne proclamato un governo che durò pochi mesi, fino a quando fu inviato dal neo parlamento napoletano un esercito che riconquistò l’isola.

 

Fu soprattutto nella rivoluzione del 1848, che riacquistò la sua centralità. A Palermo infatti, il 25 marzo dello stesso anno, si riuniva il “Parlamento generale di Sicilia” nella chiesa di San Domenico, con un governo rivoluzionario composto da un presidente ed i ministri eleggibili dallo stesso presidente. Vincenzo Fardella di Torrearsa fu eletto presidente del parlamento e Ruggero Settimo capo del governo. Si dichiarò decaduta la dinastia borbonica, proclamato il Regno di Sicilia come monarchia costituzionale, e si offrì il trono vacante di Sicilia al Duca di Genova Alberto Amedeo di Savoia, figlio secondogenito di Carlo Alberto di Savoia, che non accettò. Il 10 luglio il parlamento decretò una nuova costituzione, sopprimendo anche la Camera dei Pari del Regno di Sicilia.

 

La vita del Parlamento del 1848-49 durò 15 mesi, mentre con il cosiddetto “decreto di Gaeta” del 28 febbraio 1849Ferdinando II di Borbone iniziò a riprendere possesso della Sicilia, e l’assise si sciolse il 14 maggio 1849. La ricostituzione del Parlamento Siciliano si ebbe con la fine del secondo conflitto mondiale, quando, per soffocare la forte espansione dell’Indipendentismo Siciliano sul territorio, fu insediata nel febbraio 1945 la Consulta regionale siciliana che elaborò uno statuto speciale, promulgato dal Re Umberto II con R.D. del 15 maggio 1946 che accetto lo Statuto Siciliano.

 

Rinacque così, dopo le elezioni regionali del 30 aprile 1947, il 25 maggio 1947, un Parlamento Siciliano declassato come “Assemblea Regionale Siciliana” ma che ci poneva e ci pone come forma giuridica uno Stato Federato allo Stato centrale italiano.

#iospendoaregalbuto  . Sarebbe nostro desiderio pubblicare gli stati d'animo di quanti fino ad ora sono stati costretti a chiudere le proprie attività : progetti, speranze, sacrifici, lavoro sono alcuni degli stati d'animo che in ognuno di loro durante questi lunghi giorni di forzata chiusura sono passati nelle  menti. Il nostro giornale ha voluto lanciare la proposta di riportare   le lancette del tempo a quando cioè le economie di ogni paese erano fondate per lo più  su quelle interne al proprio tessuto sociale. Lo scopo è  aiutare a far ripartire quelle attività cui eravamo abituati a frequentare. Oggi abbiamo apprezzato la "lettera" di tre giorvani che nel settembre 2011 avevano voluto investire . Giovani come tanti a Regalbuto che almeno non sono stati costretti ad andar via. Crediamo che le  parole e gli stati d'anmo espressi possono essere condivise da quanti a fatica , pian piano hanno continuato a non far mancare alle famiglie a casa le specialità, o che in vista delle prossime decisioni del Governo , dopo il 4 Maggio, hanno deciso di  restare chiusi al pubblico ma al servizio dei propri clienti . Il 25 aprile è festa nazionale , questa data al di la del significato storico ha rappresentato per tutti gli Italiani la data della rinascita. Idealmente potremmo decidere  domani e domenica di farci portare a casa le specialità dei nostri ristoranti,delle pizzerie, dei bar di Regalbuto , in cui eravamo abituati a trascorrere le sere di festa riuniti in un unico desiderio di risorgere e riprendere il cammino.

DI SEGUITO LA LETTERA di Antonio, Matteo e Vincenzo.

Questa foto risale al 21 settembre 2017. Guardavamo stanchi ed ancora increduli le nostre idee prendere forma. In mezzo alla polvere, all’odore di vernice appena passata sulle pareti, cercavamo di far nascere quello che poco dopo sarebbe diventata casa nostra.Oggi siamo tornati in Officina.
Che dire, dopo quaranta giorni di chiusura totale la nostalgia è tanta. Troppo tempo senza fare ciò che amiamo, senza fare ciò per cui abbiamo investito tempo, denaro e passione.
Siamo sinceri, il pensiero che la nostra, come le tante attività del settore, debbano in un certo senso perdere la propria identità ci fa paura. Quella sensazione di incertezza che riviviamo, la stessa vissuta nel periodo della foto. Abbiamo costruito tanto in questi tre anni, cercando di migliorarci e di portare un nuovo modo di fare esperienza culinaria e di beverage. Ma è proprio per questo che non possiamo permetterci di mollare. Abbiamo ancor tanta voglia di fare, di riprendere le energie attraverso quel che ci viene meglio. Per questo e per tanti altri motivi, abbiamo deciso di riscendere in campo, con le dovute protezioni per voi e per noi, come sempre nel rispetto delle norme igienico-sanitarie. A breve avrete tutte quante le novità che arriveranno dritte a casa vostra, per condividere, in famiglia e senza barriere, le nostre pietanza e… molto altro.  Vi diciamo solo che il nostro barman preparerà tutto accuratamente per voi. Tenetevi pronti, state a casa… nel weekend si mangia e si brinda! 

Autorizzare dalla metà di maggio prima l'apertura dei negozi al dettaglio, poi di bar e ristoranti. E' l'idea sul tavolo del governo, in vista della fase 2. L'ipotesi è che il 4 maggio queste attività restino ancora ferme ma con la possibilità di eccezioni, come consentire la vendita da asporto per la ristorazione, che si aggiungerebbe alle consegne a domicilio, già permesse. Non sarebbero ancora definite date, ma un'ipotesi sarebbe far riaprire i negozi dall'11 maggio, la ristorazione dal 18.Permettere gli spostamenti anche fuori dal proprio Comune e all'interno delle singole Regioni dal 4 maggio, lasciando però in vigore i limiti alla mobilità intra-regionale. E' l'ipotesi, a quanto si apprende da diverse fonti, sul tavolo del governo. Niente di deciso, viene spiegato, ma questo sarebbe al momento l'orientamento prevalente.

Fonte Ansa.

E' proprio vero che l'amore per la propria terra di origine non tramonta mai. Come nel caso di un nostro concittadino , residente all'estero , il quale nell'assoluto anonimato ha voluto donare alla comunità di Regalbuto il costo totale della prossima sanificazione delle strade che si svolgerà nei giorni 28 e  29 aprile prossimi. A comunicarlo il Sindaco Francesco Bivona il quale ha voluto ringraziare per l'importante donazione a nome di tutti i regalbutesi.

E' stata una grandinata di pochi minuti ma tanto è bastato per generare danni alle colture ortacee. Nel pomeriggio di oggi di colpo il cielo si è addensato di nubi , si pensava alla sospirata pioggia invece che la grandine che nonostante le piccole dimensioni è riuscita a rovinare le piante di stagione negli orti di tanti piccoli orticoltori del territorio.

Nuove misure per la mobilità sullo Stretto. Come annunciato nei giorni scorsi dal presidente della Regione Nello Musumeci, salgono a cinque le corse quotidiane dei traghetti da e per Messina.
Grazie all'interlocuzione con il governatore, infatti, il ministero dei Trasporti ha emanato un proprio decreto che consente l'aumento dei passaggi fra la Sicilia e il resto del Paese. Si tratta di un'azione che permette gradualmente di rendere più fluido il traffico sullo Stretto.
Il documento, che con la collaborazione istituzionale con l'onorevole Francesco D'Uva accoglie in toto le richieste della Sicilia, prevede corse gratuite, dirette alla rada di Tremestieri, per il personale pendolare sanitario e la possibilità di traghettare sulle linee dedicate al trasporto merci anche per quelle persone che, dimostrandolo, necessitano di cure mediche.
Intanto, da stamane, ha preso il via l'accesso speciale riservato ai pendolari che, grazie al modulo 'vidimato' dalla Protezione civile regionale (dopo avere presentato la richiesta alla mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. ), hanno effettuato l'attraversamento in modo spedito e ordinato. E' una nuova misura, introdotta dal presidente della Regione con l'ordinanza del 18 aprile, infatti, che permette di evitare disagi, ma soprattutto pericolosi assembramenti: adesso i passeggeri possono usufruire di una corsia dedicata sia a Villa San Giovanni, sia nel capoluogo peloritano. Secondo i dati della centrale operativa della Protezione civile, sono state più di mille le richieste già certificate e sono in fase di elaborazione le istanze presentate nelle ultime 24 ore. Una volta completata e accertata la ricognizione, verrà rilasciato a ogni passeggero un 'tesserino' che consentirà ulteriormente di velocizzare il passaggio dello Stretto.

25 aprile  non è facile parlarne. Si festeggia la Liberazione dai nazifascisti e – contestualmente – l’ultima volta in cui il paese si è veramente alzato in piedi e ha scritto una pagina di storia di cui andare fieri. Questa data è da sempre stata vissuta con due diversi stati d'animo. Da una parte gli antifascisti , i partigiani , coloro insomma che ne avevano subiti di tutti i colori durante il vent'ennio fascista, dall'altra la destra che non ha mai detto parole chiare su quella fase della storia italiana terminata appunto  con la liberazione il 25 aprile 1945. Dal 1946 è stata dichiarata Festa Nazionale. Oggi forse ha un significato maggiore rispetto agli altri anni perchè , dopo aver visto la puntata di Report , l'attacco frontale delle destre al Papa accusato di assumere posizioni contrarie ai valori del cattolicesimo e di essere a capo delle sinistre , deve far riflettere sul periodo storico che il mondo ( ma soprattutto l'Italia)  sta vivendo, diviso  tra destra catto- consevatrice  e la sinistra. L’attacco più feroce al Papa  proviene soprattutto dagli Stati Uniti. Oltre oceano, infatti, una parte del clero, la più conservatrice e fondamentalista, cui è legata la destra italiana,  ritiene il coronavirus  la punizione di Dio per il tradimento del Pontefice. Pensate un pò.  Il nostro 25 aprile 2020 sarà ancora una volta Il partigiano Fiammavissuto con due diversi stati d'animo ,divisi come non mai tra regioni del sud e quelle del nord. Le ultime frasi del giornalista Feltri contro i meridionali fanno capire come l'Italia nonostante tutto non sia affatto unita. Ma il mio personale 25 aprile vorrei anche quest'anno dedicarlo al  concittadino regalbutese Vincenzo Gamiddo. Era chiamato il partigiano Fiamma (nella foto).Nato a Regalbuto (EN) il 14-04-1924, partigiano della 9 Div. Garibaldi A. Imerito, nome di battaglia “Fiamma”, caduto il 23- 11-1944 ad Asti Variglie.

Gamiddo era partito da Regalbuto più che vent'enne per partecipare alla lotta partigiana contro il nazi fascismo . Mori in Piemonte fucilato assieme ad altri compagni durante un rastrellamento dei tedeschi. Oggi è seppellito nel cimitero dei partigiani ad Asti. Un giovane regalbutese che dalla Sicilia assieme ad altri 521 siciliani partirono per liberare il Nord Italia ancora occupato dai nazi fascisti. Molti di questi siciliani non sono mai tornati. " L'Italia risorgerà" titolava il quotidiano Il Popolo il giorno della liberazione. Nei giorni del coronavirus ricorderemo questo 25 aprile 2020 ancora con questa certezza. L'ITALIA RISORGERA'

AgoVit

Si parla di fase 2 dello sport. Non deve trarre in inganno il termine perchè a parer nostro la cosidetta fase 2 per lo sport forse è meglio definirla "fase 2 della serie A di calcio". Il perchè è facile intuirlo per la mole di interessi economici che il calcio professionistico muove. Non si parla di altri sport , specie di quelli che si svolgono nelle palestre e nei palazzetti. Ma non si accenna nemmeno alle migliaia di società sportive dilettantistiche e amatoriali che rappresentano il 70% dell'intero panorama sportivo italiano. Non se ne parla perchè ben che vada la fase due per queste ultime società sportive potrebbe iniziare forse nella primavera del 2021. O meglio quando potrà essere disponibile un vaccino. Quindi sine die. Facciamo un semplice ragionamento. Se è vero che nel prossimo autunno potrebbe verificarsi una recrudescenza del coronavirus sarà molto difficile far riprendere le attività motorie ai ragazzi nelle palestre. Così dicasi per gli sport tipo pallavolo,basket, calcio a cinque, pallamano etc ma soprattutto sarà ancor più difficile organizzare i cosidetti centri di avviamento. E' vero anche che alcuni  sport potrebbero svolgersi all'aperto. Se a questo si aggiunge che la riapertura dovrebbe essere vincolata ad una serie di gravose limitazioni – distanziamento sociale, controlli, scaglionamento degli ingressi ect. - atte ad eliminare il rischio legato all'epidemia Covid-19, ecco che il cerchio tremendamente si chiude. Molte. Tante società sportive dilettantistiche saranno costrette a chiudere e con esse quelle figure professionali fatti da allenatori, tecnici ,preparatori atletici. Ma il danno si estenderebbe anche ai fornitori di abbigliamento sportivo, bar,ristoranti , mezzi di trasporto. Aggiungo federazioni e enti di promozione sportive. Perchè sono queste ultime a introitare ogni anno una bella fetta del butget delle società sportive tra affiliazioni e tesseramenti , tasse gare, diritti di segreterie etc.... La prospettiva come si vede non è chiara. Tutt'altro. Il fatto che non se ne parli può significare solamente che lo sport dilettantistico e l'organizzazione scolastica saranno i due temi che sarà necessario affrontare nei prossimi mesi. Sarà fondamentale che anche lo sport dilettantistico, comparto significativo del Terzo Settore, possa accedere quanto prima alle forme di solidarietà e di sostegno al reddito. " Chiediamo - sostiene Ciro Bisogno presidente delle  Pgs -  di considerare con attenzione quanto rappresenta lo sport di base per la coesione sociale, per la funzione educativa nei confronti delle giovani generazioni, per la vita delle nostre periferie e per quello che rappresenterà non appena questa difficile pagina di storia sarà superata". Come non essere d'accordo ? 

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