Articoli filtrati per data: Novembre 2024

“Dal 2014 l’ANCI Sicilia denuncia, in merito al sistema integrato dei rifiuti, uno stato di “calamità istituzionale” per molti versi provocato da cambi continui e repentini di leggi sulla governance con conseguenti sovrapposizioni nella gestione che, in pratica, non è riuscita ad affrontare le esigenze del territorio”. Lo ha detto, Leoluca Orlando, presidente dell’ANCI Sicilia, che ha introdotto l’incontro dal titolo “La gestione dei rifiuti in Sicilia: i termovalorizzatori?” cui hanno partecipato Tommaso Castronovo di Legambiente e Guido Bertolaso.

 “In Sicilia- ha aggiunto Orlando- il sistema di gestione dei rifiuti è fondato sull'oligopolio e su pochi interessi privati. Un sistema che registra un’assoluta inadeguatezza di impiantistica che per anni ha determinato vistosi disservizi, rappresentando un danno per strutture e impianti pubblici ed un aggravio di costi per comuni e cittadini.  L’ ANCI Sicilia è intervenuta in tutte le sedi competenti per denunciare gli effetti di questo sistema fondato su un "ricatto" in base al quale, nel breve periodo, l'unica alternativa al conferimento nelle poche discariche operanti è quella di avere i rifiuti per strada con le evidenti gravi conseguenze anche sul piano sanitario. Il senso di questo incontro è, quindi, fotografare soluzioni adeguate per uscire dall’emergenza con una logica progettuale”. 

 “Oggi – ha continuato Mario Emanuele Alvano, segretario generale dell’Associazione – abbiamo messo a confronto due posizioni diverse con l’obiettivo, seguendo il principio di Luigi Einaudi, di “conoscere per deliberare”. Da decenni ci confrontiamo su un’emergenza che non è solo ambientale ma anche finanziaria, poiché molti comuni dell’Isola si trovano in dissesto o pre dissesto anche per le difficoltà legate alla riscossione della Tari. Seppure consapevoli che negli ultimi anni molti comuni abbiano fatto uno sforzo poderoso nella raccolta differenziata, molti hanno superato la soglia del 65%, resta in sospeso il tema dell’impiantistica legata non solo alla realizzazione dei termovalorizzatori ma anche dei centri di compostaggio e delle centrali di trasferenza. In questi giorni, purtroppo come accade sempre in estate, vediamo proliferare in molte strade cittadine micro discariche che deturpano l’ambiente e che mettono in grave pericolo la salute pubblica. Per questi motivi, oggi abbiamo sentito i pro e i contro su un tema fondamentale cercando di interrogarci e di dare risposte senza pregiudizi”.

 Tommaso Castronovo di Legambiente ha puntualizzato “che l'unico piano possibile è l'economia circolare: ridurre la quantità di immondizia prodotta e potenziare la raccolta differenziata. Obiettivo: dimezzare l’enorme quantità annua di rifiuti indifferenziati, dai quali poi recuperare, attraverso nuove filiere impiantistiche, ulteriore materia. Legambiente è da sempre contraria agli inceneritori ritenendo non sia questa la soluzione per gestire i rifiuti. Occorre, invece, spingere sulla raccolta differenziata, unico modo per chiudere le discariche. Inoltre, i termovalorizzatori sono a tutti gli effetti impianti industriali che immettono nell’atmosfera agenti inquinanti dando un contributo decisivo ai cambiamenti climatici”.

 Guido Bertolaso ha parlato della sua esperienza legata all’inceneritore di Acerra, precisando che “solo nel 2016 sono stati prodotti 630.000 MWh di energia elettrica, sono state evitate circa 115 mila tonnellate di emissioni di CO2 e 230 mila famiglie hanno utilizzato l’energia elettrica prodotta nell’impianto”. 

Bertolaso ha poi concluso parlando della situazione nella provincia autonoma di Bolzano in cui “una raccolta differenziata che sfiora il 100%, una encomiabile gestione dell’umido e una gestione del riciclo all’avanguardia si accompagna alla presenza sul territorio di un termovalorizzatore”.

 

Pubblicato in Dal Territorio

Il Ministero della Cultura, nei giorni scorsi, ha provveduto a ripartire 1,8 miliardi di euro destinati a investimenti per il miglioramento dell’efficienza energetica di cinema, teatri e musei, per l’attrattività dei borghi; per la valorizzazione dei parchi e giardini storici, per l’adeguamento sismico e messa in sicurezza di luoghi di culto, torri e campanili e per il restauro di chiese del patrimonio del Fondo edifici di culto del Ministero dell’Interno. In Sicilia sono 190 milioni circa i progetti ammessi, di questi 15 milioni sono per interventi nell’ennese. Per la linea “attrattività dei borghi” l’unico progetto riguarda Assoro con 1,6 milioni. Nessun progetto ammesso per la linea “parchi e giardini storici” né per la linea “migliorare l’efficienza energetica di cinema, teatri e musei”. Gli altri progetti finanziati sono per la linea “Sicurezza sismica nei luoghi di culto, restauro del patrimonio culturale del Fondo Edifici di Culto e siti di ricovero per le opere d’arte (Recovery Art)” e riguardano i comuni di Agira, Aidone; Barrafranca, Centuripe, Cerami, Enna, Nicosia, Piazza Armerina con ben 4 progetti, Regalbuto, Troina, che ha il finanziamento più rilevante (2, 4 milioni) e infine Valguarnera.

Pubblicato in cultura e spettacoli
Nelle scorse settmane si è tanto parlato dello stato di pulizia delle vie della città. Oggi il comando di polizia municipale ha emesso un’ordinanza per il divieto di sosta dei veicoli dalle ore 04:00 alle ore 11:00 del secondo e quarto mercoledì di ogni mese, nelle seguenti vie:
- via G. F. Ingrassia
- Via Don Giuseppe Campione
- Via Amaselo
- Via Catania
- Via Cavour
- Via Plebiscito
- Via Roma
- Piazza XXIV maggio
- Piazza Alaimo
Questo per consentire un efficace spazzamento e pulizia, cadenzata e regolare. " Continua lo sforzo - fa sapere il Sindaco Angelo Longo -  per il miglioramento del servizio di raccolta, smaltimento e spazzamento.  Vogliamo ringraziare UTC, Saes Srl e Comando di polizia municipale per la collaborazione. Infine ringraziamo tutti i cittadini e chiediamo loro un piccolo sforzo per consentire l’obiettivo di medio termine: Regalbuto più pulita , un servizio più efficiente ,una Tari più equilibrata.

 

Pubblicato in Notizie Città

I comuni siciliani potranno accedere agli investimenti della Regione, modulati sul numero degli abitanti, finalizzati alla costituzione delle CER, Comunità Energetiche Rinnovabili. A prevederlo è uno specifico programma della Regione Sicilia che ha stanziato circa 5 milioni di euro per la promozione della sostenibilità energetico-ambientale nei comuni che si impegnano alla costituzione delle Comunità, assumendone il ruolo di promotori. Le comunità in questione si configureranno come enti senza finalità di lucro, costituite al fine di promuovere il processo di decarbonizzazione del sistema economico e territoriale, di agevolare la produzione, la condivisione “virtuale” e il consumo di energia elettrica generata principalmente da fonti rinnovabili, nonché per migliorare l’efficienza energetica attraverso la riduzione dei consumi. Queste le tematiche affrontate  durante l’incontro divulgativo sul bando della Regione relativo alle Comunità di Energie Rinnovabili e Solidali, organizzato dall’ANCI Sicilia e dall’assessorato regionale per l’Energia e i Servizi di pubblica utilità. Le Comunità energetiche rappresentano nuovi modelli di autoconsumo collettivo attraverso cui imprese, comunità locali e cittadini condividono energia elettrica prodotta da impianti alimentati da fonti rinnovabili. Per promuovere la costituzione delle CER, il modello di sviluppo proposto agli Enti locali è quello già adottato, col finanziamento rivolto a tutti i comuni dell’Isola, con la nomina degli Energy manager (EGE) per la redazione dei  Piani di Azione per l’Energia Sostenibile e il Clima (PAESC) e che ha registrato la partecipazione del 96 % di tutti i comuni dell’Isola (ben 375 comuni su 391). 

 “Volendo fare uno specifico riferimento al contesto storico attuale, - ha spiegato Mario Emanuele Alvano, segretario generale dell’ANCI Sicilia, che ha introdotto e moderato l’incontro - la guerra in Ucraina ci ha messo ulteriormente di fronte ai problemi collegati al rincaro dei costi dell’energia. L’Avviso messo a punto dalla Regione non solo favorisce la nascita e la creazione delle CER ma stimola   l’autoconsumo e l’autoproduzione di energia. Le amministrazioni pubbliche hanno un ruolo fondamentale nell’attivazione di queste Comunità con modelli energetici che saranno adeguati  al tipo di territorio, alle esigenze dei cittadini e alle tipologie di fonti di energia alternativa più adatte. Si tratta, quindi, di un percorso partecipativo sul territorio con l’obiettivo di ottenere una riduzione dei costi  e potenziare la capacità degli enti a sfruttare risorse del PNRR”.

Saranno ammesse al finanziamento le proposte che prevedono la costituzione di comunità energetiche rinnovabili e solidali con le caratteristiche indicate nel programma stesso. Tra cui lo stato di povertà energetica di almeno il 10% dei partecipanti alla CER. I termini per presentare la domanda di accesso al contributo a fondo perduto si chiuderanno il prossimo 7 agosto 2022. All’incontro hanno preso parte, tra gli altri, l’Assessore all’Energia, Daniela Baglieri e il dirigente generale del Dipartimento Energia  della Regione Siciliana, Antonio Martini. 

Pubblicato in Dal Territorio
Sabato, 23 Luglio 2022 14:22

Sondaggi. Duello Fratelli d'Italia e PD

Fratelli d’Italia si conferma primo partito anche questa settimana con il 23,4% dei consensi (+0,2%). Subito sotto c’è il Pd stabile al 23%. E’ quanto emerge da un sondaggio Dire-Tecnè realizzato il 21 e 22 luglio 2022 su un campione di mille persone.

Nel borsino dei partiti, seguono la Lega con il 14,6% (+0,1%), Forza Italia con il 10,6% (+0,3%) mentre il M5s è al 9,4% in calo dello 0,3% rispetto alla scorsa settimana. Seguono Azione di Carlo Calenda con il 4,8% (-0,1%), poi Europa Verde e Si con il 4,2%, Italia viva con il 2,8% e Italexit di Paragone con il 2,5%.

Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it

Pubblicato in politica

Negli anni del dopoguerra  e fino agli anni sessanta, i catastrofici erano rappresentati  da un po' tutti i partiti , i quali nelle occasioni elettorali , studiavano ogni genere di comunicazione con manifesti  ( esistevano pochi televisori  e non era nata ancora internet) che avevano il compito di screditare gli avversari con ogni genere di slogan.  In piena guerra fredda la Democrazia Cristiana  e il Partito Comunista rappresentavano gli uni  e gli altri come il pericolo incombente e addirittura catastrofico.  Oggi la comunicazione catastrofica è diventata sempre più raffinata . Sono rimasti invariati i due blocchi eredi però dei partiti della prima Repubblica , e i messaggi sono quasi tutti , se non tutti, riferiti all’Europa che ci guarda e tifa  e al pericolo di una eventuale vittoria rappresentata dal leader di turno, dal crollo dei mercati , dalla recessione ., il ritorno del fascismo.  In piena campagna elettorale , si voterà il prossimo 25 settembre e già nelle comunicazioni sulla carta stampata e sui rotocalchi politici televisivi, si tende a  rappresentare il pericolo screditando le figure dei leader e non più con i messaggi  che colpivano la fantasia degli elettori.  Insomma bisogna creare la figura che io chiamo dell’Orco , per generare paure a sfavore di uno e dell’altro blocco di partiti. Oggi , se vi garba un esempio, il pericolo  per la sinistra è Giorgia Meloni , per il semplice fatto che il suo partito , Fratelli d’Italia , nei sondaggi è il primo tra quelli scelti dagli italiani. Per il centro – destra , invece l’avversario da battere è il Partito Democratico e di conseguenza il suo Leader Letta.  Dunque non è cambiato nulla. A cambiare sono stati solamente i metodi di comunicazione e i personaggi.  La realtà di oggi come ieri però è sempre la stessa : non bisogna aver paura di votare.  Chiamare il popolo alle elezioni è il più alto apice della vera democrazia e per fortuna quella italiana è la più completa che esista al mondo. La democrazia parlamentare , rappresentata dal popolo.  Chi vince governa , chi perde va all’opposizione. Nell’Italia di oggi per fortuna, non c’è alcun pericolo del ritorno al fascismo o all’avvento del comunismo . Ci sono due idee che dividono i blocchi . Da una parte ci sono i progressisti ( guidati dal PD) , dall’altro i conservatori ( guidati dalla Meloni) .Da una parte coloro che sono fautori del progresso economico e sociale; spesso con riferimento a una politica di riforme e di rinnovamento. Dall’altra parte coloro che , guardando al progresso, propugnano il valore della tradizione e dell'esperienza storica, diffidando  dai mutamenti improvvisi (la cui incontestabile espressione è il concetto di rivoluzione) e sostengono  l'opportunità di preservare un determinato stato istituzionale, religioso, sociale. Sono tutte qui le differenze. Fascismo e Comunismo non potranno più esistere perché la storia dell’Europa  è cambiata da tempo.  Dunque. Andiamo a votare senza paura , secondo le nostre inclinazioni e lasciamo ai loro soliloqui chi ancora è rimasto fermo ai saluti romani e alla falce e martello . Queste persone sono fuori dalla realtà italiana

Pubblicato in Prima Pagina

Roma, 16 lug. (askanews) – “Noi sindaci, chiamati ogni giorno alla difficile gestione e risoluzione dei problemi che affliggono i nostri cittadini, chiediamo a Mario Draghi di andare avanti e spiegare al Parlamento le buoni ragioni che impongono di proseguire l’azione di governo. Allo stesso modo chiediamo con forza a tutte le forze politiche presenti in Parlamento che hanno dato vita alla maggioranza di questo ultimo anno e mezzo di pensare al bene comune e di anteporre l’interesse del Paese ai propri problemi interni”. Così undici sindaci italiani scrivono una lettera aperta in cui sottolineano “ora più che mai” di avere “bisogno di stabilità”. La missiva è firmata da: Luigi Brugnaro, sindaco di Venezia, Marco Bucci, sindaco di Genova, Antonio Decaro, sindaco di Bari e presidente Anci, Michele de Pascale, sindaco di Ravenna e presidente Upi, Giorgio Gori, sindaco di Bergamo, Roberto Gualtieri, sindaco di Roma, Stefano Lo Russo, sindaco di Torino, Dario Nardella, sindaco di Firenze, Maurizio Rasero, sindaco di Asti, Matteo Ricci, sindaco di Pesaro e presidente Ali), Beppe Sala, sindaco di Milano. Gli undici primi cittadini esprimono la loro “incredulità e preoccupazione” per la crisi di governo “generata da comportamenti irresponsabili di una parte della maggioranza”. “Le nostre città, chiamate dopo la pandemia e con la guerra in corso ad uno sforzo inedito per il rilancio economico, la realizzazione delle opere pubbliche indispensabili e la gestione dell’emergenza sociale, non possono permettersi oggi una crisi che significa immobilismo e divisione laddove ora servono azione, credibilità, serietà. Il Presidente Mario Draghi ha rappresentato fino ad ora in modo autorevole il nostro Paese nel consesso internazionale e ancora una volta ha dimostrato dignità e statura, politica e istituzionale. Draghi ha scelto con coraggio e rigore di non accontentarsi della fiducia numerica ottenuta in aula ma di esigere la sincera e leale fiducia politica di tutti i partiti che lo hanno sostenuto dall’inizio”, concludono. 

 

 

Pubblicato in politica
Giovedì, 14 Luglio 2022 14:15

Crisi Governo.Draghi al Quirinale.

Via libera dell’aula del Senato alla fiducia sul decreto Aiuti. Il provvedimento passa con 172 sì e 39 no. I senatori del Movimento 5 Stelle, come annunciato ieri dopo il Consiglio Nazionale, non hanno partecipato al voto.

Il presidente del Consiglio Mario Draghi, mentre a Palazzo Madama si votava il dl Aiuti, ha lasciato Palazzo Chigi e si è recato al Quirinale. Il premier presumibilmente dirà al presidente della Repubblica Sergio Mattarella quali sono ora le prospettive per il suo Governo dopo il voto sulla fiducia al decreto aiuti in Senato senza i senatori pentastellati.

Pubblicato in politica

Rifiuti, crisi finanziaria degli enti locali e dignità istituzionale degli amministratori locali: questi i temi
principali affrontati dai sindaci siciliani nel corso di una serie di incontri in videoconferenza che si stanno 
svolgendo in questi giorni.
Dell’emergenza rifiuti si è già parlato nel corso del primo tavolo tecnico composto da una delegazione di 
sindaci che si è confrontata per analizzare la difficile situazione sanitaria e ambientale determinatasi, a causa dell’eccessivo accumulo di rifiuti indifferenziati, in molti comuni dell’Isola.
In queste ultime settimane, infatti, si sono registrati, anche in considerazione del caldo estivo, seri problemi 
igienico-sanitari, micro-discariche nei centri urbani e nelle strade provinciali e statali, problemi alla 
circolazione. 
Dal confronto è emersa la necessità di valutare le proposte relative a superare l’emergenza igienico-sanitaria 
ed ambientale anche attraverso un’azione più decisa su programmazione e realizzazione di nuovi impianti, 
anche in considerazione delle gravi ricadute che questa emergenza ha, oltre che per la tutela dell’ambiente, 
dell’economia e della coesione sociale, sul sistema finanziario dei comuni e sulla gestione del personale 
spesso inadeguato a fronteggiare tali situazioni.
In riferimento alle criticità finanziarie dei Comuni siciliani, poi, nel corso dell’incontro svoltosi ieri pomeriggio, 
è stato ribadito che siamo di fronte a problematiche di carattere strutturale che coinvolgono l’intero sistema 
delle autonomie locali. 
Partendo dall’analisi dei fattori di debolezza del sistema degli enti locali dell’Isola, quali la limitata capacità 
fiscale e le difficoltà del sistema di riscossione, sono stati affrontati i nodi problematici dell’applicazione in 
Sicilia delle norme sul bilancio armonizzato con particolare riferimento ai temi del sistema di accantonamenti
del FCDE ( Fondo Crediti di Dubbia Esigibilità) e del FGDC (Fondo di Garanzia per i Debiti Commerciali) e le 
ripercussioni sulle capacità assunzionali degli enti. Sono stati, inoltre, evidenziati anche gli ulteriori limiti 
della normativa nazionale per far fronte alle crisi finanziarie (dissesto e predissesto) e l’impossibilità per la 
stragrande maggioranza degli enti dell’Isola di superare la condizione di sofferenza finanziaria con le sole 
risorse proprie. È stata poi sottolineata la necessità di ripartire e sviluppare il percorso che ha portato nel 
2021 all’assegnazione di 150 milioni (art.16-commi da 8 bis a 8 – sexies, del Collegato fiscale) come 
riconoscimento dello stato di crisi strutturale dei Comuni siciliani. 

COMUNICATO STAMPA - Responsabilità editoriale ANCI Sicilia
Pubblicato in Dal Territorio
È diminuito in modo consistente il numero dei siciliani che, negli ultimi due anni, si è rivolto a strutture sanitarie fuori regione per ricevere prestazioni di ogni livello. Lo rivela l’Analisi della mobilità passiva ospedaliera 2021, realizzata da Kpmg e presentata questa mattina a Palermo dall’assessore regionale alla Salute, Ruggero Razza. Presente anche il direttore del dipartimento della Pianificazione strategica dell'assessorato, Mario La Rocca.
 
Lo studio, mettendo a confronto principalmente l’ultimo periodo pre-pandemico (2019) e il 2021 - non tenendo conto del “fermo” del 2020 - ha evidenziato che i cittadini residenti nelle nove province siciliane hanno preferito rimanere nel proprio territorio. Non solo per i trattamenti più semplici ma, in controtendenza con il passato, anche per ricevere cure di alta complessità. 

Nel complesso il valore di tutte le prestazioni sanitarie (r
icoveri ordinari e day hospital, specialistica ambulatoriale, somministrazione diretta di farmaci, farmaceutica, medicina di base, trasporti con ambulanza o elisoccorso, cure termali) rese a cittadini siciliani da strutture fuori regione nel 2021 ha avuto un valore economico di 237,4 milioni di euro, contro i 293,8 milioni del 2019, segnando una riduzione di oltre 56 milioni di euro.   
 
In particolar modo, il report analizza la macro-categoria dei ricoveri ospedalieri e day hospital. Per questi, che costituiscono il 66% della mobilità sanitaria passiva e il 7,8% del valore totale dell'assistenza ospedaliera ai cittadini siciliani, il dato è significativo: nel 2021, in totale, sono stati 33.793 i ricoveri fuori regione per un valore complessivo di 157 milioni e 432 mila euro. Nel 2019, erano stati 45.756 per un ammontare di 207 milioni 202 mila euro. Una differenza di più di 50 milioni di euro che, invece di confluire nelle strutture pubbliche e private delle altre regioni, sono rimasti in Sicilia. Per le riabilitazioni si passa dai 3.009 casi del 2019, per un valore di più di 18 milioni di euro, ai 1.759 del 2021, per un valore di circa 12 milioni di euro: sono quindi circa 6 i milioni di euro che rimangono nel circuito della sanità siciliana. 

«Offrire ai siciliani un servizio sanitario efficiente - commenta il presidente della Regione Nello Musumeci - è il chiodo fisso che ci accompagna da cinque anni. La netta riduzione del ricorso alle cure fuori dalla nostra regione è un primo segnale confortante, anche se va preso in considerazione l'impatto del Covid. Stiamo investendo oltre un miliardo di euro, in tutta l'Isola, per realizzare nuove e moderne strutture, adeguare reparti ospedalieri, potenziare i Pronto soccorso, acquistare moderne attrezzature mediche e dare ai nostri concittadini un'assistenza che non ha nulla da invidiare alle altre regioni italiane. Un percorso difficile, certo, ma ormai avviato e che intendiamo portare avanti».
 
«I dati dell'Analisi di Kpmg - spiega l’assessore alla Salute Ruggero Razza - sono molto positivi, senza dubbio i numeri dimostrano che non siamo al livello di quattro anni fa e che dobbiamo proseguire su questa strada senza cullarci sui risultati raggiunti, ma non possiamo ancora dire di essere del tutto soddisfatti. Se i siciliani sono tornati ad avere fiducia nei confronti della Sanità siciliana, il nostro sforzo deve essere doppio: ancora oggi le liste d’attesa sono lunghe e con tempi in qualche caso inaccettabili. La qualità assistenziale, inoltre, deve essere la stessa in tutte le nove province dell'Isola. Continuiamo a lavorare per raggiungere questi obiettivi». 
 
La diminuzione del ricorso ai ricoveri nelle strutture sanitarie fuori Sicilia è ben visibile analizzando i flussi di mobilità verso le altre regioni. I siciliani che sceglievano di curarsi in Lombardia, nel 2019 erano più di 15mila, mentre nel 2021 passano a 9.700, con una spesa regionale che scende da 80 a 50 milioni di euro. In Emilia passiamo da 30 milioni di euro a 25, in Veneto da 22 milioni a 18, nel Lazio da 15 a 13, in Toscana da 13 a 10 e in Piemonte, infine, da 11 a 9. Si tratta, in prevalenza, di ricoveri per situazioni acute (31.845 casi, il 94% del totale), per riabilitazione (1.759, il 5%) o lungodegenza (189, l’1 %).
 
Per quanto riguarda la divisione delle singole province, nel 2021 si rivolgono meno agli ospedali di altre regioni i residenti nelle province di Palermo (il 5%) e di Catania (5%). Seguono Siracusa (6%), Enna (6%), Ragusa (8%), Caltanissetta (8%), Messina (8%). Le province in cui si va di più a farsi curare fuori sono quelle di Agrigento (9%) e Trapani (11%). Inoltre, anche nei singoli territori il trend dei dati rivela una riduzione della spesa per i ricoveri extraregione rispetto al 2019. A Palermo passa dai 37, 7 milioni di euro del 2019 ai 29,2 del 2021; a Catania da 34,9 a 26,2; a Messina da 31, 6 a 24,5; a Trapani da 25,7 a 19,9; a Siracusa da 22,8 a 11,9; a Enna da 6,5 a 4,9; a Caltanissetta da 13,7 a 10,7; ad Agrigento da 22,6 a 18,4. In controtendenza Ragusa, dove il valore delle prestazioni nel 2021 è stato di 11,4 milioni contro i 9,2 del 2019.
 

DOCUMENTI: scarica da questo link il Report completo con tutti i dati su scala regionale e per singola provincia 
Pubblicato in Prima Pagina