8. I cognomi dell’ennese:  Zuccalà, Bucalo, Tringali-Tringale, Minnicino, di Francesco Miranda

Zuccalà

Zuccalà deriva dal greco medioevale e moderno τσουκαλι  (tsoukali) che significa pentola; probabilmente si tratta di un soprannome greco originato dal mestiere di un capostipite che fabbricava o vendeva pentole.

Il cognome Zuccalà ha un grosso nucleo nel reggino e nella Sicilia orientale e uno nel Salento; in Sicilia è diffuso nel catanese (Vizzini, Catania, Mirabella Imbaccari, ecc.), nell’ennese (Pietraperzia, Barrafranca, Valguarnera Caropepe, Piazza Armerina), nel messinese (Messina, Mojo Alcantara), nel ragusano (Chiaramonte Gulfi, Ragusa), nel siracusano (Avola, Siracusa).

Nuclei consistenti  del cognome si trovano in Puglia (Lecce), Lombardia, Calabria, Lazio, Piemonte, ecc.

Tracce storiche e personaggi. Mariano Zuccalà (Militello in Val di Catania 1880?-1935), scultore, fu autore di complesse costruzioni plastiche, Il presepio, Il riposo, La cena. A Militello rimangono di lui diversi capezzali di gesso e le decorazioni delle scale interne di Palazzo Baldanza.

Bucalo

Bucalo proviene dal mestiere di un capostipite, allevatore di animali, pastore: il termine deriva dal greco βουκóλος (boukólos), con ritrazione dell’accento nella prima sillaba, che significa, appunto, pastore.

Questo cognome è diffuso in molte province siciliane, nel messinese (16 comuni, Messina, Barcellona Pozzo di Gotto, Santa Teresa Riva, ecc.), nel palermitano (Casteldaccia, Vicari, Bagheria, ecc.), nell’agrigentino (Menfi, Sciacca, ecc.), nell’ennese (Valguarnera Caropepe), nel catanese, nel trapanese. Piccoli nuclei di questo cognome si trovano anche  in altre regioni italiane, Lazio, Lombardia, Liguria, Piemonte, Emilia-Romagna, ecc.

Tracce storiche e personaggi. Una famiglia Bucalo ebbe sede a Messina, a Castroreale e a Pozzo di Gotto. Nella Mastra Nobile del Mollica è elencato un messer Giovan Pietro Buculo e un Pietro che fu Governatore della Tavola Pecuniaria di Messina nel 1730/31. Un Giovanni Bucculo nel 1536 ottenne l’investitura della baronia orientale di Garufi. Altri esponenti della famiglia ebbero cariche prestigiose a Castroreale e a Pozzo di Gotto(cfr. Il Nobiliario).

7. I cognomi dell’ennese:  Nigrelli, Adorna/Adorno, Diaz, di Francesco Miranda

Nigrelli

Nigrelli ha dei ceppi autonomi in Sicilia e presenze in Lombardia, Lazio, Piemonte, Calabria, Emilia-Romagna.  Nell’isola è diffuso in tutte le province, particolarmente nell’agrigentino (San Biagio Platani, Casteltermini, Comitini, Canicattì, ecc.), nel palermitano (Palermo, San Mauro Castelverde, Petralia Sottana, ecc.), nel catanese (Tremestieri Etneo, San Giovanni La Punta, San Gregorio di Catania, ecc.), nell’ennese (Enna, Nicosia, Leonforte, Piazza Armerina, Nissoria), nel messinese (Santo Stefano di Camastra, Reitano, Messina).  Questo cognome ha molte varianti: Negrelli, Negretto, Negri, Nigro, Negroni, Negrello, Negrini, ecc.

Tutti dovrebbero derivare da  soprannomi dei capostipiti, originati dal termine latino niger (negro, scuro), e suggeriti dalla carnagione scura della famiglia o dal colore scuro dei capelli. E’ ipotizzabile che i capostipiti discendessero dagli schiavi negri convertitisi al cristianesimo.

Tracce storiche e personaggi. A Crotone i Nigro provenivano dagli schiavi utilizzati per la costruzione delle fortificazioni delle città e del castello e i cui lavori iniziarono nel 1541; il censimento parrocchiale del 1658  ne registra qualche decina. Danilo Nigrelli (Grosseto 1960), attore teatrale, cinematografico e televisivo, regista.  Ha interpretato numerosi film: Il mostro di Roberto.Benigni, Hotel Meina di Carlo Lizzani, ecc. e, in TV, Enrico Mattei, Romanzo criminale, la serie del Distretto di Polizia, ecc. Ignazio Nigrelli (Leonforte 1926 – Piazza Armerina 2000), storico, saggista, ambientalista; ha pubblicato numerosi testi sulla Storia di Piazza Armerina, sulla Storia della Sicilia e sulla tutela dei Beni culturali ed ambientali. Carmelo Nigrelli, sindaco del comune di Piazza Armerina dal 2008 al 2013.

6. I cognomi dell’ennese:  Sollami,  Giaquinta,  Buscema/i,  Vassallo di Francesco Miranda

Sollami

Cognome tipicamente siciliano; dovrebbe derivare dalla italianizzazione del nome ebraico SHOLAM, forma graficamente alterata del nome SHALOM. Sollami è diffuso solo in alcune province siciliane: nel nisseno (San Cataldo, Caltanissetta, Gela, Ecc.), nel palermitano (Palermo, Misilmeri, Altofonte), nell’agrigentino (Canicattì, Licata), nell’ennese (Villarosa), nel catanese (Giarre). Piccoli nuclei si trovano anche in Lombardia, Piemonte, Emilia-Romagna, Lazio, Campania, Toscana.

Tracce storiche e personaggi. Secondo una ricerca storico-araldica, Sollami è una famiglia catalana che si trasferì a Cagliari nel secolo XIV; nel 1531 un Pietro Sollami, mercante, acquistò i feudi di Posada e Siniscola, nel territorio di Nuoro, ma morì nel 1360 e i suoi feudi furono incamerati dal fisco.

5. I cognomi dell’ennese:  Zaffora, Glorioso, Brazzaventre, Bannò, di Francesco Miranda

Zaffora

Il cognome Zaffora è una modificazione del termine dialettale siciliano “zzàfora”, che significa “itterizia, giallore”(cfr. Voc. Sic. Piccitto); molto probabilmente deriva dalla cognomizzazione del soprannome di un capostipite affetto da tale malattia. Potrebbe derivare anche, ma ci sembra meno probabile, dal vocabolo siciliano “zzàfuru”, che vuol dire “lode, elogio, detto ironicamente” (Piccitto).  Zaffora potrebbe essere una modificazione del termine “Zaffaro”, che qualche storico fa derivare da “Zaffarano”, toponimo divenuto nel medioevo cognome, nato dal nome di un feudatario, un Zaffàro,  in cui la desinenza “ano” sostituiva il termine vicus (podere): zaffarano = podere di Zaffàro (come ce ne sono tanti, es. Giugliano = podere di Giulio, Pomigliano = podere di Pomiglio, ecc. cfr. Peirce, Le origini preistoriche dell’onomastica italiana)

Zaffora è diffuso in alcuni comuni dell’ennese (Villarosa, Sperlinga, Enna, Calascibetta, Nicosia, Piazza Armerina), del catanese (Acicastello, Catania, Motta Sant’Anastasia, Mascalucia), del palermitano (Gangi, Palermo), del nisseno, del trapanese (Partanna), con piccoli nuclei è presente, inoltre in altre regioni italiane, Toscana, Lazio, Piemonte,  Lombardia, Veneto, ecc.

Tracce storiche e personaggi: Carmelo Zaffora (Gangi, 1959), medico psichiatra, vive e lavora a Catania dove dirige un Modulo Compartimentale di Salute mentale. E’ anche pittore, scrittore e poeta; ha al suo attivo molte mostre personali in Italia e all’estero.

4 – I cognomi dell'ennese: Scillia, Fava, Carmeni, Arangio, di Francesco Miranda

Scillia

Cognome tipico dell’ennese (Enna, Nicosia, Calascibetta), del messinese (Capizzi, Messina, Sant’Agata Militello), con diramazioni nel catanese (Catania, Riposto), nel palermitano (Cefalù, Palermo, Lascari), nel siracusano (Siracusa), nel trapanese (Marsala).  Con piccoli nuclei è presente anche in altre regioni italiane: Lombardia, Lazio, Calabria, Campania, Emilia-Romagna.

L’origine del cognome Scillia è greca: lo storico Erodoto narra le imprese di un tuffatore greco del secolo V a.C. di nome Scillia di Sicione, il quale, al tempo delle guerre persiane, avrebbe tagliato le funi di ormeggio delle navi nemiche per lasciare le navi degli invasori in balia della tempesta. Scillia era anche uno dei tanti nomi  con cui veniva chiamato nell’antica Grecia il dio Dioniso (il Bacco dei Latini). Potrebbe essere possibile un collegamento di Scillia, soprannome del capostipite, con il termine latino scylla = scoglio.

Fava

Il cognome Fava dovrebbe derivare da soprannomi collegati al vocabolo “fava”, attribuiti a capostipiti che coltivavano o vendevano fave, si tratta quindi di  un cognome fitonimico, che deriva cioè dal nome di una pianta. Potrebbero, i soprannomi, essere collegati ad aneddoti relativi alle fave o a toponimi che contengono la radice fava. E’ un cognome diffuso in tutt’Italia maggiormente presente nelle regioni Emilia-Romagna (Bologna, Piacenza, Modena, ecc.), Lombardia (Milano, Mantova, Brescia), Piemonte (Torino, Alessandria), Veneto (Treviso, Venezia, Verona), quindi, Marche, Lazio,ecc. In Sicilia è diffuso particolarmente nel siracusano (Francofonte, Siracusa, Palazzolo Acreide, ecc.), nel messinese (Messina, Villafranca Tirrena, Torrenova, Alì, ecc.), nel palermitano, nel ragusano (Ispica, Comiso, Ragusa, ecc.) nel catanese, nell’ennese (Piazza Armerina).

3. I cognomi dell’ennese: Schepis, Lapis, Primavera, Ferlisi, di Francesco Miranda

Schepis

Cognome tipico della zona dello Stretto (Messina, Reggio Calabria), del catanese, del siracusano: deriva probabilmente da soprannome grecanico originato da un’alterazione dialettale del termine greco antico σκεψις (skèpis = pensiero, riflessione), attribuito a capostipiti inseriti in posizione di governo o partecipanti a incontri culturali. Schepis è diffuso soprattutto nel messinese (Messina, Pace del Mela, Gualtieri Sicaminò, San Piero Patti, ecc.), nel catanese (Scordia, Biancavilla, Aci Bonaccorsi, Santa Maria di Licosia, Castiglione di Sicilia, ecc.), nel siracusano (Francofonte, Siracusa, Lentini, Carlentini), ma anche nel palermitano e nell’ennese (Aidone, Enna). Con piccoli nuclei è presente anche in altre regioni italiane: Lombardia, Piemonte, Calabria (Reggio Calabria), Toscana, Liguria, Lazio, ecc.

Tracce storiche e personaggi: Il Palizzolo Gravina nel suo “Blasone di Sicilia”, stampato in Palermo, 1871/75, riprendendo diversi storici,  Minutoli, Inveges, Mugnos, cita una nobile famiglia Schepis, originaria di Sicilia, che aveva dimora a Palermo. Fra le famiglie borghesi esistenti a Pace del Mela fra il 1800 e il 1900 risulta una famiglia Schepis, fra cui si inserisce Pietro Schepis, sindaco di Pace del Mela dal 26/9/1927.

Lapis

2. I cognomi dell’ennese: Pastorelli, Centonze, Alberghina, Guzzone, di Francesco Miranda

Pastorelli

L’origine di questo cognome potrebbe essere  direttamente collegata al mestiere di pastore tipico dell’economia premoderna fortemente improntata all’agricoltura e alla pastorizia: in questo caso “Pastorelli” deriverebbe da soprannome o nome del mestiere dei capostipiti. Ma potrebbe essere collegata al nome medioevale “Pastore” che allude probabilmente alla figura di Gesù Cristo, il buon pastore per eccellenza; nel linguaggio ecclesiastico, infatti, il termine “pastore” è usato nel senso di prete, guida spirituale: in questo caso esso si sarebbe formato dalla cognomizzazione di nomi personali dei capostipiti

Anfuso

E' un cognome tipicamente siciliano, noto soprattutto nelle province di Catania (24 comuni, Catania, Misterbianco, Motta Sant'Anastasia, ecc.) Messina (14 comuni, Sant'Angelo di Brolo, Piraino, Capo d'Orlando), Enna (Centuripe, Assoro, Gagliano Castelferrato, Catenanuova, Calascibetta, Agira, Troina), Ragusa, Siracusa. E' presente, oltre che in Sicilia, in più di 160 comuni di varie regioni, Lombardia, Piemonte, Toscana, Lazio, Veneto, Emilia Romagna, Liguria, Campania, Calabria, Abruzzo,ecc.

Il cognome Anfuso deriva da una forma dialettale medioevale Anfusus che, a sua volta, corrisponde alla forma di origine gotica Alfonso, nome composto da Athal (nobile) e funs (valoroso). Secondo alcuni è un cognome siciliano, calabrese e pugliese derivato dalla voce calabrese “nfusu”, cioè “bagnato”.

Tracce storiche e personaggi - Filippo Anfuso (Catania 1/1/1901 – Roma 13/12/1963) – politico e diplomatico italiano, ebbe grandi fortune durante il fascismo. Partecipò alla guerra di Spagna e fu fedelissimo di Ciano. Dopo l'8 settembre 1943 aderì alla R.S.I.( Repubblica Sociale Italiana).Nel 1945 fu arrestato in Francia e condannato per l'assassinio dei fratelli Rosselli. Nel 1949 la Corte d'Assise di Perugia lo assolse con formula piena. In Italia aderì al MSI e fu eletto deputato. Morì di infarto a Roma durante i lavori parlamentari.

Napoli

Cognome molto diffuso in Italia, presente in 1037 comuni di tutte le regioni italiane, soprattutto in Sicilia, Campania, Calabria, Lazio, ma anche in Lombardia, Piemonte, Puglia, Liguria, Toscana, Sardegna, ecc. In Sicilia è noto in tutte le province con prevalenza Palermo, Catania, Messina, Agrigento, Trapani, ecc.; nell'ennese si trova nei comuni di Regalbuto, Piazza Armerina, Enna, Leonforte, Valguarnera Caropepe, Pietraperzia, Gagliano Castelferrato, Agira, Calascibetta.

La Rosa

E' un cognome tipicamente siciliano ma conosciuto in tutta l'Italia; è diffuso in 858 comuni di quasi tutte le regioni italiane. Oltre al grosso nucleo siciliano i La rosa sono presenti in Lombardia, Lazio, Calabria, Piemonte, Liguria, Toscana, Emilia Romagna, Veneto, Campania, Puglia, ecc. In Sicilia è presente in tutte le province, in particolare Catania, Messina, Palermo, Siracusa, ecc.; nell'ennese è noto nei comuni di Piazza Armerina, Barrafranca, Enna, Aidone, Nicosia, Catenanuova, Valguarnera, Pietraperzia, Assoro, Centuripe.

Questo cognome deriva dal nome personale latino “Rosa”, il più diffuso fra i nomi floreali, considerato da sempre simbolo di bellezza, regalità, giovinezza, amore. Etimologicamente deriva dal greco ροδον (rhodon), termine riferito, appunto, al fiore della rosa.

Tracce storiche e personaggi - Questa famiglia è ritenuta di origine longobarda o normanna e residente in Brescia nel XII secolo. Godette nobiltà nelle città di Palermo, Messina, Mazara, ecc, dove numerosi suoi esponenti ebbero nei vari secoli cariche e titoli prestigiosi. Gerardo Rosa, illustre cavaliere del casato, venuto al seguito di Federico II imperatore, si stabilì in Sicilia verso la metà del secolo XIII. La famiglia risulta iscritta nell'Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano del 1922. Salvo La Rosa – noto giornalista e conduttore televisivo, presentatore della trasmissione “Insieme” che dal 1994 va in onda su “Antenna Sicilia”.

Pubblichiamo alcuni cognomi “agentis o epanghelmatici”, cioè significanti mestiere:  Calcò, Chisari, Crisafulli.

Calcò

Cognome tipico del messinese, zone di Alcara Li Fusi, San Salvatore di Fitalia, Tortorici; diffuso solo in 22 comuni sparsi fra Sicilia, Piemonte, Lombardia, Toscana. In Sicilia è presente, oltre che nel messinese, anche nelle province di Catania, Enna, Ragusa; nell'ennese è noto nei comuni di Gagliano Castelferrato e Regalbuto.

Questo cognome, epanghelmatico (derivato da mestiere), deriva probabilmente da soprannome legato al mestiere del capostipite ed è basato sul termine grecanico “χαλκός” , (calcos), che vuol dire fabbro.

Tracce storiche e personaggi – Calcò fu una nobile famiglia di Messina che si diramò poi a Nicosia; un Blandano Calcò fu giudice della corte straticoziale di Messina negli anni 1568/69 e 1573/74; un Alfio Calcò è annotato nella mastra nobile del Mollica negli anni 1603/1604; un Bernardo Calcò nel 1783 ebbe l'ufficio di maestro notaio perpetuo della corte capitanale di Nicosia.

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