In un comunicato stampa la direzione dell'Asp di Enna ha fornito i numeri del contagio nel territorio. " "All'Umberto I, ospedale Covid del territorio, a oggi 57 pazienti positivi ricoverati (di cui 5 in terapia intensiva e 10 in semi intensiva). Si aggiungono a questi una cinquantina di altri pazienti ricoverati in attesa di esito di tampone. Sette pazienti, da considerarsi guariti in attesa di negativizzazione del tampone, verranno invece domani trasferiti in un altro presidio ospedaliero. Undici i deceduti con coronavirus accertati fin qui nella struttura ospedaliera ennese, che dispone, allo stato attuale, di 28 posti letto (tra intensiva e semi intensiva) e altri 120 posti letto divisi in tre zone di ricovero denominate Covid1, Covid 2 e Covid 3." Nel comunicato la direzione specifica il dato realtivo all'incidenza dei positivi.

"In riferimento poi, alla alta incidenza dei positivi nella provincia di Enna, si vuole specificare che il valore viene falsato sia dall’alto numero dei positivi dell’Oasi di Troina, che dal focolaio dell’area dei Comuni di Agira, Leonforte e Assoro, che da soli ammontano a circa il 75 % dei casi rilevati in Provincia, che altrimenti avrebbe un numero di casi in linea, se non più basso rispetto al reso della Regione Siciliana.
Si è notata, negli ultimi giorni, una stabilizzazione del numero di pazienti che necessitano di ricovero, per cui si ritiene che il plateau di cui parla l’Istituto Superiore della Sanità possa essere stato raggiunto anche nella nostra provincia.Per garantire l’assistenza a tutti i pazienti sono stati inseriti nei turni tutti i medici presenti in ospedale a prescindere dalla disciplina di appartenenza dando prova di grande professionalità e di dedizione totale alla cura dei pazienti. Per tale motivo, la Direzione non può fare altro che ringraziare tutto il personale medico, infermieristico ed ausiliario per la grande disponibilità dimostrata a totale servizio dei pazienti ricoverati".

Uscire a fare una passeggiata con i propri figli, oppure con il proprio parente anziano, si può. Lo ha stabilito ieri il Ministero dell’Interno con una circolare ai prefetti, nel tentativo di porre fine alle polemiche degli ultimi giorni di molti genitori che sottolineavano la necessità per i bambini di uscire ogni tanto all’aria aperta anche durante la quarantena. E' un decreto che sta suscitanto le proteste non solo delle regioni ma soprattutto di tanti genitori che esprimono il loro disappunto sui social. “E’ da intendersi consentito, - si legge nella circolare - ad un solo genitore, camminare con i propri figli minori in quanto tale attività può essere ricondotta alle attività motorie all’aperto, purché in prossimità della propria abitazione […] L’attività motoria generalmente consentita non va intesa come equivalente all’attività sportiva (jogging)”. Resta vietato “svolgere attività ludica o ricreativa all’aperto ed accedere ai parchi, alle ville, alle aree gioco e ai giardini pubblici”. Le condizioni sono sostanzialmente quattro: che si tratti di minorenni, che sia presente un solo genitore, che si rimanga vicino a casa e che si rispetti la distanza minima di un metro dalle altre persone, evitando di creare assembramenti. Nulla di nuovo, insomma. Si fa affidamento alla responsabilità dei genitori. Una discussione che negli ultimi giorni era diventata particolarmente evidente non solo sui social ma anche sui media nazionali, anche a causa di alcune sanzioni a genitori con figli. Tanto da spingere il Viminale a prendere posizione chiarendo che sì, passeggiare con i bambini è effettivamente possibile. Ma non giocare o fare sport. 

Ci prepariamo a vivere i giorni della Pasqua. Sarà una Pasqua diversa, inusuale , strana. Anche la Chiesa si prepara a viverla celebrando le funzioni senza popolo. A causa dalla diffusione della pandemia di Coronavirus, i riti della Settimana Santa saranno celebrati da ogni sacerdote con le chiese vuote di fedeli che si uniranno in  preghiera nelle proprie abitazioni, idealmente allo stesso orario delle liturgie. Così vivremo i riti della settimana Santa, nel silenzio e in povertà. Nel silenzio della famiglia nella propria casa, nel silenzio delle persone sole, degli ammalati. Nella povertà che darà maggiore risalto al significato che la Pasqua ci vuole ricordare. Mentre scrivo penso: " chissà se il Signore sorriderà da lassù". Un pensiero che non vuole essere profondo ma reale come è reale la situazione che oggi stiamo vivendo. Dalla quale dobbiamo trarre giovamento sul valore della vita vissuta nella fede. Si perchè secondo me i giorni della Pasqua saranno vissuti nella fede , cioè in povertà, nel silenzio costretti a lasciare fuori esteriorità e futilità delle cose. Ricorderemo la morte di Gesù e la Resurrezione in maniera più intensa tra le mura di casa specie la domenica della festa. "Quest'anno saranno felici anche i vitellini..." Vittime sacrificali del lunedì dell'Angelo. Sorrido. Poi però il pensiero va anche a quanti nei giorni della Pasqua avevano l'occasione per lavorare un pò di più. Ristoranti, strutture ricettive, bar, mercati e supermercati, negozi in genere. Anche questo aspetto è reale. Credo nelle coincidenze, credo soprattutto sul fatto che quando accade qualcosa come i giorni che stiamo vivendo del coronavirus, ciò non accade senza alcun motivo che sia ancor più elevato spiritualmente. Un motivo che ci vuol dire qualcosa. Che vuole parlarci. Vivere la Pasqua è vivere il " rinascere" .La parola Pasqua deriva dall’aramaico “Pasha, che significa “rinascere”.Augurare una buona Pasqua significa augurare una rinascita. Allora che i giorni della Pasqua ci insegnino a rinascere a capire cioè il vero valore della vita vissuta nella povertà di spirito e nella fede.

AgoVit

Non sarà un nuovo reddito di cittadinanza, ma un “reddito di emergenza“, una misura eccezionale per sostenere il doppio dei lavoratori sin qui raggiunti dall’indennità una tantum da 600 euro per il tempo che sarà necessario a causa della crisi economica dovuta all’emergenza Coronavirus. È l’ipotesi a cui sta lavorando il governo e che potrebbe richiedere uno stanziamento da 6 miliardi per 10 milioni di lavoratori, secondo quanto riporta il quotidiano Repubblica.

A chi spetterà il reddito di emergenza? Il REM è dedicato a chi ha un lavoro ma lo ha dovuto sospendere a causa del coronavirus. L’indennità spettante sarà corrisposta per tutta la durata della crisi e spetterà a commercianti, agricoli, partite Iva, collaboratori, stagionali, lavoratori dello spettacolo, liberi professionisti, colf e badanti, precari irregolari e intermittenti.Il REM andrà a coprire anche quei lavoratori che, finito di percepire la Naspi in questi mesi è impossibilitato, a causa della crisi a trovare nuovo lavoro.Molto probabilmente, però, saranno esclusi dalla nuova indennità coloro che già percepiscono il reddito di cittadinanza.I requisiti per poter accedere alla misura, in ogni caso, saranno resi noti con la pubblicazione del nuovo Decreto Cura Italia che il governo dovrebbe varare nel corso del mese di aprile.

 

È giorno di lutto nazionale.I Comuni , le Regioni alle 12 osserveranno tutti un minuto di silenzio per le vittime del coronavirus e onorare il sacrificio e l’impegno degli operatori sanitari . Un abbraccio virtuale di tutti i territori italiani uniti nella lotta al Covid-19 . Bandiere a mezz'asta negli edifici pubblici .

E' quanto emerge dall'orientamento del Governo di allungare fino al 18 aprile,cioè all'indomani della Pasqua, la graduale e lenta apertura delle attività a partire da quelle che non comprendono il contatto fra persone ( bar,discoteche,ristoranti,palestre etc...).Sulla stessa lunghezza d'onda il presidente dell'Iss , Silvio Brusaferro, ( nella foto), il quale in un'intervista a Repubblica, spiega che sulle riaperture "il problema è capire quali forme garantiscono che la curva non ritorni a crescere". Tra le ipotesi al vaglio anche quella di tenere a casa più a lungo anziani e malati. E avverte: anche dopo, quando i casi di coronavirus scenderanno a zero, la vita non tornerà come prima finché non verrà trovato un vaccino o un farmaco efficace contro la malattia. “Assistiamo a un appiattimento della curva, non ci sono ancora segnali di discesa ma va meglio”. Restare a casa dunque , lo si sapeva, soprattutto perchè queste prossime tre settimane sono cruciali per il diffondersi del virus, anche per noi siciliani . Sacrifici necessari per fare invertire la rotta della crescita dei soggetti positivi .“Le importanti misure che sono state adottate stanno mostrando i loro effetti”, spiega Brusaferro, ma per poter parlare di un miglioramento “dobbiamo osservare un aumento quotidiano dei casi inferiore a quello delle 24 ore precedenti per alcuni giorni consecutivi. Il numero delle nuove infezioni si deve quindi ridurre significativamente. Per ottenere questo trend bisogna rispettare le misure del governo e fare anche molta attenzione all’isolamento dei positivi o dei loro contatti stretti”.

In arrivo una nuova stretta sullo sport a causa dell’epidemia di coronavirus. A preannunciarlo è lo stesso Ministro dello Sport e delle Politiche Giovanili, Vincenzo Spadafora, in un’intervista pubblicata oggi su La Repubblica: “Domani proporrò di prorogare per tutto aprile lo stop alle competizioni sportive di ogni ordine e grado. Ed estenderò le misure agli allenamenti, sui quali non eravamo intervenuti perché c’era la possibilità che si tenessero le Olimpiadi“.

Spadafora parla anche di nuove misure a sostegno delle società: “Lo sport non è solo il calcio e il calcio non è solo la serie A. Destinerò un piano straordinario di 400 milioni allo sport di base,  alle associazioni dilettantistiche sui territori, a un tessuto che sono certo sarà uno dei motori della rinascita“.

Forse si è perso tempo,forse no. Di fatto l'aumento dei casi ha fatto decidere il presidente della regione siciliana di dichiarare Troina zona rossa.Non si entra nè si esce.Fino al 15 aprile, nel centro montano dell’entroterra vigerà il divieto di accesso e di allontanamento dal territorio comunale e la sospensione di ogni attività degli uffici pubblici, a eccezione dei servizi essenziali e di pubblica utilità. Potranno entrare e uscire dal paese solo gli operatori sanitari e socio-sanitari, il personale impegnato nell’assistenza alle attività inerenti l’emergenza, nonché esclusivamente per l’ingresso e l’uscita di prodotti alimentari, di prodotti sanitari, di beni e servizi essenziali. 

Sono passati 738 anni, da quando il 30 marzo 1282 scoppiò a Palermo una violenta insurrezione contro i dominatori angioini, un’insurrezione, che la storiografia definisce con l’espressione “Vespri Siciliani”.Il 30 marzo del 1282 fu una giornata molto particolare per Palermo. Era un lunedì dell’Angelo e dopo la funzione serale dei Vespri, sul sagrato della Chiesa del Santo Spirito, un soldato francese di Sua Maesta Carlo I d'Angiò si rivolse in maniera ingiuriosa nei confronti di una giovane nobildonna accompagnata dal proprio marito.A difesa della moglie, l’uomo riuscì ad appropriarsi della spada del militare e, nella colluttazione che ne scaturì, lo uccise. Questo gesto fu la scintilla che fece scoppiare la rivolta che noi oggi conosciamo col nome di Vespri siciliani. Da quel momento a Palermo iniziò una vera e propria caccia al francese. Il tempo degli abusi e del malgoverno angioino sull’isola era finito.Questo episodio fu solo l’ultimo di una lunga serie. Il malcontento siciliano partiva da lontano e montava ormai da anni. Tra il conquistatore angioino, che si era liberato di tutti i successori di Federico II, e gli abitanti dell’isola non era mai nata la simpatia. Carlo d’Angiò era visto proprio come un usurpatore che aveva posto fine, con la violenza delle armi, al glorioso regno svevo che aveva visto la sua età dell’oro con lo Stupor Mundi.Dopo essersi cinto della corona di Sicilia nel 1266, con la benedizione di papa Clemente IV, il sovrano francese focalizzò tutte le sue attenzioni sul suo nuovo regno, dove si verificarono soprusi e violenze continue. La Sicilia stava pagando dazio poiché era stata sempre fedelissima ai sovrani svevi e mal digeriva questo avvicendamento dinastico.

I siciliani dopola morte di Corradino di Svevia avevano perso il loro punto di riferimento verso il quale convogliare le energie nella speranza di una cacciata dell’angioino. In loro soccorso, però, corse il re d’Aragona, Pietro III, il quale era marito di Costanza di Svevia, figlia di Manfredi e quindi nipote di Federico II. La regina risultava, di fatto, l’unica e legittima pretendente al trono di Palermo.Alla fine del 1280 si presentò una concatenazione di eventi che difficilmente si sarebbe ripetuta. Pietro III d’Aragona, dopo aver concluso la riconquista delle sue terre che erano ancora in mano agli arabi, era pronto a sposare la causa siciliana. Il papa Niccolò III, grande alleato della corona angioina, morì e Carlo d’Angiò era impegnato, al fianco dei veneziani, in una guerra contro Michele VIII Paleologo, imperatore di Bisanzio. Fu così che i baroni siciliani colsero la palla al balzo e fomentarono una serie di rivolte popolari che avrebbero dovuto dare un segnale forte: in Sicilia non c’era più spazio per la monarchia angioina.La contesa bellica conseguente ebbe una risonanza internazionale e le potenze europee dell’epoca si schierarono a favore dell’uno o dell’altro partito. Carlo d’Angiò poteva contare sul papa, su Filippo III di Francia e sui guelfi fiorentini. Pietro III d’Aragona era sostenuto da Edoardo I d’Inghilterra e Rodolfo d’Asburgo.All’alba del 31 marzo 1282, la città di Palermo si proclamò indipendente e la rivolta si estese a tutta la Sicilia. Carlo d’Angiò dapprima decise di sedare la rivolta promettendo una serie di riforme, in un secondo momento decise di ricorrere alle sue principali alleate, le armi. Si ebbero una serie di guerre. Fin da subito Pietro III d’Aragona sconfisse il suo rivale il quale ripiegò a Napoli. Malgrado la sconfitta iniziale il sovrano francese non si diede per vinto.Fu così che dalla rivolta del Vespro prese vita una guerra ventennale che vide opposti Aragonesi ed Angioini per il controllo dell’isola. Solo nel 1302 venne firmata la pace di Caltabellotta che pose fine a questa prima fase di conflitti. La conseguenza fondamentale fu la separazione di quello che fino ad allora era un unico regno in due compagini politiche distinte. Il Regno di Sicilia, che corrispondeva a tutto il Mezzogiorno continentale, rimase in mano agli angioini, e il Regno di Trinacria, costituito dalla Sicilia e dalle isole adiacenti, che passò sotto lo scettro di Federico III d’Aragona.I Vespri siciliani oltre alle conseguenze politiche di cui sopra, rappresentarono una fase fondamentale per la storia siciliana. La relazione tra l’isola e la monarchia aragonese divenne strettissima e grazie ad essa, la Sicilia vide crescere la sua importanza strategica nei traffici marittimi del Mediterraneo. Inoltre una cospicua fetta di nobiltà dall’Aragona si trasferì nell’isola integrandosi perfettamente col tessuto sociale locale.Infine il legame tra i siciliani ed i sovrani aragonesi fu molto diverso di quello che si era instaurato con Normanni e Svevi. La nobiltà siciliana, infatti, godeva di un rapporto quasi paritario con quella aragonese e grande era la considerazione della quale godevano i rappresentati dell’isola presso il re, cosa che coi sovrani precedenti non esisteva, in quanto vigeva una più marcata subordinazione.

 

"Ho febbre e perdita di forze, ho fatto una Tac e alcuni esami, sono in attesa di risultato e di fare il tampone".
Il sindaco di Troina, Fabio Venezia, annuncia sul suo profilo facebook di non stare bene: "Ringrazio quanti in questi minuti mi stanno chiamando e a cui non ho potuto rispondere. Cercando di fare il mio dovere, nei giorni scorsi sono stato purtroppo a contatto con persone risultate poi contagiate e adesso sono in attesa di fare anche io il tampone. Per adesso resisto! Fin quando le forze mi assisteranno continuerò in isolamento e da casa a gestire in prima persona l'emergenza con l'aiuto prezioso dei miei assessori e dei miei collaboratori. Vi ringrazio della vostra vicinanza e del vostro affetto".

Image
Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale , ai sensi della legge n° 62 del 7/3/2001.